27 dicembre 2005

It's Xmas time

C’era una volta, tanti tanti anni fa, un paesino di una piccola regione ai confini del mondo in cui viveva una bambina dai lunghi capelli biondo cenere. Ogni anno la bambina aspettava con trepidazione l’inizio della scuola e con esso l’arrivo dell’inverno freddo e buio. Sapeva, infatti, che proprio nel momento più freddo e più buio dell’anno le finestre delle case si sarebbero improvvisamente illuminate di tanti colori, e i lunghi spostamenti in macchina con i genitori si sarebbero trasformati nel “gioco dell’albero”, durante il quale poteva fare a gara con la mamma a chi vedeva il maggior numero di abeti decorati. Uno lo avrebbe fatto anche nella taverna della sua casa, ed ogni anno ci avrebbe appeso il frutto di qualche nuovo lavoretto fatto a scuola o nei pomeriggi passati con la mamma. Il bello era che il 25 dicembre mattina, svegliandosi e correndo giù dal terzo piano, lo avrebbe trovato appollaiato su un cumulo di bellissimi pacchetti colorati, per la maggior parte destinati e lei. Lo chiamavano Natale.

Il Natale era la festa più bella: c’era la cuginona di Milano cui correre incontro attraverso la porta della cucina della nonna, si aprivano i regali, nella sala della casa in piazza c’erano tanti addobbi luccicanti con cui giocare ed il presepe con le statuine di legno e le galline di plastica da spostare. Di solito si andava anche a sciare col papà.

Non c’era lo stress di arrivare da lontano e ripartire subito dopo la festa per andare in ufficio, non si facevano i regali tutti in un pomeriggio perché non c’era il tempo per cercarli con calma, non si assisteva a discussioni che danno il voltastomaco su chi tra i fratelli deve occuparsi della nonna.

La bambina dai lunghi capelli biondo cenere oggi è felice. Ha tante persone a cui volere bene che le vogliono bene, fa tante cose che le danno soddisfazione e continua ad essere curiosa ed entusiasta per tutto quello che le capita. Ma non è più bambina. I suoi capelli sono castano scuro, passa a prendere la cuginona sotto casa per fare il viaggio assieme e se proprio deve giocare, durante i lunghi spostamenti in macchina farebbe meglio a contare i Babbi Natale in arrampicata sulle pareti delle case. Quest’anno, per la prima volta, non ha fatto l’albero ed è arrivata nel paesino ai confini del mondo convinta che i pendagli frutto dei lavoretti a scuola fossero rimasti chiusi negli scatoloni. Invece, entrando nella nuova casa in cui probabilmente non abiterà mai, ha trovato ad aspettarla l’albero di Natale, con le lucine accese e i suoi lavoretti messi bene in vista. È la prima volta che ci pensa suo papà… Così il 25 dicembre pomeriggio ha aperto i regali ridendo ed esclamando “Ooooooh”, ha spostato qualche statuetta del presepe per allinearla maggiormente al suo gusto, ha scherzato con la cuginona e tentato di organizzare qualche giorno sugli sci.
Il tutto aspettando con trepidazione l’arrivo dell’estate, perché ora adora il caldo e il mare.

23 dicembre 2005

Stravolgimenti

Ci sono giornate in cui sembra di non riuscire a combinare proprio niente, giornate che sei sicura non lasceranno mai traccia nel tuo db di ricordi. Poi di colpo qualcosa va diversamente dal solito e si innescano una serie di situazioni a catena che mai avresti immaginato prima. E improvvisamente la giornata in questione si guadagna un ruolo di primo piano tra quelle degne di nota.
Martedì è stato proprio così. E' stato l'inizio di tutto.
L'ennesima giornata di frustrazione lavorativa si è conclusa alle 8.40. Poco prima avevo ricevuto un'abbastanza prevedibile telefonata del pallavolista che mi aveva un tantino rianimata con la prospettiva di uno dei nostri incontri poco impegnativi (un po' del cazzo insomma, in senso abbastanza letterale) e poco dopo un'altra telefonata con cui annullava il nostro incontro (aspettarmi un'ora avrebbe significato troppo nella sua scaletta di impegni quotidiani). Sono uscita dall'ufficio spossata per il mio arrancare continuo su dati e file che non capisco, con il morale sotto le ginocchia, e con un leggero strascico di voglia visto il falso allarme lanciatomi. Potevo andare a casa. Anzi, dovevo andare a casa, a rimettermi un po' in sesto con bagno bollente e sana dormita. Invece ho telefonato agli altri per trovare un po' di conforto sul divano di casa loro. Invece sono passata al solito localino degli aperitivi del martedì, pur essendo "sola". Invece ho bevuto birra e white lady passando la serata a conoscere gente. Invece sono arrivata a casa alle 7.30 di mattina senza aver praticamente dormito. E avendo risolto la questione legata al mio strascico di voglia.
In questo turbinìo di giornate in cui il Natale è solo un luccichìo tra le ciglia offuscate dall'alcol e dal sonno, questa nottata folle l'appendo allo sportello del frigo.

22 dicembre 2005

20 dicembre 2005

Sotto le stelle

A volte, quando rientro a casa di notte, mi ricordo di alzare lo sguardo verso il cielo. A volte vedo le stelle. A volte anche loro vedono me. Ultimamente, tornando a casa di notte, frettolosa e distratta come al solito, mi dev'essere capitato di incrociare la luce di una stella. Nettamente. Perchè io quasi non me ne rendo conto, ma sabato alla mia telefonata senza risposta ha fatto seguito un'altra chiamata, una chiacchierata, una proposta. C'è una PROSPETTIVA. Che parolona...
Nel frattempo le stelle mi hanno parlato molto. Per esempio ho scoperto che devo fare i conti con due carte: il Matto e il Mago. Mi si addicono decisamente. Il Matto folleggia nella mia sfera professionale, indicandomi una via libera, creativa e poco convenzionale (quella che ho intrapreso, direi!), mentre il Mago, più subdolo, si diletta nel mescere intrugli amorosi con cui annaffia parti del mio corpo (per lo più organi interni). Cerco una felicità che non è serenità, ma gioia, quella "di pancia". Solo che ultimamente ho mangiato troppo e ho fatto indigestione. Mi diverto a conquistare gli altri, usando la testa, giocando.
Negli ultimi tempi ho lasciato decisamente molto spazio al Mago, che ci ha preso gusto a tessere trame improbabili e fitte fitte. Ora forse è il caso che cambi un po' la formula della pozione.
E può darsi che dipenda più da me che da lui.

19 dicembre 2005

Bienvenida

Ore 01.20. La ragazza della 969 sale le scale del suo elegante albergo un po' sovrappensiero. Raggiunge la porta della sua stanza e passa la chiave magnetica attraverso la serratura. La porta si socchiude lentamente e dall'interno, con una flebile luce, arriva della musica: la radio è accesa. Per un istante la ragazza immagina che ci sia qualcuno, un uomo, ad attenderla. Ma è solo un istante. Si ricorda di avere dimenticato di spegnere l'interruttore uscendo, qualche ora prima, e sorridendo tra sè e sè pensa "La prossima volta, magari"...

(dedicato ad E.)

15 dicembre 2005

More than words

Ci vedo sullo schermo. Tremolanti, fuori inquadratura. Dettagli di nasi approssimati da cui partono zoom out frettolosi che stringono pezzi di palazzi in un abbraccio traballante, punte di beffroi come nere macchie su un cielo sovraesposto. Camion in autostrada, un film di alberi e verde che scorre da un finestrino. Poi sbucano della bandiere di cui non si distinguono i colori. Sono tante... molte molte di più! E la rete che le protegge è vicina, incredibilmente vicina...
Si può toccare un sogno? Lo si può vedere ad occhi aperti, come tanti usano dire? Lo si può sentire con il corpo, camminano su quell'erba e arrampicandosi su quell'albero, appoggiando i gomiti su quella specie di agglomerato di sassolini marroni che era la tua cassetta della posta?
Ecco, avrei dovuto afferrare con la mano la maniglia della porta d'ingresso, sedermi sul cartello della strada di Rue Fermi dove Clo mi ha detto che si era raccomandata con Anto di "trattarmi bene"... Avrei dovuto sdraiarmi sul campo in cui giocavamo a calcio e lasciarmi cadere sul materassone della pista degli 800 mt, tuffarmi nell'acqua della piscina, sporcarmi i jeans con il grasso delle catene delle biciclette nel parcheggio della scuola. Di più, di più di quello che ho fatto! Invece tante cose le ho solo guardate. Come in tv. Come se non fosse possibile per me averle davvero a portata di mano. Come se si rovinassero, si consumassero. Perchè è incredibile come tutto sia rimasto assolutamente uguale (sì, ok, all'epoca non c'erano parabole in ogni giardino)... Dev'essere come con quelle carrozze antiche che gli speleologi hanno trovato in un tunnel sotterraneo a Trieste: perfette. Il tempo di scattare una foto e in pochi istanti erano solo un cumulo di polvere, sgretolate dall'umidità che un soffio di aria nuova ha reso fatale.
Ecco, io ho fatto le foto. Di più, Clo ha fatto il filmino. Un filmino storto, scoordinato, assolutamente caotico, in cui si vede poco magari, ma abbastanza per aprire nel cuore uno squarcio profondo e nitido di ricordi. In quel filmino c'è tutta la frenesìa di un momento atteso per lunghi anni (forse... 13?!). E tra qualche frase esistenzialista, buttata qua e là per "copione", le risate di chi c'era si accavallano a quelle di chi osserva, e magari c'era pure, tanti anni prima. Generazioni di ex-Shapiani che si riuniscono tutti sotto un capannone di nostalgia vera, quella che annoda la gola in un groppone che ti porti dietro per giorni. Dentro per anni.

Potrei raccontarla l'emozione all'idea di tornare lì proprio con Clo, così come l'autentico terrore che ho provato quando l'Architettona, nostro sponsor all'ingresso, ha dichiarato entusiasta che si era presa un giorno libero per stare con noi. Potrei raccontarla quella cura con cui ho caricato e ricaricato la macchina fotografica la sera prima e tutta la notte e la mattina prima di uscire di casa, e che mentre mi facevo i codini lo specchio mi restituiva la me che a 10 anni si tirava la coda sulla nuca. E pure quella strana, splendida sensazione di guidare io lungo l'autostrada belga, per la prima volta diretta proprio lì. Potrei raccontare che sembrava una delle nostre vacanze di questi ultimi anni, con lo stereo appalla, le mille idee sul da farsi, l'entusiasmo e la voglia di arrivare subito. E che invece è stato come un ritorno a casa, con un'emozione diversa da quella che avevamo immaginato.
Potrei raccontare un mucchio di cose profonde e, ovviamente, divertentissime... Clo che mi ha trovata nel negozio avvinghiata al commesso giovane e carino (stava provando per me una maglietta... ;-), "the smallest you have plz!" detto ad un uomo per la prima ed ultima volta nella nostra vita (era riferito ad un caffè), l'Architettona che si lascia uscire un "ragazze, ma voi siete davvero aggressive, gli uomini li fate scappare!" e poi ci fa le foto come sul set del calendario Pirelli, la lunga lista di probabili nomi incisi sull'albero dietro casa, l'incredibile pasto ordinato al Bowling (tutto quello che mangiavamo di solito, in una settimana però), la scenetta con il bimbo italiano di ritorno da scuola che suona il campanello e la mamma che aprendo esclama "ma tu come hai fatto a trovarmi?", il déjà-vu di Dio nell'osservarci dall'alto, e molto molto altro...
Invece chiuderò con una vera chicca (ma forse dovrei dire cacca...). Dopo un pomeriggio di totale revival emotivo, con lacrima latente ma tutto sommato mai veramente sfuggita al controllo, stavamo percorrendo a ritroso la strada tra casa e scuola. Qualche foto d'obbligo con la rete da calcio ed ecco sbucare, dietro un gruppetto di betulle, un quadretto sinceramente e profondamente commovente per noi due: dei ragazzi spagnoli che giocavano a calcio. Premettendo che di Spagnoli ai nostri tempi c'era penuria (adesso invece apprezziamo molto) e che l'età media di questi poteva tranquillamente aggirarsi attorno ai 14 anni, io e Cla ci siamo avvicinate come due faìne indugiando dietro la porta. Accidentalmente (...) un tiro ha scavalcato la traversa e la palla è arrivata nella nostra direzione. Con un destro preciso Clo l'ha restituita al mittente. La scena si è ripetuta altre volte ed è stato con estrema riluttanza che noi, adolescenti ormai sul viale del tramonto (sulla soglia dei 30 anni...) ci siamo decise a riprendere la nostra comune via crucis fino alla macchina. Poche parole mentre ci staccavamo da un ennesimo episodio già vissuto sono uscite strascicate dalla bocca di Clo: "Ecco, adesso mi sto DAVVERO emozionando"...
Ed è in quel preciso momento che... SCIACK! Una santa cacca di cane ci ha riportate alla realtà.

E anche i Sepolcri li abbiamo fatti :-)

09 dicembre 2005

Belgio

Passato e presente si confondono in un turbinìo di sensazioni... Lontananza, frustrazione al desiderio impossibile di ricominciare tutto, invidia per chi vedi, al di là di un immaginario e spessissimo vetro, compiere i gesti che una volta rappresentavano la tua quotidianità.
Una volta... persa nel tempo ma costantemente rievocata in tutto quello cha fai, dici, pensi, sei oggi.
E' come essere al cinema e vedere il tuo film, immergere la testa in acqua ed aprire gli occhi trattenendo il fiato. E' come correre a rotta di collo finchè la sete d'ossigeno ferma le tue gambe e quasi soffocato prendi la prima boccata d'aria.

Sto respirando!

05 dicembre 2005

Caos primordiale

ovvero BUONGIORNO MONDO, E' LUNEDI'!

Infilo la mano in borsa e inizio a rovistare per trovare... la calcolatrice. No, il lucidalabbra. Era il cellulare, ecco! E trovo il bigliettino del guadaroba...

Inizio pure a ritrovare me.

Pensieri si accavallano.
- Ieri sera Santini mi ha detto "non voglio perderti" (stika zi!).
- Parlare con J è proprio piacevole.
- Il Gabry mi ha urlato "tissèi imbellitha lossài?", però poi si slinguava Ba! Del resto lo diceva anche l'invito... La festa di Hdemia: il rito si rinnova.
- Ho bevuto solo un long island!
- Ogni volta che mi giravo Senzatetta si materializzava sotto il mio naso.
- Niente Xmasf!
- Gaz è single?!? Chi lo ferma mò il suo piano di Cooperazione Internazionale?!
- Mi sono mancate Tettena e l'Omonima e ho provato persino "piacere" quando Bambino Triste mi ha salutata... Dev'essere la vecchiaia che mi intenerisce.
- Ho detto al Mauri che sto aspettando il momento giusto per invitare di nuovo Bettyboop a Milano e... di conseguenza che quando ha voglia di tr§*ç° può pure pensare a me!

A questi aggiungerei che stamattina ho parcheggiato su un cumulo di neve e che nonostante io sia andata a dormire alle 3.40 sono incredibilmente in forma! Mi piace di nuovo stare in ufficio, persino...

04 dicembre 2005

The Bug

E' normale che io non provi assolutamente niente incrociando il mio ex all'ingresso di un hotel? E' normale che io saluti con estrema cordialità e non-chalance il marito di sua madre e tenda la mano alla sua futura moglie senza provare il minimo turbamento? E' normale che di fronte a questa ulteriore grottesca circostanza che me li ha messi tutti di fronte, tutti assieme, ancor prima che la serata inziasse, io non mi sia dovuta minimamente sforzare di sembrare gentile e tranquilla e amichevole... perchè lo ero VERAMENTE?
No, non può essere normale. Ci dev'essere un'anomalia, un baco, un pezzo del meccanismo che ad un certo punto si è rotto vanificando la normale sequenza causa-effetto.

Io non l'ho amato sul serio.

Eppure ci sono stata tanto male... Però era un malessere interno, intimo, personale. Era qualcosa di più "mio" che "nostro". Probabilmente era la delusione. L'insopportabile delusione che io stessa mi sono data passando tutto quel tempo assieme a lui. Un anno e mezzo! Quante cazzo di cose ho fatto nell'ultimo anno e mezzo! E quanto male ho vissuto in QUELL'anno e mezzo!
Forse è il fatto che lei è proprio bruttina. Anzi non è bruttina, è vecchia. E' vecchia dentro, ed è vecchia fuori. E' vecchia tutt'intorno. Talmente vecchia che mi sono guardata bene dal chiedere notizie della madre, che non si sa mai che questa fosse la nuova compagna del padre... Era il golfino rosa, con la t-shirt bianca sotto, su quei pantaloni scozzesi marroni e rosa. Era il colore dei capelli, il taglio, la pettinatura. Gli orecchini e il trucco (con queste premesse le scarpe non le ho volute proprio guardare). Era soprattutto lo sguardo, l'espressione. E quella freddezza tra di loro, così adulta, dal sapore scontato di confidenza che inizia a puzzare di muffa.
Anche lui è vecchio fuori. Dentro è disorientato, insipido, inconcludente.

E io non ho provato NIENTE. Nessun leggero fastidio. Niente sottile masochismo voyeristico, niente istinto di rivalsa nè mal celato incontenibile rancore. Niente di niente. Come se fosse un'altra vita.
C'è stato solo un'impercettibile gustosissima sensazione di onnipotenza nel cogliere un suo sguardo curioso e allo stesso tempo vagamente nostalgico. Una soddisfazione da aguzzina fredda e spietata, metodica come un killer professionista. Che non mi ha sfiorato, invece, quando ho realizzato che mi sarei seduta accanto alla ragazza del pdm. Anzi, mi ha fatto sorridere ripensando a quella volta di 3 anni fa in cui rispondevo, complice, al suo sguardo incredulo mentre realizzava piano piano che stavo chiecchierando con la sua ragazza e la sua ultima scopata. Io, che ero la sua amante da mesi, l'unica a sapere, al centro di quell'intrico sentimentale.

L'indifferenza è la peggiore delle bestie. Arriva strisciando subdolamente lungo qualche ombra, quando meno te l'aspetti. Ma se te ne accorgi ti svela tante cose.
Io non l'ho amato. Eppure ne sono stata convinta... Un'altra questione da risolvere.

02 dicembre 2005

New entry

Mi sto appassionando alla fotografia!
Fortuna (o maledizione?) vuole che la mia collega fotografa per hobby abbia deciso di condividere con me i suoi seminari in Fnac. Qesto è il risultato della mattinata lavorativa, iniziata verso le 11.30 proprio perchè io e lei, complice il capo fuori sede, ci siamo messe a parlare della nostra comune passione. Si sarà resa conto che io pensavo più all'autore che alle sue opere?
Verso le 11.25, prima che io mi chiudessi in un silenzio carico di pensieri (e di postumi della serata di giovedì) si è fermata un istante, mi ha fissato ed ha esclamato: "Certo che ti piace proprio la pubblicità, vero? Si vede da come ne parli...". E in questo caso, in effetti, non si trattava più solo di passione verso qualche autore...
Ieri sera sono stata a vedere The Rocky Horror Picture Show. Sono uscita da teatro in piena esaltazione Transexual Transylvania. Di andare a dormire subito proprio non se ne poteva parlare, anche perchè la Jenetta mi aveva stuzzicato proponendomi un'allegra festicciola al Fitzcarraldo. Che è stata decisamente allegra! E tuttttta impregnata di Comunicazione. Quanto mi sono sentita bene?!

30 novembre 2005

Ciclone si abbatte su fotografo: nessun ferito

Ho eliminato il file danneggiato e aperto una cartella nuova nuova.
Il tutto è successo ieri sera quando, tutt'altro che scoraggiata dall'incredibile serie di sfighe che hanno segnato la mia giornata, mi sono recata al solito aperitivo, in compagnia di Alz e Sera, Ba e un collega di Alz niente male. L'atmosfera era davvero piacevole, soprattutto considerando che è da tempo che cerco l'occasione per conoscere meglio Sera e farmi conoscere meglio da lei.
La cosa è delicata perchè, inevitabilmente, guadagnarmi la sua stima ha un triplice valore: è la ragazza di Alz e quindi ci tengo, è una persona che mi piace tantissimo e quindi penso che ne valga la pena, è una grande amica di Matteo e per mezzo di lei cerco una sorta di "riscatto". Quest'ultima questione è la più difficile da gestire, perchè mi sto sforzando tantissimo per non contaminare un potenziale rapporto di amicizia con gli strascichi di un rapporto che non è mai diventato rapporto, pur riuscendo ad essere, per me, problematico. Eppure non posso negare (e soprattutto non senza provare un filo di imbarazzo) che nel mio essere "splendida" di ieri sera molto era rivolto ad essere splendida agli occhi di Sera. E di riflesso a quelli di Matteo. A nulla serve essere perfettamente consapevole che questo è inutile, che tra loro non parlano di me. Il meccanismo scatta lo stesso, come un implacabile automatismo.
Forse è anche per esorcizzare la sistematicità di questo meccanismo che ieri ero così decisa e sicura nel portare a termine il mio piano. Suicida... E il commento di Sera dopo qualche breve ma significativo scambio di opinioni sul nostro comune modo di vivere la vita, e il rapporto con l'altro sesso, mi ha dato la carica di cui avevo bisogno. "Tu sei pericolosa -ha detto. Lo vedi quanti zombie ci sono in giro? Una persona così viva è un pericolo per chiunque la incontri". Ed è stato uno splendido complimento.
Verso le 22.30 invio il mio sms (Tra mezz'ora passo dalle tue parti. E avrei voglia di vederti.). Neanche 2 minuti e arriva la risposta (Quando sei qui sali.). Non dico niente agli altri, solo Ba sa cosa sto per fare e mi fa promettere che sarà la prima che chiamerò l'indomani per gli aggiornamenti del caso. Accompagno tutti a casa (dall'altra parte della città) e poi guido, ansiosa, verso la mia destinazione, così sofferta, così critica.
L'apriporta non funziona e deve scendere ad aprirmi. Mi piace proprio... Saliamo e mi muovo insolitamente sicura in quella stanza, dove altre volte mi sono sentita così fuori luogo. Un abbraccio stretto, persino affettuoso, un bacio scherzoso e tenero. E' lui, è così. Ora più che mai lo riconosco. Ora che ho deciso di dirgli che non ho proprio capito come prenderlo, che con lui non so come comportarmi, che è una delle poche persone capace di farmi arenare, io che mi muovo tra le persone come una rompighiaccio, talmente forte della mia capacità di entrare in sintonia con gli altri da rimanere totalmente incapace di qualsiasi reazione di fronte lui. Ora lo so che è sincero quando mi chiede perchè non mi faccio mai sentire, quando mi dice che se non resiste è solo perchè gli piaccio troppo, quando esclama spontaneo che l'Acquario è troppo affascinante e... mi offre di restare a dormire da lui... E' così, niente di più. Ma anche niente di meno.
2 sono le condizioni che gli ho posto: non parlare di zodiaco e... scoparmi come si deve, stavolta. Non ne ha rispettata nessuna. Pazienza, l'indulgenza è la prima dote da spendere con lui e ora che lo so mi sembra che mi riesca persino questo. Il suo incedere nella vita è sicuro e pacato, e mettere in pausa il ciclone su cui io cerco costantemente di mantenere l'equilibrio può anche rivelarsi un utile diversivo.
Il ciclone sono riuscita a tenerlo a bada fino a stamattina. Poi, affacciandomi sul balconcino di Via P. che mi piace tanto, ho scoperto che avevo parcheggiato sul marciapiede... dove oggi c'era il mercato! Cellulare scarico per chiamare un taxi e pochi contanti per pagarlo. Così Matteo mi ha dato un po' di spiccioli e mi ha fatto telefonare. L'ho salutato sorridendo sulla porta, immersa nel suo abbraccio morbido e caldo, con la mente già intenta ad organizzare il piano d'emergenza per uscire nel miglior modo possibile dall'ennesima grottesca combinazione di circostanze. "Devo restituirti i soldi... Ho una scusa per rifarmi viva prima del solito...".
Sono scesa stranamente carina nonostante il sonno non proprio tranquillo, i vestiti del giorno prima e il trucco... pure. Non ce l'ho fatta ad aspettare il taxi al mio posto... sono andata a vedere che ne era stato della Belgiomobile. L'ho trovata sperduta tra una bancarella e l'altra, messa di traverso sulla strada con le ruote posteriori ancora sul marciapiede. Ero mortificata... Eppure i banconisti hanno sorriso alle mie scuse e si sono subito dati da fare per aiutarmi ad uscire dall'ingorgo di ombrelloni, spostando i loro furgoni e intasando il passaggio della gente. Il mio stato un tantino "sconvolto" deve pure avermi aiutata a guadagnare la loro simpatia, perchè alle domande sulla targa straniera è subito seguita l'allusione "hai il ragazzo che vive da queste parti e non sapevi del mercato, eh?". Questo ha ovviamente creato un'immediata sintonia fra di noi... e la multa sul parabrezza mi è sembrata poca cosa. Soprattutto perchè questa brava gente mi stava evitando la rimozione col carro attrezzi!
Così, non senza fatica, sono riuscita a svicolare dal luogo del misfatto, con l'intenzione di affiancare il taxi in attesa sotto casa di Matteo, spiegare la situazione e pagare comunque la corsa. Ma al semaforo rosso mi sono trovata faccia a faccia con un minaccioso carro attrezzi e... l'instinto di fuga è stato più forte! Avvisando Matteo dell'evoluzione della situazione ho saputo che si era beccato pure l'incazzatura del tassista, e l'inserimento immediato nella lista nera... quella a cui non rispondono nemmeno. Insomma, nonostante tutti i miei sforzi il suo emisfero non è uscito indenne dal passaggio del ciclone! Alla fine, dunque, qualcosa in cambio gliela dovevo (anche se in realtà...); per esempio una telefonata al Customer Care di Blutaxi per spiegare la situazione. Non potevo non riversare su qualcuno, a mia volta, l'incredibile gentilezza di cui ero stata oggetto al mercato... Ero disposta ad andare di persona a pagare la corsa andata a vuoto, ma di fronte alla mia insolita telefonata il responsabile non è riuscito a nascondere la sua sorpresa e poco dopo mi ha confermato che il tassista "mi aveva perdonata", e che non ci sarebbero state conseguenze per la persona da cui era partita la chiamata "che utilizza così di frequente il vostro servizio per motivi di lavoro", come mi sono premurata di ripetere un po' troppe volte per non destare sospetti...

Sono un po' di ore che mi sento serena, leggera, felice. Elargisco sorrisi in ogni direzione. Per poco, solo per questa giornata così particolare legata a lui, di cui conserverò, finalmente, un ricordo allegro e pieno di spicciola tenerezza.

29 novembre 2005

Are you sure you want to overwrite this file?

Per onor di cronaca devo illustrare come si è sviluppata la mia giornata.
Ore 9.40: ingresso in azienda (e conferma che la sessione di messa in piega della mattina è stata completamente vanificata dalla compilazione del Cid sotto la neve)
Ore 9.50: inizio risoluzione casino combinato ieri con i dati
Ore 10.30: inizio risoluzione nuovo casino dati affidatomi dal capo (che evidentemente ha tantissimo da fare altrimenti non si spiega come possa delegare proprio a me certe mansioni)
Ore 11.30: caccia al tesoro telefonica con la zia per farmi dettare pin e puk
Ore 11.50: telefonata in bagno con Clo
Ore 12.00: telefonata in saletta ristoro con Matteo (probabilmente ispirata dall'attività precedente) in cui abbiamo piacevolmente chiacchierato e riso x le mie disavventure della mattina, nonchè ipotizzato un incontro la prossima volta che capito sotto casa sua (ovviamente stasera)
Ore 12.15: Cazzo, sta ancora nevicando! Presa di coscienza che probabilmente dovrò spalare neve tutta la notte per trovare la macchina
Ore 12.20: estenuante riunione col capo per la risoluzione del secondo casino (durante la quale il mio pensiero ricorrente è stato "Ecco, lo vedi? Non le sai proprio fare queste cose!")
Ore 13.10: Insostenibile pranzo da sola col capo (perchè gli altri erano scesi mezz'ora prima), che significa 13 bocconi al secondo, deglutizione lampo e prenotazione di un blocco intestinale
Ore 13.25: Primo passaggio del mio nuovo badge da "visitatore" (prima compilavo il foglietto di ingresso tutte le mattine) per andare a spostare la macchina su un terreno quantomeno asfaltato
Ore 13.26: Dietrofront perchè per fortuna è iniziato a piovere

E dalla pausa caffè direi che la giornata si è normalizzata. Aaahhh, dolce ozio d'ufficio!

Oh oh... Il capo mi chiama di là per "verificare che dati ho utilizzato" in quel certo file FY06_Q3_P8_progr_sf8 ecc ecc... Forse la giornata sfiga non è ancora finita...

PS: che il file da sovrascrivere sia quello di Matteo?

Delete? YES!

In questo splendido mattino ero un po' in dubbio sull'andare al lavoro in macchina o meno. Ovviamente ho preso la decisione sbagliata e mi sono infilata nel solito traffico, in compagnia del mio ritardo congenito. Infatti dopo neanche 10 minuti è iniziato a nevicare. E vabbè -ho detto io- che vuoi che sia, è già successo la scorsa settimana.
Se non chè, tutto sto bianco surreale ha istillato nella mia mente malata un'idea persino più malata: uno splendido sms per Matteo. Così la mia mano incosciente si è mossa per prendere il cellulare ed eseguire... Come ha fatto per premere il tasto dei messaggini il cellulare si è spento inspiegabilmente! Segno divino?
Incurante del presagio che si stava innegabilmente versando su di me, ho insisto nel mio folle proposito, inserendo automaticamente il pin per riaccenderlo. Mi è sembrato di averlo già fatto... e infatti sullo schermo è comparsa la richiesta del puk. Cacchio, sono proprio stordita a non essermi ricordata che sabato ho sostituito la sim! E ad aver lasciato la schedina a casa! Ottimo, quindi. Cellulare bloccato e niente sms a Matteo. Peggio di così non può andare -ho pensato io.
Un po' più angosciata del dovuto mi sono riconcentrata sulla strada farcita di macchine in lenta processione. Freno folle frizione prima acceleratore frizione seconda acceleratore freno. Folle. Frizione prima. Freno. Freno... Freno! Freeenooooo!!! SBAM!
Non so ancora se non ho trovato il freno o se semplicemente il freno non ha frenato, perchè magari ero in folle. Fatto sta che dopo nove anni suonati di patente, e migliaia di km macinati con almeno un paio di macchine, ho tamponato qualcuno.
Ed è il bilancio delle 9 di mattina!

28 novembre 2005

A regime (@WorK n.3)

A parte qualche ormai affettuoso fantasma in visita dal recente passato, qualche fiocchetto di neve malizioso che viene a ricordarmi che è ora di pensare ai regali, e le sensazioni del week-end con cui ormai ho imparato a fare i conti, la mia incasinatissima esistenza procede senza grossi scossoni.
Un'altra settimana è quasi al giro di boa (pensavate che scherzassi...) e al mio 26° giorno di lavoro posso già vantare al mio attivo una riunione in pompa magna con la forza vendita del nord. Il mio ruolo in tutto questo (a parte, ovviamente, sfoggiare le mie lucentissime scarpe nuove di zecca)? Abbuffarmi di pesce al ristorante assieme all'altro stagista, chè quando ci ricapita di mangiare a sbafo?!
La giornata, dunque, è stata particolarmente educativa. Peccato che ha anche riservato un brivido finale... Quello scivolato lungo la mia spina dorsale quando, uscendo dall'ufficio dopo 3 ore di riunione, ho intravisto una mail in arrivo dall'Inghilterra con la richiesta di una serie di spiegazioni riguardanti alcuni dati... I dati del primo aggiornamento del lunedì che ho fatto da sola! "Devo averne combinata un'altra..." è stato il mio primo pensiero, ma tempo di arrivare ai tre puntini mi ero già fiondata in ascensore.
E poi fuori, all'aria aperta, con la piacevole sensazione del freddo della sera sulla faccia. Un sms che arriva da un uomo "in sospeso", un altro inviato ad un uomo "latitante". Pochi sereni pensieri da fine giornata.
E tutto scorre (che in Friulano suona pure meglio).

27 novembre 2005

Riflessioni pre-natalizie

Anche oggi mi sono svegliata con gli occhi gonfi ed arrossati, e le palpebre incollate. Segno che ieri notte mi sono addormentata piangendo.
Ho visto Tre Metri sopra il Cielo. Filmetto, certo. Adolescenziale pure. Appunto... (e poi l'ho già detto che è la mia storia con Simone, quindi niente commenti, per favore).
Ero sdraiata nel letto al buio, con il pc che mi riscaldava le gambe. Guardavo lo schermo e cercavo di tornare indietro con la mente alle volte in cui io ho provato cose simili. A parte Simone. Con Panos (avevo 12 anni), con Claudio all'inizio (22), col Lele i primi 15 giorni forse (25), col Xmas 1 settimana (27). Beh dai... tutto sommato pensavo peggio.
Il problema dunque non è che non si vivono più queste cose. Il vero problema, oltre al fatto che dopo una certa età è molto più difficile trovare qualcuno tanto incosciente da lasciare il fianco esposto a emozioni così forti, è che non ce le ricordiamo. Quello che abbiamo vissuto a 14-15-16 anni (faccio finta di non essere già stata fidanzata con Anto) lasciava lunghi, intensi strascichi nella nostra vita da adolescenti, che si espandevano, si amplificavano pervadendo ogni minuto di veglia, ogni inconsapevole pensiero notturno, ogni attività. Potevamo permettercelo...
Oggi invece dobbiamo essere attenti, concentrati, razionali sempre, per poterci garantire qualche svago nei ritagli di tempo. Dobbiamo FARE, in continuazione. Non c'è tempo per "sentire". Dobbiamo concretizzare, ridurre i tempi, ottimizzare la resa. Anche nei rapporti umani. Perchè quando vivi in una città in cui non è certo facile conoscere gente, e quando esci fai i salti mortali per incontrare i tuoi amici (e rispettare il proposito di vederli tutti almeno una volta ogni 15 giorni), non c'è tempo da perdere. La volta che concedi un po' del tuo prezioso tempo a qualcuno, questi se la deve meritare per forza, perchè accettare l'idea di aver sprecato una delle tue "rare" quindi preziose occasioni è troppo pesante.
Quante persone hanno incrociato il mio cammino e si sono fermate? Riformulo la domanda: con quante persone che ho incrociato ho pensato di fermarmi? Ultimamente nessuna. E non voglio riflettere, ora, sul perchè. Sono ancora in fase di analisi quantitativa e considero solo numeri, fatti statistici.
Ieri pomeriggio sono andata in centro: atmosfera prenatalizia con tanto di nevicata in corso. Dovevo prendere un regalo e mi sono fatta prendere la mano finendo, come al solito, per fare shopping. Al buio delle 7 di sera, carica di sacchetti, mi sono avviata verso la fermata dell'autobus. Camminavo seguendo i riflessi che le luci della strada lasciavano sul pavé bagnato e... ho realizzato: sono sola.
Nessuno che mi abbia augurato buona passeggiata mentre uscivo di casa, nessuno ad aspettarmi col thè caldo, nessuno a chiamarmi per sapere che stavo facendo. Perchè con gli amici sei tu a darti, sei tu a voler condividere, a telefonare per raccontare, ad aggiornare su fatti e misfatti della settimana. Chi telefona per chiedere, chi ti precede per sapere, è qualcuno di "più". E io non ho nessuno.
Camminavo seguendo i riflessi che le luci della strada lasciavano sul pavé bagnato. Il solito passo veloce e sicuro di chi ha una destinazione, di chi sa cosa deve fare e non si ferma mai. Facevo il giochino dispettoso di puntare gli occhi dritti dritti negli occhi di chi arriva in senso opposto. Il divertimento sta nel fatto che la gente non se l'aspetta e resta spiazzata dalla sottile arroganza di cui ti servi per agganciare il suo sguardo.
Camminavo seguendo i riflessi che le luci della strada lasciavano sul pavé bagnato. Veloce e sicura verso la mia mèta. Incrociavo gli sguardi della gente e la domanda era sempre la stessa:

Sei tu?

25 novembre 2005

Ghost hunting

Possibile che ogni angolo di questa città mi evochi la memoria di qualcuno di sesso maschile archiviato con le letterine E-X?!
L'ennesima riprova ieri sera quando, entrando in metro, ho alzato lo sguardo su una campagna pubblicitaria che, ahimè, conosco bene... E stamattina ho detto Tiè, ti frego! Oggi vado in macchina! Peccato che l'abbia pensato mezza Milano, in vista dello sciopero. Sul quale, tra l'altro, ha iniziato pure a nevicare...
Almeno stasera scatta il Rocket... infestato di fantasmi pure quello! Aiutoooo!

24 novembre 2005

@WorK n.2

Ma lo dico sottovoce che non si sa mai che me la tiri dietro da sola...
Ho davanti una prospettiva splendida: forse riesco a uscire alle 6! E per farlo devo pure cazzeggiare un'ora!!! Infatti qui sono tutti impegnatissimi per una riunione in programma lunedì, così nessuno mi si fila e io sto fiaccamente rivedendo alcune cosette degli ultimi giorni.
Essere assolutamente inutile in un'azienda ha i suoi vantaggi... It's fucking good!

Io marcio coi pinguini

Ieri sono stata al cinema e a circa metà film ho iniziato a piangere. "Ma chissà che film incredibile hai visto!", direte voi. Ebbene sì, ho visto un film bellissimo. Sui pinguini! La cosa carina è che comperando i biglietti la cassiera ci ha avvisate che in sala avrebbe fatto un po' freddo...

A me le cose sugli animali hanno sempre fatto piangere. Con Nemo inizio ancor prima della sua ricerca e perfino in The Ice Age mi bastano i graffiti della grotta... Quando ero piccola con la luce già spenta mi alzavo in piedi sul letto per prendere dalla mensola uno dei miei pelouches e concedergli di dormire con me, al caldo delle lenzuola. Ma il pensiero di averne preferito uno solo e aver lasciato tutti gli altri al freddo mi faceva stare così male che spesso è capitato che cedessi loro tutto il letto e mi accontentassi del tappeto.
Poi c'è il mitico Coniglietto Nero (nome parecchio originale rispetto ai miei standard Orso, Orsone, Orsona, Orsetto, Orsettino, Micio, Micione, Miciona, Micetto...), che è entrato a far parte della mia grande famiglia perchè all'asilo nido 2 bambini idioti lo usavano al posto del pallone da calcio. Io prima l'ho difeso e poi, quando ho visto che questi non smettevano... l'ho rapito! Ora dovrebbe essere tra le mani di qualche bambino di Chernobil, dove l'ho mandato assieme a Micione alla chiusura dell'ultimo flea-market fatto in Belgio (gli anni del Belgio sono stati quelli dell'impegno sociale).
Avrei mille storie da raccontare sui miei pelouches... Come altre mille ne avrei su Jessy (mille ne avevo anche su Anto, vero Leetah?). A queste, ora, aggiungerò una storia di pinguini. Una storia che parla d'amore, di fedeltà, di sacrificio, di addi e di incontri, di paure, di pericolo, di legami, di tenerezza e di sensualità, di delicatezza, di istinto, di attesa, di speranza... di vita. La vita grandiosa, crudele, struggente, immensa e sorprendente della natura, dell'oceano, delle stelle.

Questa storia parla di tutto quello che desidero io.

23 novembre 2005

Confessionale

C'è come una leggera sfumatura di sadismo nel mio entrare in mensa, da quando passo i miei giorni in questa azienda. Una leggera sfumatura che si concretizza appena scorgo Senzatetta e faccio rapidamente lo scanning del mio stato per verificare di essere perfetta (secondo i miei canoni): sguardo alto, petto in fuori (se ce ne fosse bisogno), tacco prorompente che dimostra carattere e sicurezza, abbigliamento sempre curato e sorriso smagliante sulle labbra.
L'operazione in realtà inizia ancor prima di varcare la soglia della sede, quando con una rapida occhiata scorro le macchine parcheggiate fuori per individuare la sua. Ieri sera mi sono accorta che, appena esco, controllo se c'è ancora. E poi, senza proprio andare a comporre frasi di senso compiuto, ci sono alcune "idee" che fanno a botte nella mia testa: finito già uscita andata Paolo telefonato cena assieme. Le stronco prima che diventino un pensiero vero. Così magari me ne libero subito.
Ieri sera me la sono trovata all'aperitivo. Ero con Alz che l'ha monitorata per un po' confermandomi che anche lei mi ha vista. Anzi, "si è sporta in avanti per verificare se ero effettivamente io con un'espressione tra l'incredulo e lo scazzato" e poi è tornata al suo posto. Ovviamente senza salutare.
Avrei voluto fare meglio. Avrei voluto trovare qualcosa di assolutamente insospettabile da dirle. Invece quando me ne sono andata ho salutato un po' tutto il gruppo, in generale, e le ho permesso di evitarmi.
Ma lei che ci faceva lì?! Non è mai stata granchè in confidenza con gli altri e persino Santuzzo, oggi in Hdemia, non ce l'aveva per niente presente... Un'anonima qualsiasi che ha trovato posto tra le mie cose, che turba quotidianamente il mio placido cammino. Come un minuscolo sassolino che cade in uno stagno e produce un mutamento impercettibile. Solo che poi da lì parte qualche onda concentrica e così l'effetto si espande...
E mi fa pensare troppo. Inutilmente.

Sogno di un mattino di mezzo autunno

Da ben due giorni Milano è toccata da un timido sole. E' un EVENTO. Così stamattina proprio non ce l'ho fatta a prendere la macchina e ho deciso di usare i mezzi. Mi ha spinta l'aria fredda contro cui si è scontrato il mio naso nel breve tragitto che separa l'ingresso del palazzo dalla Belgiomobile (e pure il fatto che ero davvero in ritardo per imbucarmi in circonvalla...) (e aggiungerei che questi stivali di camoscino beige riesumati da poco meritavano una passerella...). Insomma, camminare all'aria aperta quando fa così freddo ti dà l'impressione che converga in te tutta l'energia che gli abitanti riversano nella città attorno; ti senti più determinato, più forte, più... felice?
Con questa scusa ho pure telefonato a un pò di persone (cioè ho rotto i coglioni di prima mattina). Bettyboop, che non sento da un po', mi ha risposto dall'oltretomba del suo giaciglio montano che non aveva ancora nemmeno aperto gli scuri. Clo invece mi ha urlato a 230 parole al secondo (è il mito di AM-FM che ritorna!) che era in ritardo e non poteva parlare. Forse devo ancora sintonizzarmi sui ritmi giusti.
Nel frattempo sono scesa in metro, e faceva quasi impressione quanto fosse vuota rispetto al solito. Ho fatto mente locale su eventuali scioperi, o strane feste ambrogiane di cui magari non ho ancora sentito parlare. Ma tanto, conoscendo i miei precedenti in quanto a sfiga, scoprire cose del genere sarebbe servito a poco. Così ho tirato fuori dal sacchetto delle scarpe da portare dal calzolaio (per rifare i tacchi, ovviamente) il libricino che sto leggendo e che non sta andando tanto giù. E infatti non ho letto... Ma mi sono guardata attorno. La gente, le espressioni, i vestiti, gli odori (per fortuna pochi...), le letture, le chiacchiere, le risate, le occhiate, i ritardi. E quel signore che parlava da solo parlando perfettamente. Ho pensato che deve aver studiato, che magari aveva un lavoro di responsabilià, e che se facesse una conferenza qui in azienda sembrerebbe perfettamente normale. Chissà cosa scatta nella testa di una persona che inizia a parlare da solo. Chissà con chi sta parlando, nella sua testa...
Riemergendo dalla metro riemergo anche da tutti sti pensieri. Raggiungendo la superficie i fischioni triviali del mio cell mi strappano un sorriso. Bettyboop. Streppo. Clo, che evidentemente è riuscita a scaraventarsi fuori di casa. Infatti chiama. E il sorriso diventa una risata soffocata dall'emozione per il viaggio che ci aspetta, mentre lo sguardo si perde lontano e su piazzale Lodi, ammantato di erbetta verde, crescono rigogliose betulle. Ho sentito l'odore, Clo...

22 novembre 2005

Cento! Cento! Cento!

E' proprio lui... il coro della Zanicchi! E ieri me lo sono sentito risuonare in testa tutto il giorno. Perchè finalmente ho segnato sul libretto delle immersioni la n. 100... Spettacolo! Cento immersioni non sono tante rispetto agli anni in cui sono ufficialmente diventata una "subnormale", eppure per me è un grande traguardo. Nell'ultimo anno ho dovuto mollare l'attività didattica, che mi manca un casino; non sono potuta andare in viaggio col club ed ho arrancato per tutto l'autunno, e poi l'inverno, e poi l'estate, e poi di nuovo l'autunno senza la mia dose regolare di azoto.
Che brutta cosa l'astinenza! E che meravigliosa sensazione, invece, respirare sott'acqua, galleggiare senza peso e senza alcun rischio di inciampare o cadere, percepire i suoni del silenzio, sentire ogni parte del corpo che lavora, e si muove, e vive...
Andare sott'acqua può significare cose molto diverse. C'è chi si immerge per sfidare se stesso, c'è chi combatte una sorta di lotta perenne con la natura, c'è chi è spinto dall'amore per l'esplorazione, o per il proprio compagno... Io lo faccio per l'incredibile, impagabile brivido che provo ogni volta che faccio il segnale di "ok" e vedo la superficie dell'acqua salire sul vetro della maschera. Quello è il momento in cui il mio cervello comanda all'apparato respiratorio di funzionare. Nonostante il mio corpo sia immerso in un liquido e il ritmo cardiaco si rilassi appena appena, nonostante la pressione alteri l'assimilazione dei gas da parte dell'organismo e i miei polmoni riducano progressivamente il loro volume, devo tirare il primo respiro. E' un piccolo, impercettibile, immancabile sforzo che mi ricorda, ogni volta, che lì io sono solo un ospite. Che quella non è la dimensione in cui la perfetta macchina umana è stata collaudata e qualche ingranaggio potrebbe anche non funzionare, che incontrerò organismi più forti di me, più abili a sopravvivere lì sotto, eppure estremamente indifesi di fronte ad un terrestre come me. Perchè la vita, sulla terra, è più aspra, come gli esserI che vi abitano. L'acqua, invece, addolcisce tutto. Ammorbidisce le superfici più dure rivestendole di un soffice, gelatinoso strato di verde brillante, piega bastoni con la sua sola perseveranza, corrode tenacemente metalli, ricopre subdolamente ogni oggetto prezioSo, trasforma estrosamente i miseri resti di qualsiasi potente mezzo destinato a solcare spavaldo le sue onde in scheletrici intrichi rigogliosi di vita. Quella vita che è il risultato di forme, colori, movimenti inimmaginabili sulla terra e sconosciuti ai più. Su tutto posa il suo ritmo regolare, morbido, lento come un dolce respiro sereno...
E a me regala l'impareggiabile illusione di credermi parte di tutto questo.

19 novembre 2005

Chi ben comincia

Perchè chiamare il sabato e la domenica "week-end"? Non sarebbe meglio fare finta che fosse proprio il sabato a dare inizio alla settimana? In questo modo il lunedì peserebbe molto meno e i giorni lavorativi scivolerebbero quasi inosservati. Di più! L'intera prospettiva sul futuro prossimo di ognuno volgerebbe al positivo, veicolata dalla piccola rivoluzione linguistica che opporrebbe al concetto nichilistico di "fine" quello fecondo e generativo di "inizio". Significherebbe spostare un confine più in là, allontanarlo e quindi permetterci di ampliare la visuale, andare oltre. Oltre la manciata di ore in cui muore la settimana, per cogliere l'esatto momento in cui, invece, nasce. E pensare ad un inizio dopo che per secoli si è eletta una fine a proprio punto di riferimento culturale rappresenta un cambiamento mica da poco... Come prepararsi per un battesimo quando fino a qualche minuto prima si era convinti di dover andare ad un funerale.
Quindi facciamo che i miei week-end rappresentano il mio modo personale di iniziare la settimana, così almeno sarò sicura di iniziare quasi sempre in bellezza... Oggi, per esempio, inizio con un gran mal di testa, la lingua felpatissima e gli svarioni ogni volta che tento qualche sforzo muscolare più impegnativo della respirazione. Che significa che ieri mi sono proprio divertita! E pensare che avevo programmato di sacrificare la serata alla solita trasferta veronese...
Invece il messaggio della Jenetta ha dato il via ad una nottata che ha smentito ogni previsione. I miei ricordi parlano, nell'ordine, di: abbraccione con Francy che mi è sembrato di non vedere da secoli (8 giorni sono un'eternità dopo un anno in cui hai condiviso con qualcuno almeno 12 ore al dì), Long Island n.1 a Le Trottoir, giretto esplorativo al piano di sopra, chupito 5€ grazie, ballo scatenato con l'Olandese, Long Island n.2, trasferimento al Rocket, manaccia invadente dell'amico romano che si sposa lunedì, rimbalzo del buttafuori, rimanaccia invadente dello sposino scaricato in Ticinese, trasferimento all'isola (?), Long Island n.3, parcheggio INCREDIBILE, tana della Jenetta, calice di rosso n.1, calice di rosso n.2, ....., ......, ......
Poi non so quale santo ha deciso di farmi riaprire gli occhi. Ed erano le 10.40 della mattina. Ho recuperato un po' di pezzi in giro per la sala scherzando con la Jenetta, poi ho cercato di rianimare Francy collassato sul divano e siamo andati a fare colazione con Felix, di ritorno da una gita genovese.
E' divertente guardare in faccia la gente che incontri per strada, il mattino dopo. E riconoscere, sbirciando dal trucco un po' colato, un occhio spento quanto il tuo che cerca di assumere una cadenza regolare sui tacchi altissimi, che ormai tradiscono. Il problema è che capita di rado di incrociare tuoi simili... perchè all'alba di un sabato mattina (le 11, appunto) la città è nelle mani dei cinquantenni (i sessantenni sono già rientrati dalla passeggiata delle 7) che si dedicano a tutte le commissioni rimandate gli altri giorni. Atroce... Atroce soprattutto quando anche tu, che riesci a pensare solo ad un letto comodo e caldo e due litri di acqua da buttare giù il più velocemente possibile, hai delle cose da fare. Io dovevo assolutamente pranzare con il Marcy, a Verona. E assumere un aspetto dignitoso, perchè il Marcy è mio papà!
Così alle 14 ero seduta a tavola con lui, alle 16 stavo lavando la macchina al self service, alle 18 ho deciso di premiarmi per essere sopravvissuta a tanto esercizio fisico e alle 18.30 ero immersa nell'acqua bollente, col dvd di Master & Commander visto direttamente dalla vasca.
Mi sento come se avessi recuperato la clausura dei miei primi giorni di lavoro... Un buon inizio settimana, direi!

16 novembre 2005

Essere o non essere

E' anche il mio dilemma. E stasera è venuto a farmi visita.
Anzi, tecnicamente sono io che sono andata a fargli visita... Oggi, infatti, ho rischiato l'ennesimo appuntamento mancato col Mezzo Attore. Dopo 3 falsi allarmi di cui 2 per i miei impegni mondani e l'ultimo per i suoi impegni di lavoro, oggi sono uscita talmente tardi dall'ufficio che da 2 ore ipotizzate di piacevole chiacchierata il nostro incontro si è trasformato in 40 minuti di... Beh, una decina di minuti di piacevole chiacchierata e il resto...
Tra l'altro, ormai, le mie occasioni di vita sociale si sono talmente ridotte che per questo eventone ho un tantinello esagerato con l'abbigliamento. Cioè ero talmente gnocca che al lavoro ho dovuto sostenere la tesi che tutti avevano automaticamente adottato vedendomi entrare: un appuntamento galante con tanto di cena al ristorante... Non so se rendo! E invece alle 20.15 ho accostato di fronte al parchetto di Sant'Agostino e mettendo le quattro frecce quasi tiravo sotto proprio lui, il Mezzo Attore! Ammetto che quando ho realizzato che aveva in testa una specie di cuffia di lana a scodella, di quelle proprio orrende (e Clo ne sa qualcosa...), mi sono pure pentita di aver frenato... Poi, però, mi ha chiesto scusa proprio per la cuffietta, spiegandomi che gli hanno tagliato le basette per esigenze di copione. Ed in effetti nel Quattrocento non andavano molto di moda... Così ho deciso di perdonarlo e, anzi, gli ho dato pure una mano a provare una scena superclassica di ogni film che si rispetti! Quella dei due tizi che si siedono su una panchina sotto gli alberi di un parco e fanno finta di iniziare a parlare. Lui fa un po' di domande perchè, si sa, gli spetta il compito di provarci ma prima deve fare in modo di mettere a suo agio lei. Lei cerca di dare risposte brillanti e distrarsi dal pensiero che tanto è solo questione di minuti, ma in realtà non fa altro che studiare lui per cercare di indovinare in che modo si farà avanti prima che si chiudano le scommesse. Poi arriva la svolta: lei inizia a parlare di lavoro. E a lui non resta che tapparle la bocca. Il più presto possibile e nell'unico modo efficace! Il che non è stato male... Perchè, se nei primi 20 minuti ho continuato a pensare un casino, allo scattare del 21° sono come entrata in catalessi (e non era un principio di ibernamento!), e con gli occhi chiusi e la mente inaspettatamente sgombra... la situazione è diventata molto più piacevole!
Cosa c'entrava il dilemma? A parte il fatto che è un titolo azzeccatissimo, visto che il co-protagonista è un Mezzo Attore professionista, il mio dilemma è sempre lo stesso: ci sto o non ci sto? Booo! Di solito temporeggio un po', giusto per vedere che succede. Perchè in realtà, di solito, le vere tranvate le prendo con qualcuno con cui c'è un po' di conoscenza, un po' di confidenza. Invece questo non lo conosco e, SOPRATTUTTO, si è presentato con un sapore di mandarino addosso, e io ODIO gli agrumi! Inoltre non ha risposto alla mia provocazione allusiva riguardo all'età e questo è mooolto grave! E poi non potevo che temporeggiare, visto che quando passava la mano sulle calze avevo il pensiero fisso di non essere proprio liscia come la seta... Invece quando la passavo io... mi veniva in mente Felix e la sua domanda più tipica:"Ma almeno, gli hai messa una mano sul pacco? Hai sentito come ce l'ha?!".
Per usare il linguaggio di una certa Jenetta burina in trasferta con cui ho fatto l'ape ieri: Che ppoi fa troppo sstronzo dire, la mattina dopo: A Feli! Ho ssentito ho ssentito!

14 novembre 2005

Qualche aggiuntina

Aggiungo qualche altra voce che mi è venuta in mente in serata.

- Posso andare dal parrucchiere solo il sabato;
- Oddìo! E dall'estetista?!?!
- Odio che Natale e Capodanno cadano di domenica;
- Adoro già l'istituzione "del ponte";
- Niente jeans tutti i giorni;
- ...

...Però... ho la scusa per comperare scarpe!

Ci siamo...

Dev'essere che stamattina il mio proverbiale entusiasmo non ha sentito la sveglia. Dev'essere che dopo la boccata d'aria pura del week-end rientrare nella metropoli è parso un pelino più pesante del solito, e l'incalzare degli impegni mondani come una morsa da cui non so liberarmi. Dev'essere anche che il mio giro vita sta lievitando per effetto -voglio credere- dei disastrosi pasti della mensa aziendale (perchè è ovvio che gli aperitivi non c'entrano niente). Fatto sta che la giornata ha faticato ad ingranare e le ore in ufficio non passavano più.
Soprattutto ho sentito vagolare nella testa come un senso di malessere ed insofferenza dovuto a diversi pensieri:
- Non riesco più uscire durante la settimana perchè poi il giorno dopo non sono in grado di connettere tutti i numeri con cui ho a che fare (e già non ne sono in grado normalmente...);
- Non posso più schivare gli orari di punta per fare la spesa;
- Niente più promozioni Ryan Air perchè sono concentrate in mezzo alla settimana e IO LAVORO;
- Sono costretta ad andare a sciare il 1° e il 6 gennaio quindi addio piste vuote;
- Mostre e musei solo il sabato e la domenica (e sì che avevo appena scoperto la Triennale);
- Shopping solo il sabato pomeriggio (questo, in effetti, suona più sul mio genere);
- Mai più soap di Canale5;
- Varie ed eventuali ma tutte su questo stesso genere.

Insomma, avrò una vita da comune mortale. Mortalmente organizzata in modo da non riuscire a sfuggire alle tariffe d'alta stagione, esodi e controesodi in autostrada, scioperi dei mezzi, stress della gente che lavora. Ora datemi un matrimonio e una manciata di marmocchi ed è fatta, SONO IN GABBIA.

Che sia questo entrare nell'età adulta?!

11 novembre 2005

Che noia che barba che barba che noia...

Il Senzapalle vuole vedermi.
E me lo ha comunicato ieri notte con ben 2 sms che dicevano rispettivamente:
1) Volevo chiamarti per chiedertelo ma via sms hai più tempo per decidere se rifiutare
2) Dimenticati il messaggio che ti ho inviato 8 minuti fa perchè penso che ti chiamerò direttamente per spiegarti cosa voglio.

Questo è proprio paranoico! Inutile specificare che ho reagito alla sua ennesima manifestazione di schizofrenìa con una grassa risata. Mi sa che inizia il bello!

E ora torno al lavoro, che è tutto il giorno che scopro cose incredibili "semplicemente" smanettando su numeri e numeri di Excel! Speriamo di scoprire anche che fine hanno fatto le 17 fastidiosissime tonnellate di tonno perse nei calcoli... Mah.

Ps: proprio mentre stavo per dare l'invio al post mi è piombato alle spalle il Grande Capo europeo... Brivido!

09 novembre 2005

Se lo conosci...evitalo!

Oggi ho preso la mia rivale di petto. Non per niente, so che partivo avvantaggiata...
Dopo 5 giorni in cui io e Senzatetta ci siamo salutate quasi impercettibilmente da lontano, a ora di pranzo mi sono avvicinata al suo tavolo e, scusandomi del disturbo, molto cordialmente ho aggiunto che non mi sembrava carino che non ci fossimo ancora salutate, visto che lavoriamo nella stessa azienda e abbiamo visto che ci incrociamo praticamente tutti i giorni. Ci siamo scambiate qualche prima impressione sulle nostre rispettive posizioni, poi ci siamo salutate con grande cortesia e... ya està. Il tutto ha preso dai 5 ai 7 minuti.
Ammetto che finchè mi parlava io scrutavo i lineamenti del suo viso, un po' maschili ma comunque delicati, e un paio di volte ho sforato verso il basso, per registrare il suo look e sotto di questo il resto del corpo. Il verdetto è: insomma. E non ho alcuna intenzione di occupare spazio a commentare e giustificare tale insindacabile verdetto.

Più divertente è l'episodio appena successo...
Mi chiama il Xmas che sono appena uscita dalla vasca dopo mezz'ora passata in ammollo nell'acqua bollente. E già non è il momento migliore... Lo stronco dicendogli semplicemente che mi devo asciugare i capelli, quindi non starò tanto. Mi saluta subito dicendo che richiamerà in un altro momento. Poi mi manda sms, per "annunciare" che deve raccontarmi una cosa e sapere come va il nuovo lavoro, "anche con la tua nuova collega", che sarebbe Senzatetta. Ma tu guarda un po' questi! Allora io rispondo facendo la gnorri: "tutto bene, grazie, anche con i colleghi". E lui, che a questo punto è pesantemente rincoglionito, richiama tutto contento per dirmi cosa? Che "la mia collega" gli ha telefonato per dirgli che io ero andata a salutarla! Ma si può essere più idioti?! A questo punto gli chiedo se c'è bisogno di mettere i manifesti per un fatto del tutto normale, spiegando la stessa cosa che ho già spiegato a lei stamattina. Che poi quello che speravo si capisse tra le righe è che questa è una gran cafona maleducata e pure con la coda di paglia se dopo 5 giorni che mi vede da lontano, e lei lì dentro ci sta già da 5 mesi, non muove quel culo stitico che ha per venire quantomeno a dirmi "benarrivata"! CHE SONO IO QUELLA CHE DOVREBBE ESSERE INCAZZATA!
Vabbè, fine della favola.

Se non fosse che... Se non fosse che mentre rispondevo con estrema calma e pacatezza alle domande inutili del Senzapalle, ho iniziato a sentire come una risata diabolica e sfocata salire dal profondo delle mie orecchie... perchè dopo avermi fatto capire che secondo lui quella dei capelli era una scusa -come se io avessi bisogno di inventarmi scuse per non sentirlo!- ha tergiversato chiedendomi del lavoro e dei miei... per poi cadere rovinosamente sulla fatidica domanda: "E IL RESTO, come va?". E il mio "tutto tranquillo, grazie" sapeva ancora dell'odore del pallavolista scatenato, che oggi mi ha fatto salire sulla giostr... ehm, pardon... a casa sua per restituirmi la maglia...

Caro Xmas, avevi capito giusto. Io sono più forte. Posso superare tutto.

Visita medica (@WorK n.1)

Nello stanzino della dottoressa.

Domanda: di cosa si occupa qui?
Risposta: sono sul tonno
Domanda: sì, ma che mansioni ha?
Risposta: sono in stage, come assistant product manager
Domanda: ok ma esattamente, in Italiano, che funzione è? Commerciale, contabilità...
Pensiero: ed è solo la prima domanda... che le rispondo quando mi chiede se mi drogo?!

Domanda: come mangia?
Risposta: poco e male.
Pensiero: mi abbuffo di schifezze e fino a poco tempo fa l'unico pasto strutturato della settimana era l'aperitivo... Ora, invece, c'è pure quello quotidiano della mensa dove affogano le pietanze in margarina e olio di semi!

Domanda: vino tutti i giorni?
Risposta: noooo!
Pensiero: venerdì birra media, sabato vino bianco e 3 mojitos, domenica brindisi coi miei, lunedì una bottiglia di bianco dalla Elle, martedì 2 birre... Solo altri due giorni e fa una settimana...

Dopodichè torno al mio angolino in open-space e infilo la mano in borsa per prendere una manciata di Goleador alla Coca Cola... E quello che tiro su è una pagina del Tuttocittà che ieri mi sono infilata in borsa per evitare di non trovare più la macchina! Forse nella mia vita c'è ancora qualche sprazzo di sane abitudini! :o)

A volte capita

A volte capita che nonostante sia mattina presto (praticamente l'alba rispetto ai tuoi standard) e tu stia mettendo in conto il primo vero ritardo della tua brevissima carriera ancora agli esordi, nonostante salire in macchina ti faccia pensare solamente che probabilmente la dovrai spingere perchè sei totalmente a secco, e non trovi nemmeno la limetta delle unghie... beh, a volte capita che nonostante tutto, con le palpebre pesanti e le tempie che pulsano nel dormiveglia violato, scegli di indossare una longuette molto donna-manager sale e pepe con cinturino di vernice, una camicia bianca dalla scollatura vertiginosa su cui appoggi malevolo un maglioncino nero molto basic, stivali a punta neri con tacco altissimo e... autoreggenti. E poi, non si sa come, mentre stai animando la serata di un localino alla moda pieno di giovanotti interessanti, sorseggiando l'aperitivo più tipico di tutta la settimana lavorativa (e sottolineo questa new entry dei miei resoconti), ti chiama qualcuno per illustrarti i suoi programmi per il proseguimento della nottata e ti accorgi che tu potresti anche farne parte...
Quello è l'esatto momento in cui realizzi che la fatica del risveglio non è stata vana, così come arrivare in ritardo in ufficio avendo perso 10 minuti buoni per stipare in una borsetta microscopica, nell'ordine: profumo, lucidalabbra, fondotinta con specchietto, trousse con tutti i trucchi del giorno. Lì sei anche sinceramente felice di avere un lavoro che ti costringe a vestirti sempre elegante.
Ma ovviamente il tutto è destinato a durare il breve spazio di un batter di ciglia perchè non tarderai a scoprire che nel tuo emergency kit manca qualcosa di fondamentale ed irrinunciabile... UN RASOIO! Eh già, perchè per me la necessità della depilazione è il più grosso deterrente (assieme alla biancheria spaiata). Solo che visto che già ieri sera mi sono permessa di snobbare 3 inviti ad uscire (ma dico, ieri era la serata dedicata all'Arrotino, questi altri non potrebbero mettersi d'accordo per, che so, distribuirsi un po' meglio nell'arco della settimana?!?) ho pensato che stasera non fosse il caso di fare tanto la preziosa... Darla via, tutto sommato, sarebbe stato anche un gesto di grande generosità nei confronti del mio ospite, che fondamentalmente mi stava dimostrando con quanta tenacia e grinta desiderasse "riscattare" la performance incisiva ma fugace dell'ultima volta... Quindi, dopo aver approfittato dell'aiuto dei miei compari per "recidere il mio problema alla radice" e aver sconfitto una sorta di iniziale (ed INSPIEGABILE) "timidezza", mi sono avventurata nella tanto temuta ztl cittadina, per l'ennesima volta.
E anche se stavolta di divano ce n'era solo uno - e pure per metà sfondato...- e non ho potuto usufruire completamente della celebre ospitalità meridionale (ste ca§§o di visite aziendali piazzate nei momenti meno opportuni!) devo ammetterlo... il pallavolista ha saputo far valere le sue graaandi doti sportive!

06 novembre 2005

Un buon alibi

SONO UBRIACA.
Lo annuncio ufficialmente così me creo l'alibi.
Oggi sono uscita con BettyBoop. Mi mancava da un sacco di tempo. E mentre ciacolavamo allegramente alla solita osteria è comparso lui: Johnathan, l'avvocato.
E la questione è che non si è presentato da solo, ma in compagnia di una splendida ragazza che ha intrapreso la sua stessa carriera ed oltre ad essere davvero figa è pure simpatica alle donne. Cioè... qualcosa che non capita davvero mai nella vita... Io non sapevo dove guardare, e gli unici pensieri che mi sono venuti in mente sono: Cazzo, lui mi ha tenuta in ballo per un pò... quindi probabilmente me la giocavo... con questa...
Azz.

05 novembre 2005

Ordinaria follia

Per onore di cronaca specificherò che il controllore l'ho incrociato... ma con una chiamata già impostata sul cell... così, astuta com una faina, mi sono girata verso la porticina d'uscita salutando BettyBoop nel momento stesso in cui quello avrebbe potuto riconoscere in me la pazza tutta sudata che lungo il binario gli aveva detto di non avere fatto in tempo a fare il biglietto... è Simone che mi porta fortuna o è Simone che mi porta nell'illegalità?! Tendo per la prima, visto che chiudendo la chiamata avevo già agganciato lo sguardo di uno studente in giurisprudenza di Verona che in settimana vive a Milano ma vuole fare l'attore e mi ha dato senza opporre ALCUNA RESISTENZA il suo numero fissando un appuntamento per un caffè il pomeriggio seguente!

Però non è di questo che devo scrivere. Devo scrivere del mio tuffo all'indietro di questa notte, di vetri appannati e cani che abbaiano e corpi che si riconoscono nel breve soffio di qualche ora rubata alla vita di sempre. E DEVO scrivere. Per capire quello che rappresenta per me, per rendermi davvero conto che è successo e... per lasciare un segno di come è lui. Di come potrebbe essere lui.
Se i miei solo immaginassero... Ho visto i loro occhi appannarsi nel momento in cui spiegavo chi era la persona che dovevo incontrare dopo tanto tempo, ho notato la fronte corrugarsi in una smorfia di fatica per ricordare chi era quel moscerino capitato per "sbaglio" nel loro salotto, un pomeriggio d'estate di tanti anni fa. Capitato per "sbaglio" nella vita della loro figlia tanto per bene, tanto educata, che probabilmente si era sbagliata ma con carità cristiana gli aveva fatto prendere una boccata di cultura, di educazione e buoni modi, una boccata di "ordine", un assaggio di normali vite borghesi. Che poi è anche quello che penso io. Perchè il mio mondo incrocia il suo raramente... Sono lastre parallele e quella sopra, così organizzata, lustra e precisa, preferisce ignorare quella sotto, cupa, violenta e piena di imprevisti spiacevoli. Come la droga. O l'illegalità scelta per caso. O la sofferenza di vedere gli amici sconfitti, che cadono uno ad uno.

Però non è uno sbaglio se ieri notte sono scesa dal treno e ho iniziato a tremare, se mentre giravo su me stessa per trovare la sua sagoma avevo le vertigini... e quando è comparso, massiccio come al solito, il passo si è sveltito e un abbraccio stretto stretto ci ha sciolti nelle solite bambinesche risate. Non importava essere a Verona, avremmo potuto essere in qualsiasi altro posto, in qualsiasi altro momento già vissuto assieme: Milano, Trieste, Roma, Sambo... Invece eravamo sotto l'Arena illuminata di rosa, apoggiati l'uno all'altra come due vecchi amanti, in un silenzio intriso d'intimità, d'affetto, di timore. E poi la sua guancia ha iniziato a muoversi lentamente sulla mia, e i suoi baci ad accarezzare la mia pelle...
Ci siamo baciati a lungo, in silenzio, con la delicatezza di quando si scarta un pacchetto prezioso e inatteso sotto lo sguardo emozionato di chi ci ama. La gente intanto continuava a passare e alla nostra altezza abbassava la voce imbarazzata, o contrariata, per quei nostri baci sempre più intrecciati. Ma l'unica cosa che sentivo era lui. E quello che ha detto... "Sembra che il tempo si sia fermato. Io e te siamo sempre uguali". Così, quando la panchina non è più stata in grado di sopportare lo spettacolo, ci siamo alzati per raggiungere la macchina e col suo accento marchigiano sporcato di romanaccio di borgata mi ha fatto promettere che avremmo continuato. Ma non ce n'era mica bisogno...
Il resto è stato solo bellissimo, e PERFETTO, imboscati sotto l'ospizio in cui solo 2 anni fa c'era l'alberghetto che gli avevo indicato, dove tornava sempre. I sedili beige, la portiera aperta con la lucetta accesa, il P "del buon augurio" rigorosamente regalato da Francy, i piccoli gesti riportati a galla a quattro mani, i ricordi ripercorsi assieme. Mille mille battute.

Mi ha riportato sotto casa alle 3. Ho dimenticato la rosa sul cruscotto.
Ho dimenticato anche di raccontare gesti che non avrei voluto vedere, frasi che non avrei voluto sentire. E mi chiedo com'è possibile che mi sia rimasta lo stesso la sensazione di averlo "trovato bene". Dev'essere ancora per quella cosa delle leggi che governano il mondo e che nel suo caso non valgono un cazzo. Però delle regole che lui rispetta ci sono. Al primo messaggio mi ha risposto chiamandomi "piccola", dicendomi di non preoccuparmi per il viaggio, che si sarebbe fermato a dormire un po' vista la nebbia. Al secondo messaggio, oggi, non ha più risposto.
Siamo già rientrati nelle nostre rispettive normalità...

E ora io penso solo al maglione che gli ho fatto, fermo sul fondo del mio armadio assieme a quello suo della Napapijri che ho indossato tanto spesso, alla camicia grigia, al pijama, alla maglietta azzurra, alla t-shirt degli U2 che aveva scelto dal mio cassetto. Penso che nemmeno questa volta sono riuscita a darglielo. E che per il prossimo anno, o magari due, o tre anni, non riuscirò a farlo.
Come al solito non mi resta che chiudere velocemente la parentesi, e farlo nella maniera più indolore possibile. Come al solito non mi resta che aspettare. Magari tra qualche mese si sveglierà e si farà vivo.
O magari non si sveglierà.

04 novembre 2005

Ciuff ciuuuuf!

Sapevate che alle gare di cocktails le composizioni vengono valutate da 3 giurie differenti? La classifica, infatti, viene stabilita in base a 3 parametri: la composizione del mix, il suo gusto e la tecnica del barman. Però è la giuria gustativa che alla fine fa vincere un concorrente.
MA QUANTE NE SO?!?! È che sono già 5 minuti che il mio treno è partito e… quanto mi mancavano questi schienali da plotone, questi sedili sfondati e quest’odoraccio di polvere stantìa! Ma soprattutto quanto mi è mancata l’utenza Trenitalia! È menzionata pure nel mio papiro di laurea! Come ai vecchi tempi, dunque, quando da universitaria sbarbatella (non che ora io abbia la barba…) spendevo gran parte dei miei week-end su un vagone disperso nel Nord Est (molto spesso disperso), mi accingo a trarre le fila della sbirciatina fresca fresca che quest’ultima parentesi di viaggio (o era “un parentesis de vida”?) mi ha offerto. Seduta di fronte a me ho una barwoman di Custoza (Mn) che oggi si è aggiudicata il settimo posto; con lei un signore sceso a Brescia che svolge quest’attività solo per diletto. Che figata!
Il tutto è iniziato poco dopo il mio approdo nel posto che occupo in questo momento, dopo una corsa a piedi per non perdere il treno (su cui sono salita senza biglietto…) e dopo essere tornata a casa dalla fermata della metro per recuperare il cellulare che avevo dimenticato. Insomma, questi erano carichi di borse di stoffa piene di roba che ad un certo punto si sono rovesciate perdendo metà del loro contenuto… cioè shaker, pinzette, affarino rotondeggiante e bucherellato per miscelare (rimasto ahimè senza nome…) e millllle boccettine di alcolici! UN MIRAGGIO! La proprietaria mi ha guardata chiedendomi scusa e GIURO che ha parlato lei per prima! O forse… vuoi vedere che sono stata io per cercare di indovinare che cos’era il dolce nettare alcolico che mi ha appiccicato le dita?! Vabbè, tanto sono dettagli irrilevanti (caaara Leetha ;-)… Quello che invece importa di più è che ora ho il nome di qualche nuovo locale da andare a sperimentare a Milano, con la certezza di bere ottimi cocktails!

E nel frattempo Barry White mi accompagna da Simone… E io rido, dentro di me. Un po’ sul serio, un po’ per non avere paura di quello che ho imparato a scovare nel guizzo dei suoi occhi, nella profondità della sua voce, nelle sue unghie rosicchiate. Perché so che anche stavolta non potrò fare a meno di cercare. E troverò.
Ma ora non è il momento di pensarci. Perché è il momento di sbaraccare pc, zaino e borsa e raggiungere la testa del treno. Chè se riesco a non incrociare il controllore magari…

Come previsto

E come previsto è arrivata la chiamata. Stanotte, alle 2.43. Ufficialmente ID sconosciuto, in realtà sempre lui, quell'incredibile, inconfondibile, inimitabile Simone. Ci siamo parlati 2 minuti stamattina e già mi ha fatto morire:"Ahò Mmichi, nonne posso ppiù, questa me sta a ffà mmorì! Questa nu l'ha mica capito com'è Ssimone, s'è innamorata! Me sta a ffà du cojoni! Dovevo partì mercoleddì ma facendo la retro ho ddistrutto il semiasse posteriore su un marciapiede e mò devo aspettà che mme ridanno la machina. Ma io nun resisto ppiù, oggi parto e vengo da tte, eh?".
Così stasera prendo il treno e corro incontro al mio destino reiterato per l'ennesima volta.

Eh, ad avercela una vita normale!

Mi annoierei un casino...

03 novembre 2005

L'ho fatto!

Ho varcato quella soglia!
Stamattina sono riemersa dalla metro di piazzale Lodi mi sono avventurata sulla pedanina della navetta aziendale (non senza essermi distinta in una semi-figuraccia del tipo "scusi, questa è una...navetta aziendale? E... di che azienda? Ah, grazie, allora la prendo!"). La giornata è passata sotto i migliori auspici: colleghi disponibilissimi, giovani e simpatici, qualche agevolazioncina per la nostra divisione, la conferma che l'anno di studi appena trascorso mi ha davvero preparato ad affrontare con serenità l'impegno.

E poi ho ricevuto un regalo bellissimo...
Ieri, in macchina, mi ero decisa ad inviare un sms. A "Er Panca". La persona più sfuggente che io conosca. Quello che non posso mai rintracciare ma devo solo aspettare si faccia vivo lui. Quello che mi ha aperto davanti agli occhi mondi (non uno... ma molti) fatti di compromessi pesanti, rischi concreti, gesti spicci più eloquenti delle parole, comunque sempre poche. Mi ha insegnato a riconoscere la morsa dell'angoscia più profonda. A sentire la paura arrivare da lontano. Anche solo incrociando uno scambio di sguardi. Mi ha intrecciato alle sue vicende senza quasi che io me ne accorgessi. Mi ha strappato le lacrime più disperate che io potessi versare...
Eppure è la persona più simpatica che conosco, quella che con maggiore determinazione e impegno e convinzione si prodiga per far sorridere chi gli sta attorno.
Ogni tanto si ricorda di essere piccolo, di avere bisogno di fidarsi di qualcuno, di potersi prendere una piccola pausa dalle sue immense, volontarie e pericolose responsabilità. Ogni tanto è capitato che ci fossi io accanto a lui. L'ultima volta ho ringraziato Dio che ci fosse Clo accanto a me...
Con lui ho fatto cose da vera incosciente con la leggerezza di chi si sente di essere "altrove", in posti in cui ogni riferimento è capovolto, e la realtà mutevole ed inesorabile, e tu non puoi decidere niente, perchè tutto "va così".
"Io e te, tre metri sopra il cielo". Era scritto su un cavalcavia ma io me lo sono vista tatuato nelle fibre dei muscoli, impregnato nella saliva, impigliato sotto le unghie. E intanto leggevo, senza riuscire a smettere di piangere. Perchè in quella storia di adolescenti ritrovavo quello che avevamo vissuto noi due.
Non posso dimenticare la nottata passata in discoteca, il dolce peso del tuo occhio vigile che seguiva ogni mio movimento in mezzo alla folla, da una sala all'altra. E la mattina che in un baretto di paese mi ha svuotato addosso il tuo segreto, come un sacco pieno di polvere e sangue e pianto, con la fatica di chi ha lavorato giorni e giorni sotto il sole piatto e immobile di agosto. E quando in macchina guidavo con te accanto, cantando a squarciagola Carmen Consoli, stupita che tu mi seguissi così bene. E Trieste, dove ti stupivi che la gente lasciasse i motorini non legati e i negozi non avessero le serrande. Quanto mi sono vergognata di averti al mio fianco! Almeno quanto mi rendeva orgogliosa andare in giro con la tua mano intrecciata alla mia.
Tu sei il sorriso più dolce che io abbia mai potuto assaporare e gli occhi più tristi che io abbia mai osservato. Ma così profondi... e il tuo ridere, così cristallino. Sei gli estremi che si toccano e che lottano come due calamite rovesciate tese per trovare un equilibrio irragiungibile. Io ci sono passata in mezzo almeno due volte e ho sentito la tua forza. La loro forza opposta e l'attrazione capovolta. Quella che fa pensare di riuscire ad averti e nello stesso istante ti schiaffeggia con la consapevolezza che no, nessuno ti avrà mai...
Eppure... il tonfo del momento esatto in cui mi hai lasciato capire che c'eri, che mi hai guardato, che hai calpestato i miei passi a mia insaputa, anche se io non ti vedevo e non ti sentivo da mesi... un tonfo che ogni volta apre una voragine, in una caduta che non tocca mai terra. Per questo, forse, sono ancora qui che ti penso. Perchè sto ancora cadendo nella tua dimensione senza gravità. L'occhio del ciclone, del ciclone Simone che ogni tanto arriva, con la sua immensa forza devasta tutto e poi sparisce.
Così anche stanotte mi trovo ad aspettare, inquieta. Perchè hai deciso di chiamare e abbiamo condiviso qualche minuto di chat, in cam. Ed è stato pacato, sereno, liscio come l'olio. Una leggera brezza che arriva da lontano. Ma è capace di ingrossare il mare in pochi istanti e provocare la peggiore delle tempeste...

01 novembre 2005

Illuminazione

Cara Letthy, ho capito perchè riesci a dire cose tanto intelligenti sul tuo blog. Tu sei "emotivamente appagata". Ricevi una tua dose quotidiana di affetto, una sorta di minimo garantito (che poi nel tuo caso non è nemmeno tanto minimo...) che ti eleva spiritualmente sulla piramide dei bisogni di Maslow. Così puoi permetterti di dedicarti alle grandi questioni del mondo: la cultura classica, la cultura popolare, la cultura alternativa...
Io invece non lo sono, e quindi ho bisogno di ragionare ancora sull'ABC dei sentimenti. Sono continuamente costretta a fare ordine, analizzare, interpretare, ipotizzare ed escogitare soluzioni. E resto impantanata nel marasma di "emozioni adolescenziali" di cui è infestata la mia vita. Da single. Condizione temporanea forse, piacevole a volte, frustrante altre...
...Quindi mooolto mooolto stimolante!

Dolcetto o scherzetto?

È la notte di Halloween, la notte in cui escono le streghe, gli spiriti, i mostri e i fantasmi.
Quello che è sbucato dal mio recente passato oggi aveva una vocina nervosa, ridacchiava e tirava su col naso. Ho immaginato fosse l'umido del Lambro, dopo due lunghe ore di corsa in cui le gambe correvano da sole e la testa pure, dietro al pensiero di me. L'ho immaginato in quella radura verde dove mi ha portato. Soffiava un vento forte che dava più forza anche alla nostra presenza lì, assieme. È il giorno che io, sfinita nella concitazione degli ultimi giorni prima della partenza, non mi sono accorta che mi stavo addormentando sulle sue gambe. Al risveglio gli occhi lucidi, le labbra strette in una morsa struggente, il mento tremolante in una smorfia sofferente e dolce come le parole che ne sono uscite:"Ti ricordi quello che ti ho scritto nella mail, il giorno di Natale? Beh, è tanto tempo che non mi sentivo così. Penso proprio che la riaprirei quella scatola...". La scatola in cui hai racchiuso un frammento della tua felicità. Lo scrigno che mi hai sfidato a riaprire e che poi mi hai rinfacciato di aver scassinato.

Questa sera stavo chiacchierando e ridendo e aggiornando Leetah, Met & Bione al bar in piazza. Restiamo sole io e lei ed entro nel menu del mio cellulare per memorizzare il numero di Jena. E all'improvviso lo schermo sembra accendersi come un albero di Natale... Io mi agito, quasi lo sentissi e lo sapessi che quella sequenza di numeri apparsi all'improvviso non è casuale... M'incasino con la rubrica, finisco per aprire nuove e sconosciute voci del menu e poi, non so esattamente come, riemerge lo schermo in cui mille disegnini lampeggiano e si muovono a ritmo di musica. Solo una stringa di lettere, macchia cupa, resta immobile al centro di tutto, esattamente come me che all'istante non sento e non vedo più niente attorno: Xmasf.

"Pronto."
"Ciao!"
"Ciao.
"Come va, tutto bene? Ho chiamato volevo salutarti sapere come stavi"
"Bene grazie. E tu?"
"Beh, dai, diciamo bene. E tu, dove sei?"
"Sono in Friuli, dalla nonna con i miei."
"Ah, quindi sono tornati?"
"Sì."
"..."
"..."
"Hai finito in Hdemia?"
"Sì."
"E hai trovato per lo stage? Dove vai?"
"In H***."
"Ah, tutti lì!"
"Eggià."
"..."
"..."
"La vacanza a Barcellona? Com è andata?"
"Molto bene."
"..."
"... E tu sei sempre in E***?"
"Sì, anche se non mi hanno detto niente."
"Quando finisci?"
"A dicembre."
"Beh, anche se non ti hanno ancora detto niente tu ti sei comportato bene in questi mesi?"
"È questo il punto: sempre mille complimenti e niente più. Inconcludente, come la maggior parte delle cose che faccio nella mia vita!"
"..."
"... Vabbè dai, ti saluto."
"Ok. Allora mercoledì quando inizio al lavoro ti saluto Senzatetta."
"Ahahah! Beh, ma non è obbligatorio..."
"Visto che la vedo..."
"Vabbè, allora salutala visto che TU la vedi..."
"..."
"... Ok allora ciao."
"Va bene, ciao."

Non dev'essere un caso che si sia risvegliato proprio la notte dei morti viventi...

30 ottobre 2005

"Diversa"

Mi hai chiesto di non dire niente in giro "perchè la mia condizione è diversa dalla tua".
Lo so bene che la mia condizione è diversa dalla tua. Ed è il motivo per cui ti ho detto di no.
Mi ci è voluto un po' per capirlo sul serio, perchè giocare è divertente. È divertente infilzare allusioni come fossero arrosticini, condirli con brandelli di ricordi abbrustoliti come emozioni ormai passate, lasciate sulla fiamma troppo a lungo. Le lusinghe offuscano la vista, rintronano la ragione, ti fanno credere ci possa essere della passione laddove c'è solo il desiderio di una scopata. Niente passione, niente trasgressione, nessuna intesa. Solo esercizio fisico. L'abbiamo tirata per le lunghe. 4 ore di bla bla bla con un unico obiettivo. E io che cercavo di prendere tempo per capire esattamente che fare...
Ti ho detto no perchè stare con te avrebbe significato accettare quel sistema di cose che io rifiuto a priori, che voglio rifiutare a priori. E diventarne parte. Parte attiva. Ti ho detto no per essere fedele a me stessa e a quello in cui credo.
Non sono moralista, ma ho dei principi. E voglio poter dire agli uomini che mi metteranno le corna che mi fanno schifo e che io non faccio parte di quel meccanismo, guardandoli dritti negli occhi.
Poi lo so che può succedere che tra un anno, o un mese, mi rassegnerò anche a questo... E sarò talmente disincantata sull'amore e sui rapporti con l'altro sesso da fregarmene altamente e non prendermi più responsabilità per terze persone (perchè alla fine non sono io che devo rendere conto alla moglie/fidanzata di turno). Ma l'altro ieri ci credevo ancora. E dovevo rendere conto, sì, ma a me stessa di quello che avrei potuto fare.
Non era il momento, nè la persona, nè lo stato d'animo, nè la Michela adatta a mescolarsi con tutto questo. Le delusioni del passato bruciano ancora troppo per farsi ignorare e passare oltre. Spero lascino una cicatrice ben visibile e duratura, che mi ricordi che, in fondo, quello che sto aspettando è semplicemente il grande Amore.

29 ottobre 2005

L'eco

Matteo Matteo Matteo Matteo Matteo...
Ultimamente lo sento nominare spesso. Leggo le sue parole, immagino i posti in cui si trova, mi appassiono per quello che fa. Non è il mio Matteo, però lo stesso è una persona che mi mette un sacco di gioia. Perchè quando qualcuno a te vicino, veramente vicino, è felice, e tutta questa felicità ti trapassa ogni volta che solamente intravedi al di là della cornetta che la sua bocca si piega in un sorriso, e poi senti che ne esce una risata davvero spontanea, cristallina, ripulita da qualsiasi ombra... e sai che sto Matteo c'entra eccome... ti sta quantomeno simpatico!

Ed è pur sempre lo stesso nome che gira e rigira nella testa, nello specchietto retrovisore quando intravedo una moto, nell'atrio del portone di casa sua quando ci passo davanti, nella luce fioca del locale dove so che lascia spesso il suo profumo, nei curriculum mandati alle agenzie per cui lavora, negli involucri delle modelle che immagino dal suo obiettivo, nei pensieri vuoti usciti dalla sua bocca...
Lo incontrerò di nuovo? Ci saranno altre parole tra noi?
Io immagino di sì. Per lavoro. E immagino che deglutirò solleverò leggermente il mento intensificherò la mia espressione e farò finta di niente... Pensieri vuoti usciranno dalla mia bocca per riempire di parole lo spazio, infinito, che ci separa.

Può darsi che quella dell'acquario sia semplicemente una grande. Che ha capito tutto subito e si è rifiutata di fare finta di niente.
Perchè la realtà, a volte, è come il cubo di Rubik: te la rigiri come un pedalino.

28 ottobre 2005

In bilico

Mercoledì inizio a lavorare. Sarò una "Donna di Marketing". Anzi, una Tonna di Marketing.
Oggi sono andata all'Slunga e ho controllato il facing del mio brand. Poi ho comperato l'intera linea e ho velocemente confrontato il packaging dei concorrenti. Stasera ho assaggiato la prima insalata di tonno e ho riconosciuto, con una punta di orgoglio, che è più buona di quella dell'altra marca che avevo preso tempo fa. Eppure non mi ha per nulla sfiorato il pensiero di fare mente locale sul prezzo, di confrontarlo con quello delle altre marche presenti a scaffale, di ragionare in termini di referenze. Sarà che in realtà sono una Donna di Comunicazione?
Sì. Io lo so che sono fatta per lavorare su posizionamenti, brands e copy strategies. Evidentemente nei prossimi 6 mesi mi consolerò nel tempo libero, continuando a fare Relazioni Pubbliche, visto che anche gli sconosciuti (ma dovrei dire soprattutto loro) mi attribuiscono questa professione...
Resta il fatto che in neanche 10 giorni dalla fine del master sono entrata in una grande multinazionale. Certo, dalla porta di servizio del bus navetta che tra 5 giorni cercherò di non perdere in piazzale Lodi, come ultimissima ignorantissima ruota del suddetto bus. Però pur sempre io, pur sempre in una multinazionale, pur sempre con un rimborso spese superiore alla media prevista per gli stages (letto alla francese, prego!) e scelta su entrambe le posizioni aperte in azienda... E con altri 3 colloqui alle spalle, fatti per fare comunicazione, fatti con l'idea che tra 6 mesi sarò di nuovo sul mercato, della Comunicazione.
Mi sento con i piedi ben piantati, ma su una linea, un confine immaginario; quell'area sconosciuta, indefinita, dalle dimensioni variabili, del tutto personali e per nulla misurabili che può essere "lo stipite" di una porta. Sono sullo stipite di un sacco di porte... Guardo in basso, i miei piedi, e sento che sono sullo stipite del master, con tutte le persone le esperienze le soddisfazioni le emozioni che mi ha regalato e che mi sto lasciando alle spalle; poi su quello del "mondo del lavoro" in cui ormai devo entrare a tutti gli effetti, "per davvero". C'è lo stipite tra il Marketing e la Comunicazione, quello della fatidica domanda... "azienda o agenzia"? E quello tra Milano e Verona. Poi c'è quello della MIA futura casa. Perchè dalla zia non resisterò a lungo, senza più vie di fuga all'estero... E come sarà resistere fino ad aprile nello stesso posto? Dopo che per un anno ogni 10 settimane il calendario ha annunciato festoso una partenza, non è una domanda banale...
Di fatto, comunque, il primo stipite che varcherò, quello che segnerà l'inizio di quest'ennesima avventura su cui mi immagino ora, è sempre lui, lo stipite della porta del bus-navetta. E il problema è che ancora non riesco ad immaginare in che scarpe saranno infilati i miei piedi... Mooolto male! Quindi domani tocca spendere il mio primo stipendio, cioè INVESTIRE il mio primo stipendio (tanto per iniziare ad abituarci ai termini in voga in azienda) in capi d'abbigliamento, scarpe, cappotti e borse degne della mia posizione. Di stagista.
O stragista, come diceva il mio direttore in redazione, per indicare la nostra "predestinazione a combinare danni"... E la calcolatrice già infilata in valigia sembra come lanciarmi un monito...

25 ottobre 2005

Tra un colloquio e l'altro...

...si realizza che ogni giorno che passa si cresce un po' di più. Tipo: il posto di stamattina non fa per me. E' una gran cosa rendersene conto!
E ora... via a quello successivo!

24 ottobre 2005

Capitolo chiuso

Sono in Hdemia. E i nostri nomi sulle caselline della posta sono stati scalzati da quelli dei nuovi masterini.

Ogni traccia scritta del Xmas è stata definitivamente cancellata.

Bye bye baby.

E il terzo giorno resuscitò

Ebbene sì, mi sento soddisfatta.
A 3 giorni dalla fine del mio master può anche non essere troppo presto per fare bilanci. I progetti mi hanno dato tanta soddisfazione. Penso di aver imparato tante cose. E le persone che ho incontrato… beh… quelle sono la più grande ricchezza che ho accumulato in quest’ultimo anno.
Ora sono alle prese con una sorta di “fame” che mi porta a voler fare più o meno un miliardo di cose al giorno. Ho la solita fobìa che devo cercare di fare tutto quello che mi è possibile fare prima di iniziare a lavorare, perché poi non avrò più tempo. La solita, malata frenesia di fare tutto, di non rinunciare a niente.
Così venerdì notte ho resistito alla tentazione di accasciarmi nel primo angolo a dormire e sono andata a mangiare la pizza con gli altri del master. Ovviamente non tutti, e ovviamente i migliori. Poi, ovviamente, giro al Rocket. E sabato, dopo una spesa in perfetto stile “domani è previsto un cataclisma che spazzerà via i supermercati cancellando per sempre il rito della spesa” ho raggiunto Pollo ed Elle nell’appartamento nuovo in zona Rocket, tanto per cambiare. E mentre ciacolavamo piacevolmente con in una mano un rullo per imbiancare e nell’altra birrozza per brindare ha chiamato Streppo offrendo due biglietti per la Scala. Cacchio, sembrano cadere dal cielo tutte le cose che avrei voluto fare in un anno e non ho mai avuto l’occasione di fare! Alle 8 io e Felix eravamo sotto il colonnato della Scala, circondati da gente superlusso vestita benissimo. Non c’è voluto molto a capire che l’ingresso-plebeo era un altro… con 4 piani di scale senza ascensore! L’Histoire de Manon l'abbiamo vista dall’ultima balconata a prezzo stracciato (SOLO 38€), su dei seggiolini scomodissimi e con all'altezza del naso una bella sbarra metallica (io non sopporto l'odore del metallo!), Bolle e la Ferri sostituiti all'ultimo e il getto dell'aria condizionata dritto in fronte. Però bello! E sottolineo che Manon non era una gentil dama dell'alta aristocrazia, ma un gran trojone!
Per prendere il tram e tornarcene a casa io e Feli abbiamo fatto un'elegante passeggiata in zona Duomo, via Torino, Piazza dei Mercanti, con tanto di tappa commemorativa sul luogo del misfatto del 4 ottobre. E con in tasca nemmeno un Euro spendibile... giusto una banconota da 500€ che il tizio del McDonald's ha rifiutato, con un sarcastico "Forse da Louis Vuitton te la cambiano...".
Ieri invece è stata la volta della Triennale. Finalmente! 2 ore da Keith Haring, 5 minuti dalla Vespa. E che figata entrare gratis col tesserino da giornalista! Soprattutto dopo un brunch costato 25€... Certo, era ora che provassimo il rito inventato da Nescafè, il posto era bellissimo, la compagnia pure, ma in 24 ore ho speso tutto quello che avevo risparmiato in un mese!
La gita alla Triennale è valsa l'incontro con una sciura dall'aspetto decisamente "prof di Latino e Greco" che ha iniziato a commentarci la vicenda Lapo Elkann con dovizia di particolari degni di una talpa infiltrata tra gli investigatori... Del tipo "certo, anche suo nonno sniffava, ma le sue dosi se le faceva in casa sua senza farsi accompagnare dai travoni! Che poi la cocaina che si era portato Lapo era ottima, ovviamente, solo che ne voleva sempre di più e ha mandato uno di sti travoni a prenderne ancora e chissà che schifezza gli hanno comprato questi...". Alla faccia!
La giornata culturale si è conclusa... come sempre: con me e Feli in giro per il centro a bocca aperta. Perchè in questi giorni si è riacutizzata la mia tempesta ormonale e il centro di Milano offre una selezione di fighi allucinante. Tutti rigorosamente accompagnati da altrettante fighe, o al massimo gay. In più noi eravamo talmente distrutti e segnati dalle ultime giornate che oltre alle occhiaie si poteva notare ben poco... Infatti nemmeno quel tipo bellissimo seduto di fronte a noi in tram si è degnato di cagarmi! Per ovviare al problema dell'indifferenza degli uomini a target prima di andare al cine mi sono concessa una buona mezz'ora in ammollo nella vasca da bagno e la piega fatta come ai vecchi tempi, col ciuffone di traverso sugli occhi. E ho visto che effettivamente paga! Un garino tra le macchine incolonnate in circonvalla mi è valso un numero di telefono di tal Federico (salvato in rubrica sotto Thunder), che dovrebbe farsi vivo stasera. Quindi ora mi infilo gonnellina nera, scarpettine carine e camicia con collo vistoso, che non si sa mai. Anche se prima passo in Hdemia per dare un'occhiata ai nostri successori che proprio oggi iniziano l'avventura.
Mi farà un po' impressione... Però mi interessa sottolineare che non ho più pianto! O almeno non così disperatamente come giovedì scorso… perché in realtà mentre ci agitavamo scompigliati sulle note anni ’70 del Rocket io e Francy ci siamo scambiati uno sguardo… Un solo sguardo pesante di sentimenti contrastanti, di emozioni condensate, di parole solo pensate e anche in ordine sparso. Ci siamo abbracciati forte e ci siamo scambiati i pensieri. Ed erano gli stessi.

Piccola riflessione finale. Di fronte allo spettacolo di Piazza della Scala, vista attraverso le gocce di pioggia polverosa incrostata sulle finestre del foyer del teatro, ho fatto le foto ai palazzi. Ma in realtà il primo commento, con Feli, è stato: "Toh, hanno cambiato il cartellone pubblicitario lux formato gigante della Intel!".
Se non è una vocazione questa...

21 ottobre 2005

E' FINITAAAAAA!!!

19 ottobre 2005

Piccolo incoraggiamento

Dai Fede che ce la faiiii!!!
Nonostante qualche esitazione iniziale noto con piacere che hai trovato il coraggio di fare il tuo primo salto nel vuoto... Sicuramente ti saranno arrivate strane voci su quello che ti aspetta, ma... ti assicuro, alla fine mettere i piedi per terra non è così male. Ci sono tante cose da scoprire, tanti posti da esplorare, tante emozioni da provare, per la prima volta. E poi ti creerai presto i tuoi personali trucchetti per tornare periodicamente a volare.
Fa strano pensare che per te tutto è nuovo. Non sai cosa sia la scontatezza, non conosci rimpianti nè rimorsi. Ieri è una parola senza senso, Oggi è tutto quello che hai, mentre il Domani già inizia a prendere forma.
Quando aprirai i polmoni per la prima volta (magari farai il sub come me!) ti troverai in un posto poco ospitale, nonostante noi miseri umani continuiamo a chiamarlo così. Eppure avrai già attorno tante persone che ti vogliono bene. Tu nemmeno le conosci e queste sono mesi che lavorano per te, ci pensi?! Tu non hai la minima idea di quello che ti sta succedendo eppure c'è gente a cui hai cambiato la vita. Di già...
Ti tocca abituartici, perchè sarà sempre così. Qualsiasi cosa tu faccia, che tu l'abbia decisa, desiderata, rincorsa, o che ti capiti per caso, avrà sempre un qualche effetto sulla vita di chi ti sta attorno. Pensaci, perchè dovrai imparare ad essere fedele a te stesso avendo sempre rispetto per gli altri. E poi cerca di essere simpatico, non avere paura di ridere, soprattutto di te stesso. Vedrai che ti tornerà utile in un sacco di situazioni.
Chissà che colore ti piacerà di più, se ascolterai musica (ti prego, sì!), se saprai fare l'occhiolino... Chissà quali cartoni animati ti toccheranno, dopo quante riforme inizierai la scuola, che tecnica adotterai per rimorchiare. Di sicuro sarai un maghetto del computer. E i Pokemon ti sembreranno roba da vecchi. Io comunque ho scaricato tutta la serie di Conan ragazzo del futuro e te la farò vedere quando sarai grande abbastanza da apprezzare come negli anni '80 (del Novecento...) ci immaginavamo il 3000. Tu ci arriverai più vicino di me...
Magari sarai gay. E il mondo sarà più indulgente con te. Magari sarai creativo. O matematico. Magari sarai un somaro a scuola. Magari inzierai a fumare prestissimo. Magari ti farà schifo la discoteca. Magari avrai paura di volare. Anzi no, questo no.
Io ti auguro di essere una persona felice. Cioè di riuscire ad andare sempre oltre le sofferenze. Ti auguro di essere una persona buona. Anche se magari non va tanto di moda. Ti auguro di avere fortuna. E di sviluppare una qualche tua capacità.
Fa così strano pensare all'incredibile distesa di possibilità che ti si stanno prospettando ora... Mi fai ricordare più nitidamente quanto tutto sia correlato nell'universo, quante concatenazioni di circostanze conducano la nostra vita, quante opzioni scartiamo in ogni istante in cui diciamo una cosa piuttosto che un'altra, pensiamo una cosa piuttosto che un'altra, muoviamo un oggetto piuttosto che un'altro.
Comunque stai tranquillo, perchè sei in buone mani. Soprattutto cagati tua zia Clo. E' una che ci capisce abbastanza. Ha pure fatto Tantra... A me fin'ora è andata bene.

A presto Fede, aspetterò di conoscerti.

Udite udite!

Ebbene sì, venerdì pomeriggio sarò nuovamente in azienda per un secondo colloquio!
E il caso, che - lo so bene - è un gran simpaticone, ha voluto complicare le cose, così venerdì presenterò con l'acqua alla gola il mio progetto finale di fronte al responsabile della comunicazione di Nike Europe e poi fuggirò con il mio bolide tirato al massimo, per non far attendere in quello che spero diventerà quanto prima il mio posto di lavoro.
Certo, qualora questa cosa si avverasse, oltre a ringraziare i miei Santi (magari ci mette una buona parola l'Arcangelo...) dovrei farmi benedire ed esorcizzare per non compiere gesti sconsiderati ai danni della mia nemmeno-rivale (non ho fatto in tempo... e poi ero all'estero!) Senzatetta... Ma non corriamo troppo. Anzi, per scaramanzia cambierò proprio argomento.

I ragazzi partiranno il 22, il giorno dopo la fine del master. Questa cosa mi manda in crisi... Già non vederli più tutti i giorni in Hdemia sarà traumatico, in più tornano il 2 novembre... e nell'ultimo anno non siamo MAI stati separati tanto a lungo!
Inizio a pensare che tra una settimana a quest'ora avrò DAVVERO finito tutto... E non riesco nemmeno a mettere vicino le parole. La mia mente rifiuta l'idea, non può proprio pensarla. Di fronte ai nuovi, quelli che prenderanno il nostro posto, così sorridenti ed euforici e... "leggeri", io mi sento come una vecchietta che si volta indietro e prova a rendersi conto che la montagna che vede è la SUA montagna. Che c'è stata sopra, l'ha scalata, ha raggiunto la vetta, da lassù ha guardato tutto attorno e poi è finalmente scesa. Un'impresa... E ho già dentro di me come una pesantezza dovuta alla netta sensazione che, una volta finito tutto, sarà difficile da raccontare. È come aver vissuto 5 anni di liceo condensati in 12 mesi, con in più l'esperienza di vivere con i tuoi amici, degli anni dell'università... e l'estero, del Belgio... È troppo, è davvero troppo da raccontare. È troppo anche solo da pensare.
E mi assale la terribile sensazione di vulnerabilità di quando realizzo che mi resterà solo il mio ricordo. E che è destinato ad offuscarsi col tempo. Che perderà le sfumature più tenui, gli odori, le parole... poi i nomi, i volti, i luoghi...
Ho passato un anno, un anno intero vivendo a mille. E quante volte ci siamo ritrovati, con Francy, alla vigilia di una delle nostre tante partenze, a riflettere su questo incredibile modo di affrontare il cambiamento che abbiamo acquisito! Sballottati qua e là per l'Europa, ogni due mesi, col desiderio di prendere tutto quello che quel momento poteva darci, costretti a dare sempre tutto, per non sprecare tempo, per non perdere occasioni, per sfiorare emozioni... Quante incredibili persone abbiamo toccato, quante storie abbiamo ascoltato, quante vite abbiamo vissuto! Santi, il Dapo, Vince, Taz, Nicolas, Hosam, Edu e il Sol del Nit, la Placa del Sol, la neve di Nottingham, quella sensazione di aria fredda e girare col buio del giorno per le vie con il pavè, le macchine a sinistra, la coda per prendere il bus, i taxi in piena notte per raggiungere sotto la neve il lettone caldo di "Arfa Street"... e poi Vìla Olimpica e le notti calde assaporate fino all'alba, il 6 per tornare a casa, Placa Catalunya spazzata dal vento... Mi basta pensarci, non serve nemmeno chiudere gli occhi... e sento la stessa, identica, penetrante sensazione di ogni attimo vissuto sulla pelle.

È straziante.

Eppure c'era scritto quando abbiamo firmato il contratto, tra le righe... "il master ti cambia la vita". E noi abbiamo firmato.