27 aprile 2006

Espèra y espèra

ASPETTA E SPERA

Buongiorno, parlo con la famiglia P.? Mi scusi se la disturbo. Mi chiamo M.M. Non ci conosciamo personalmente ma mi sono permessa di contattarla perchè avrei bisogno di un'informazione... Vede, un mio amico (?) argentino ha il suo stesso cognome... Suo nonno era proprio del suo paese e ci chiedevevamo se magari lì ci fosse ancora qualcuno dei suoi parenti. Perchè questo mio amico (?) il prossimo week-end sarà in Italia, ospite da me che vivo a Verona, quindi vicino, e abbiamo organizzato di venire in paese, vedere com'è. E... beh, lui sperava... di poter conoscere qualcuno della famiglia magari... Sa com'è, anche se lui è nato in Argentina suo padre è ancora tanto legato all'Italia, figlio di un emigrante... Insomma ci terrebbe. Mi rendo conto che ricevere una telefonata del genere... però le assicuro che non chiamo per conto della Carrà. No no, non C'è Posta per Lei, stia tranquilla!
Come dice? Chiede a suo marito? Anche a sua suocera? Un paio d'anni fa è già venuto qualcuno da Buenos Aires a vedere la vecchia casa di campagna? Beh, allora se le offriamo un caffè magari ci potremmo incontrare... Davvero a suo marito farebbe molto piacere?

Lo confesso, tutto questo è emozionante.

26 aprile 2006

Week-end di puro relax

Visti gli exploits della settimana di Pasquetta, in giro per l'Europa rimbalzando da un mezzo di comunicazione all'altro, anche questa settimana non ho voluto essere da meno.
Il week-end è così trascorso.

VENERDI'
Il mio capo mi ha dato il colpo di grazia presentandomi tutto tronfio il contratto per il rinnovo dello stage, con decorrenza anticipata di un mese sulla scadenza naturale del precedente. Me lo aveva annunciato specificando che dovevo essere più che felice visto che, rispetto al normale iter, avrei "guadagnato" un mese con rimborso spese più alto. Ebbene, il colpo di grazia è arrivato perchè il primo mese di questo nuovo contratto è pagato esattamente come i precedenti... E dovrei pure ringraziare perchè essendo diventati una nuova società l'iter in questione sarebbe potuto ricominciare dall'inizio.
Piena di gioia dentro al cuore, dunque, sono uscita alle 15 concedendomi il primo orario ridotto aziendale (che tutti gli altri fanno tutti i venerdì) da quando sono qui. Sono corsa a casa a preparare la valigia e alle 16.38 ero già in macchina pronta a giurare di aver fregato tutti gli automobilisti in partenza per il ponte lungo. Furbona, eh?
Invece dopo 3/4 d'ora avevo fatto la bellezza di 12 km. Così, temeraria com'è mio solito, ho abbandonato la sicura traiettoria dell'A4 ed esplorato l'hinterland milanese. Mi sono fatta tutti i paesi con l'Adda nel nome, ho sforato nella provincia di Cremona, ho scoperto che Caravaggio è anche un centro abitato e sono arrivata sotto casa alle 20. Tutto questo solo per salutare i miei, che sabato partivano per il Belgio. Mah...

SABATO
Sveglia "di sicurezza" a mezzogiorno e pomeriggio di commissioni e faccende domestiche fra cui: cambiare le lenzuola del lettone matrimoniale :), fare la lavatrice, cambiare il regalo di compleanno di papà (questo è un classico che si ripete più o meno tutti gli anni), caricare la bombola da sub, andare a prendere il gelato dal Lele assieme al compagno di Club incontrato vicino al compressore. Ecco, per la verità questo ultimo punto non era proprio nella lista delle cose da fare... Però ultimamente capita, che colpa ne ho io?
La sera, invece, grande evento a casa di Andy e della Very: compleanno dell'Arrotino. Con secondo incontro-scontro con la nuova, innamoratissima fidanzata del Nick.

DOMENICA
Finalmente sott'acqua!
Anche se affiancando un primo grado (20 minuti a 3 metri... sigh!) e un secondo grado (mezz'oretta a 16 metri), e con qualche mancanza data la mia lunga assenza tra le file del corpo didattico, la giornata al lago ci voleva. Ho pure preso un bel colorino che mi permetterà di non essere facilmente confusa con i latticini milanesi stacanovisti con cui condivido nevrosi e isterismi.
Nevrosi e isterismi, dicevo... Più o meno all'1 di notte, in preda ad una sottospecie di attacco di panico, mi sono fatta accompagnare telefonicamente da Clo in stazione per cercare di cambiare la prenotazione sull'Es per Roma fatta qualche ora prima, e partire da Verona invece che da Milano. Sono tornata a casa con un biglietto Vr-Mi in più in saccoccia, e partenza prevista alle 6.50...

LUNEDI'
Ore 5.30 sveglia. Ore 6.08 autobus. Ore 6.25 cambio tratta Es (con un secondo biglietto Vr-Mi guadagnato... tanto per). Ore 6.35 autobus. Ore 7.15 letto. Ore 9.30 nuova sveglia, questa volta giusta!
Sono arrivata a Roma alle 15, senza nemmeno aver dormito in treno. Clo mi ha accolta un pò "stranita", e pure io l'ho salutato senza troppa convinzione... Cacchio, ma ero davvero lì?! Ebbene sì, e i miei piedi se ne sono accorti per bene camminando in giro per il centro tutto il pomeriggio. Gelato alle Palme vicino al Pantheon (una reminescenza che valeva decisamente la pena dell'ultima estate passata con Anto), foto con Tom, in piazza del Popolo per la prima di MI3 (o forse a Tom? Dettagli trascurabili...), ape con la Jena. E verso le 22, con i piedi doloranti ma palato (e vista) ben soddisfatti, a casa, per vedere finalmente la stanza di Clo (sembra il titolo di un film). Peccato non avere la forza di rimettere il naso fuori... Eravamo talmente stanche che, esattamente come l'ultima volta che ci siamo viste a Milano, siamo finite, sfinite, dritte a letto... Non c'abbiamo più il fisico!!!

MARTEDI'
Sveglia "di sicurezza" alle 13. Colazione abbondante e allegre ciàcole. Beh, magari non proprio allegrissime vista l'imminente partenza, il rincoglionimento da day-after (è l'abitudine... in questo caso dovrei dire da troppo sonno) e alcune "ombre" maschili in agguato: N&Ms, tanto per cambiare. Ovvero trauma da incontro con l'ex di sempre per Clo, e postumi da scambio inconcludente di sms col fotografo (a Roma sul set del nuovo spot V, come da soffiata della mia talpa ridens) per me. E poi il dispiacere per non aver riabbracciato anche l'altra pietra miliare della mia breve ma intensa vita (o lunga ed intensa vita universitaria, mettetela come meglio credete), Leetah, che il 25 pomeriggio era in ufficio a guadagnarsi il suo posto nella Hall of Fame.
Per chiudere degnamente la gitarella romana, dopo aver effettuato l'ennesimo repentino cambio di biglietto dall'Ic all'Es (lo scalino del secondo era di certo più comodo) ho intavolato uno scambio di battute con più o meno tutti i presenti nell'ingresso del vagone e guadagnato un caffè gentilmente offerto da un baldo giovine, presentatosi direttamente al mio scalino!

Ecco, ho il fiatone solo a ripensare a tutto quello che ho fatto negli ultimi 3 giorni. Ma ne è valsa la pena. Eccome!

21 aprile 2006

Bye bye signor Scott

AMENITA' DALLA SCOZIA (parte seconda)
Martedì mi sveglio alle 5, alle 5.30, alle 6. La sveglia è alle 6.30 e ovviamente il mio sonno pesante inizia 10 minuti prima. Mi alzo in ritardo e la mia colazione al cospetto del Sig. Scott non può durare quanto vorrei: alle 7.45 ho l'ennesimo treno che mi porterà a Kirkcalny, lungo il versante opposto della baia di Roth. Durante il tragitto studio, tanto per cambiare, e mi rendo conto che ancora non ho pienamente realizzato cosa sto andando a fare. Scendo ad una stazione più grande della altre (cosa che mi rincuora). Come da accordi telefono al mio referente per farmi venire a prendere in macchina ma... non risponde. La mia non chalance inizia a vacillare: dimenticata in un paesino sperduto della Scozia, abbandonata a me stessa e in balìa di una bora gelida che s'insinua tra le fessurine dei gancetti di metallo della mia camicia lilla... Che sia questa la mia fine? Dopo mezz'ora finalmente l'azienda risponde e mi chiede un indizio per riconoscermi: ma come, il mio inconfondibile Italian Style non basta?! Forse che farei meglio a specificare che sono quella statua di ghiaccio antropomorfa con i calzettini a rete rosa?! Opto per un più British ho una borsa arancione e ricomincio ad aspettare. Aspetto così tanto che perfino i controllori della stazione vengono a chiedermi se mi sono persa... Alle 9.25 arriva finalmente il mio autista: ha 19 anni e scopro che è uno stagista, cioè praticamente un collega. Merda... Ci inoltriamo nella campagna. In mezzo a queste distese d'erba, a questi steccati ondulati, a queste casupole un po' traballanti ho una visione: io, in pieno inverno (che essendo il doppio a nord del Belgio verrà buio alle 2.30 del pomeriggio), chiusa nel mio cottage con 3 gatti sulle gambe che il lavoro a maglia di fronte al caminetto (elettrico), in mezzo alla più totale desolazione, che se apro la porta l'unico suono che sento è beeeee delle pecore mie vicine di casa... Almeno avessi un fidanzato da portarmi dietro! Torno in me appena scorgo il logo dell'Azienda Produttrice di Cosi in Metallo infilato su un prato a ridosso della strada: nascosto tra gli alberi c'è una specie di hangar prefabbricato in cui lo stagista mi accompagna. Gli uffici sono ricavati al'interno di questa struttura da prima rivoluzione industriale che a me ricorda l'aeroporto (parole grosse...) di quella volta nelle Filippine che il mio aereo da 17 posi è atterrato sull'erba. Il Tizio con cui ero in contatto via mail si è sposato sabato e deve avere meno dei miei anni. Mi sorride con un incisivo decisamente sproporzionato rispetto a tutto il resto. Poi, all'improvviso, mi si materializza davanti il Gobbo di Notre Dame che camminando tutto storto, dietro un paio d'occhiali spessi 2 dita con le protezioni laterali, mi accompagna a visitare l'azienda (piuttosto una fabbrica direi). L'apice della mia giornata è il momento in cui mi porge amorevolemente un paio di tappi per le orecchie, strizzandoli tra le dita con enfasi e infilandoseli nelle orecchie tutto compiaciuto, per farmi vedere come si fa. Non so se mi spiego: io tutta precisa col mio tailleurino, la camicina lilla e le scarpette da Cenerentola che cerco di stare dietro ad un gobbo che inizia ad illustrarmi i loro prodotti: il 50% non lo capisco perchè ha un fucking Scottish accent, l'altro 50% sono cose tecniche per cui non le capisco lo stesso. Il tutto coi tappi alle orecchie! Mi viene da piangere tanto è grottesca tutta la situazione e a poco serve attivare il "Santino mentale", cioè l'immagine del mio prof di Hdemia che ribadisce quanto sia importante per un uomo di marketing sapere tutto della produzione. Ma parliamo della preparazione di cui ho dato prova al colloquio vero e proprio. La traduzione dall'Inglese al Francese di un modulo per candidarsi come Agente di Vendita (con la tastiera del pc inglese -> senza accenti), un'altra traduzione dal Francese all'Italiano sulla soddisfazione dell'amministrazione di un ospedale per il rifacimento della hall di ingresso a mò di bosco, e una presentazione in PP che avrei dovuto preparare in 15 minuti (tempo che solitamente non mi basta nemmeno per decidere l'accostamento dei colori) su come implementare una strategia internazionale... da esporre davanti e tre persone! E questi tre alla fine mi chiedono Bene signorina, allora com'è fare business in Francia? Ma signori miei belli, io che ca§§o ne so?! C'ho forse scritto Francia da qualche parte sul cv?!? A questo punto voglio fuggire già da almeno un'oretta. E se per caso mi resta qualche dubbio ci pensa uno dei 3 saggi ad illuminarmi chiedendomi se questa posizione PERMANENTE per me è solo un'esperienza temporanea, della serie un PAIO D'ANNI e poi via, oppure una prospettiva di carriera più a lungo termine. Quasi casco dalla sedia associando paio d'anni a visione di me nel simil-cottage coi gatti a fare la maglia. Dopodichè realizzo che i concetti da associare sono permanente e unica forma di vita = pecora e per fortuna quando mi risveglio dalla catalessi sono già sulla via del rientro, nella macchina con lo stagista. Il COLLEGA STAGISTA, che tutto emozionato dichiara candidamente che è la prima volta che guida da solo fino a Glasgow...

19 aprile 2006

Goodmorning signor Scott

AMENITA' DALLA SCOZIA (parte prima)

Carissimi,
è con un misto di compiacimento, sconcerto ed infine rassegnazione che mi accingo a narrare della mia ultima trasferta in terra straniera, ed in particolare nella suggestiva terra del celebre patriota Sir William Scott, con cui sono entrata in confidenza attraverso la finestra della camera n.212 dell'Old Waverly Hotel di Edinburgo, su cui la sua effigie posava lo sguardo indagatore.
Il motivo del viaggio l'avete probabilmente intuito: un'azienda scozzese produttrice di GIUNTI IN METALLO PER CASE PREFABBRICATE IN LEGNO -e scusate se è poco-, evidentemente sommersa di richieste di lavoro da giovani (?) laureati/masterizzati/giornalisti con esperienza pluriennale anche nel campo delle vendite, cioè stagisti, mi ha contattata a seguito di un invio di curriculum direi non del tutto consapevole (ma forse sarebbe meglio dire ASSOLUTAMENTE INDISCRIMINATO) il cui responsabile deve essere il mio pilota automatico collegato su Monster alle 3 di mattina.
Dopo aver inspiegabilmente superato il colloquio telefonico, dietro la promessa di un rimborso spese TOTALE, la sottoscritta, notoriamente gran paracula, partiva con la sua Belgiomobile (con tanto di Cugi e Zia a bordo), alle ore 8 del lunedì di Pasquetta, dalla ridente località friulana denominata Codroipo alla volta dell'aeroporto di Orio. In barba alle 3 ore di sonno sulle spalle dovute alla necessaria preparazione del colloquio di marketing (non sia mai che mi prendo in anticipo sulle scadenze), non solo guidava per quasi tutto il tragitto in autostrada, ma non chiudeva occhio nemmeno durante le 2 ore di volo (sfido chiunque a farlo in compagnia di 2 SQUADRE DI CALCIO scozzesi a bordo). (Ah, i più grandi avevano 12 anni quindi NO, non sono rimasta sveglia perchè piacevolmente distolta dalla mia stanchezza). Arrivata a Glasgow e persa la coincidenza col trenino per il centro città, s'imbatteva in un giovane Americano piuttosto gnocco ma del tutto sprovveduto (come si è scoperto poi), al seguito del quale finiva su un trenino LOCALE diretto a Edimburgo. LOCALE significa che non ha saltato nemmeno una fermata del suo interminabile tragitto coast-to-coast, considerando che oltre alla palazzina della stazione sul binario difficilmente c'erano esseri viventi diversi da pecore belanti e mucche muggenti (e lo sforzo di sopportazione si è rivelato assolutamente inutile nel momento stesso in cui il mio accompagnatore mi ha detto candidamente che LA SUA RAGAZZA era araba ecc ecc). Sgrunt!
L'arrivo in città mi ha risollevato il morale. C'era il sole, pure un vento gelido ok, ma soprattutto il sole che faceva scintillare l'elegante insegna del mio hotel (prepagato dall'Azienda Produttrice di Cosi in Metallo). Salendo al secondo piano ho scoperto con piacere che la stanza era proprio carina, con vista sul profilo del castello e sull'affascinante città vecchia. Certo, più che altro la si intuiva sbirciando dietro il gigantesco monumento del Signor Scott, ma non è che si può avere tutto nella vita. Mi sono fiondata subito fuori, con tanto di macchina fotografica al seguito per ritrarre la città e annusare quell'aria gelida cercando di sentirla un po' mia. Uno scoiattolo obeso mi ha immediatamente ricordato che l'arte culinaria non è una dote dei popoli anglosassoni, le t-shirt a maniche corte che non sanno cosa sia la moda, il cartello "la cucina chiude alle 8" che vivono al massimo 16 ore al giorno, un tizio col kilt che non mettono le mutande. E poi c'è qualcuno che mi deve aver detto che quando le mettono le usano diversi giorni girandole al contrario per vedere di usarle tutte tutte. Però c'era anche uno che suonava la cornamusa per strada e rendeva l'atmosfera davvero caratteristica. Talmente caratteristica che l'impulso incontrollabile di sentirmi parte integrante di quella realtà mi ha spinto irresistibilmente a farmi delle foto. Con l'autoscatto... Cioè, non so se mi spiego, in mezzo alla strada da sola a premere il pulsantino e poi correre di fronte all'obiettivo e sistemarmi in posa e persino sorridere splendidamente COMPLETAMENTE SOLA. E non contenta sono andata a cenare in un pub, SEMPRE DA SOLA, che quel cafone dell'Americano stava festeggiando il suo ritorno con la fidanzata. Due tra le cose più tristi in assoluto che si possano fare...
La cena è durata poco, ma è bastata a sconvolgermi la digestione. Il vento gelido è diventato gelidissimo appena il sole si è spento e io mi sono rifugiata nel mio alberghetto a studiare ancora un po' per il grande appuntamento con l'Azienda Produttrice di Cosi in Metallo.

(Continua...)

16 aprile 2006

De torelli

Imbocco l’autostrada all’1.37. Ho mille pensieri che mi frugano nella testa: la prenotazione dell’hotel ce l’ho? E la tesina fatta a Nottingham? Ho preso lo stampato delle mail dello scozzese? Attacco lo stereo e metto a fuoco la segnaletica orizzontale. Viaggiare di notte mi piace.
Verso le 2.30 sono “al cubone” della tangenziale di Mestre. Il torello arriva poco dopo. Indossa la giacchina nera con cui mi sono già abituata a vederlo, sotto una camicia bianca lucida e i jeans larghi. Al collo ha una sciarpina arancione, la novità dell’estate 2006 (quella bianca che secondo noi tradiva il suo essere gay l’ha lasciata alla sua ultima ragazza inglese).
Mi sgomma accanto e scende che già sorride. Pure io. E il nostro saluto è un abbraccio e poi un bacio e poi un ciao e un altro abbraccio e ancora un bacio.
Prendiamo qualcosa qui?
Già fatto!
Ah! Grazie di avermi aspettato! Allora… andiamo da me?
Sorridiamo. Lo sappiamo entrambi cosa vogliamo. Sono mesi che lui mi cerca e stavolta che finalmente ho trovato un momento da dedicargli non posso mica deludere le sue aspettative...
Strana casa sua. Mi fa troppa impressione salire le sue scale, andare a sbattere contro i mobiletti pieni di sue foto da piccolo (cioè scattate l’altro ieri…), trovare mille peluche e un Topolino (non un Dylan Dog o un Nathan Never... un Topolino!). Penso alle scale con la moquette di Nottingham, al coinquilino che ironizzava pungente sul nostro essere fidanzatini, al piumone beige e voluminoso in cui sprofondavo alle 4, alle 5 di mattina, quando finiva di lavorare al Casinò, mi svegliava con una telefonata e in meno di ¼ d’ora mi ritrovavo in un taxi diretto in Arthur Street. Prima di uscire preparavo un bel cartello da appendere alla porta della mia stanza con su scritto: SONO DAL TORELLO! Oppure trovavo direttamente lui dietro il vetro dell'ingresso di Hucknall Road 182, e allora il cartello diceva: C'E' ANDRE!
Ormai è passato un anno dalle ultime notti spese assieme in Inghilterra, da quell'insofferenza sottile che iniziava ad insinuarsi nel nostro rapporto quasi quotidiano. Di allora è rimasto l'affetto, il piacere sincero di sentirsi ogni tanto e sapere come procedono le nostre vite. Più la sua, però. Mi chiama, racconta, chiede cosa penso, cosa farei, cosa dovrebbe fare lui (non tanto per la mia saggezza intrinseca quanto per questioni anagrafiche). Ogni tanto riusciamo anche a vederci (solo ogni tanto, però!) e allora scatta il "richiamino", una sorta di revival all'insegna di com'eravamo un anno prima.
Scherziamo sempre. Ci prendiamo in giro per le cose che facevamo, per le cose di cui parlavamo, per le abitudini che avevamo. Lui era quasi fisso da noi e scroccava l'impossibile, io... Beh, anche io ne ho combinate. E visto che di tempo ne abbiamo passato tanto pure a letto, è lì che ridiamo di più. Mi prende da dietro, mi fa male la schiena e ridiamo. Mi sale sui divani del soggiorno che si aprono, quasi cade e ridiamo. "Esce" un istante prima di venire, così non viene più e ridiamo.
Ridiamo, sorridiamo, ci guardiamo con l'affetto di chi si conosce da tempo. Ci vogliamo bene.

La mattina dopo la sveglia suona alle 9.30. Potrebbe restarsene a letto e invece si alza anche lui. Doccia, sistematina in giro, colazione al bar. Mi accompagna fino al casello, mi affianca sulla corsia di sinistra, mi manda un bacio con la mano. E ci separiamo.

15 aprile 2006

...e Pasqua con chi vuoi.

Così ho scelto: voglio Andre.
Perchè voglio l'affetto, l'intesa, la complicità, la consuetudine, la semplicità e l'immediatezza del nostro stare assieme.

No frills. Just You and Me.

Tra un'ora parto.

13 aprile 2006

Dal mio oroscopo di oggi

"...cercate di sfogare il malumore impegnandovi al massimo nella vostra attività fisica preferita."
Eheheh.

12 aprile 2006

A raffica

Cosa mi è successo negli ultimi giorni?

Ho iniziato a vedere un ragazzo che ha qualcosa di inquietante (e non sono le dimensioni del suo pene).
Ho ripreso a vedere un ragazzo che ha qualcosa di rassicurante (e non è il livello delle nostre conversazioni).
Ho smesso di rinnegare il mio ex ragazzo (e non è un male).
Ho ricontattato il mio "amico di letto" ormai stabilmente fidanzato (e non è un bene).
Ho quasi smesso di pensare al fotografo (e non è una scelta).
Ho fantasticato sull'arrivo del mio coinquilino di Barcellona (e non è che "siamo rimasti amici").

Ho prenotato un aereo. Per sostenere un colloquio.

E non mi sto più dietro...

Per favore, qualcuno può provare a fermarmi?

10 aprile 2006

A volte capita

A volte capita che vuoi spaccare il mondo.
T'immagini di fare grandi cose, di quelle memorabili, di quelle che i tuoi amici ti indicano col dito e i conoscenti le raccontano in giro iniziando con "Conosco uno che...". A volte capita in concomitanza di grandi eventi epocali (il Capodanno del 2000), piccoli traguardi personali (la Festa dei 18 anni), scelte che sai ti cambieranno la vita (l'Addio al Nubilato). Altre volte, invece, capita con quelle piccole cose quotidiane che vorresti poter vivere semplicemente alzando la cornetta e mettendoti d'accordo per un aperitivo al volo finito di lavorare. Quelle piccole cose quotidiane che diventano grandi eventi epocali perchè centinaia di km ti separano dalla persona con cui le vorresti condividere. La tua migliore amica, per esempio.
Non importa quale importante occasione t'ispiri, la maggior parte delle volte che vuoi spaccare il mondo finisce che quello spaccato sei tu. E ti ritrovi sfinito e assonnato alle 9 di un venerdì sera senza aver nemmeno deciso cosa metterti, con in testa idee sparse e in tasca nemmeno un invito per il Veglione. Allora raccogli gli avanzi delle tue energie, fai un respiro profondo e ti trascini il tuo malessere all'appuntamento con il grande evento epocale, sperando che qualcosa succeda, che ci abbia pensato qualcun'altro ad organizzare... magari che non si metta pure a piovere.

Poi succede che il grande evento epocale è l'incontro con la tua migliore amica. E te ne accorgi subito, perchè ogni metro che percorri verso di lei è meno grigio, ogni minuto che vi avvicina è meno pesante; tu ricominci a guardare in alto e la città è addobbata a festa, anche se il 31 dicembre è passato da mesi. Infilando la mano in tasca trovi pure il tuo biglietto per il Veglione, con tanto di free drink e parcheggio riservato. Solo che non lo userai, perchè i botti a questo punto li fai tu, e di andare a vedere quelli degli altri non te ne frega più un cazzo.

Così entriamo a fare l'aperitivo e conosciamo mezzo locale. Passiamo a casa a cambiarci e finiamo per scolarci 2 barattoli di Haagen Dasz. Attacchiamo con gli aggiornamenti e siamo sotto le coperte. Condividiamo le persone che frequentiamo, ci "presentiamo" i posti dove andiamo, sapendo che poi sarà più facile raccontarsi, più immediato immaginarsi, più "semplice" mancarsi. Noi i botti li facciamo così.
Il giorno dopo arriviamo a Verona. Come col Belgio l'impatto è delicato, nessun grosso scossone emotivo ma tanti ricordi del passato che si intrecciano con le risate del presente. Ogni luogo è legato ad un'età, un momento, un amico, un ragazzo. Qualcuno c'è ancora, più presente di allora, qualcun altro si è perso per quelle strade conosciute da ragazzine, in bici. Le stesse strade che oggi ripercorriamo accompagnate da nuovi sorrisi, accoglienti ed affettuosi. C'è anche chi non c'è stato allora e non c'è già più, ma oggi riceve un volto e, forse, un suo nuovo posto nel cuore.

E' strano come il quadro si ricomponga, ogni volta. E' strano ed affascinante guardare i pezzi che improvvisamente trovano il loro posto, creando associazioni prima impensabili e magicamente armoniose. E' strano, affascinante ed esaltante riuscire a legare tra loro tutte le persone a cui tieni di più, pensarsi al centro della giostra, sognare di avere trovato la chiave del moto perpetuo che la farà girare per sempre. Un pò come quando alle 3 di mattina ti affacci sul ponte di Castelvecchio, osservi l'acqua che scorre, realizzi che non si fermerà mai, fai l'ultimo tiro di canna e sulla superficie intravedi le luci dei fuochi d'artificio.

Noi i botti li facciamo così.

06 aprile 2006

Black out

Ieri il mio pc è imploso.
Non mi succedeva da quei tre mesi in cui preparavo la tesi e ho distrutto, nell'ordine, il mio pc portatile, il fisso di casa, il pc "di scorta" del Lele, la stampante. L'episodio mi ha permesso di invitare all'ottavo piano i ragazzi dell'helpdesk per il caffè (è l'arte di unire l'utile al dilettevole...) e, soprattutto, mi ha reso consapevole delle necessità di cambiare qualcosa nella mia vita. Come per una sorta di effetto Big Bang.

Così ho dormito a casa della Sister con un uomo a fianco e non l'ho nemmeno sfiorato! :)


Che ci fosse un cambiamento nell'aria, comunque, si sentiva già da qualche giorno. Domenica sera, infatti, dopo aver tentato (invano) di organizzare un aperitivo milanese al volo e aver ripiegato sul classico intramontabile giro di osterie in Piazza Erbe, a Verona, mi sono lanciata in una iniziativa avventata e decisamente discutibile... Sarà stato l'influsso dell'esuberante ego di Anna Diva a "deviarmi" verso la piazzetta di San Zeno e a farmi venire voglia di gelato? Proprio di quel gelato, in quella gelateria che ha riaperto da poco con una nuova gestione? E con il mio ex ragazzo dietro il banco frigo bianco, tutto vestito di bianco, con le sue belle Merrell ai piedi anch'esse rigorosamente bianche?
E' stato strano. Per la prima volta ho teso la mano verso di lui. Dopo essermi ostinata ad evitarlo in tutti i modi, dopo essere stata gelida e impermeabile ad ogni forma di interazione conosciuta dal genere umano, dopo aver quasi rimosso il ricordo del nostro stare assieme ho fatto quei pochi passi che servivano per affrontarlo, entrando in una gelateria...
Certo, ammetto che la mia iniziativa era vagamente guidata anche dall'ascendente irresistibile che esercita su di me il gelato, coadiuvato tra l'altro dall'allettante prospettiva di averlo aggratis. Ma forse era più il pelino di sadismo nell'arrivare splendida splendente al suo cospetto, in presenza della sua socia nonchè convivente e futura moglie (ma questo mi interessava poco, lo ammetto) e gustarmi l'effetto sorpresa.
Fatto sta che lei era palesemente tranquilla, lui stupito e un po' imbarazzato... Lui parlava del gelato, di come si fa, di quali gusti si sono inventati, e nel frattempo io lo guardavo e pensavo un sacco di cose, e mi rendevo conto di aver negato la sua esistenza per oltre un anno...
Così mentre lui mi passava il cucchiaino per farmi assaggiare il riso, mi preparava la coppetta piena zeppa di gusti facendo mille battute perchè lo sa quanto sono golosa di gelato (e anche cosa ordino di solito), mi versava la panna e la granella e poi ci aggiungeva pure il cacao sciolto (tanto per non esagerare) io pensavo.

L: Dai Michi, dimmi cosa vuoi. Cono o coppetta?
Io: Coppetta per favore. Cacchio, quella bocca lì l'ho baciata per un anno e mezzo...
L: Te la faccio con le palline piccole, così puoi prendere più gusti, ok?
Io: Sì grazie! Ma guarda te le mani, le muove sempre allo stesso modo...
Lui: Beh, non avevo dubbi che l'idea ti sarebbe piaciuta!
Io: E' per cortesia, non posso mica rifiutare! Ah, la pancettina c'è sempre...
Lui: Palline piccole. Palline cinesi... Che gusti vuoi?
Io: Nocciola. Bacio. Variegato alla Nutella... Eh?! Non era una battuta sulle palline cinesi, vero?! Ommamma! Ma è impazzito?!

E così via. Tipo quella specie di carezza alle mie ballerine viola piene di brillantini. O quella battuta sul fatto che se fossi stata io a chiedergli di aprire una gelateria non mi avrebbe mai detto di sì. O ancora quel gesto, nel momento di imbarazzo dei saluti, per farmi capire che non c'è nessun problema anche se la sua fidanzata è lì.
Amenità di fine rapporto, insomma.
E il gelato è pure buono! Non male. Non male.

04 aprile 2006

Voyeurismo da supermercato

Venerdì sera passo all'Slunga.

Premesso che per me l'Slunga è il top dei supermercati (oh poveri voi abitanti delle arretrate Terre del Sud dove i mattoncini rossi non hanno ancora spianato la strada alla lunga Esse!) apro una parentesi: il supermercato mi esalta. Perchè è un luogo fatto per comprare. E' pieno zeppo di prodotti. Ogni prodotto ha un packaging che comunica. Ogni packaging è collocato in una posizione che comunica. La posizione è fatta da scaffali e percorsi che comunicano. I carrelli pieni, più o meno pieni, ordinatamente pieni o riempiti a caso comunicano. Le persone che li spingono, come li spingono, li tirano, li abbandonano in mezzo alla corsia o li mettono di fianco per non ostruire il passaggo alla cassa comunicano. La musica, i colori, le insegne, gli inservienti e l'ora in cui riforniscono gli scaffali comunicano. E potrei continuare ancora per molto ma credo di essere stata abbastanza chiara.

Dicevamo che venerdì sera passo all'Slunga, e come sempre inizio a sbirciare le persone e le loro abitudini d'acquisto. E mi imbatto in questa coppia: una quarantina di anni abbondanti lui, qualcuno in meno lei, palesemente amanti nel senso lato del termine, cioè non un rapporto stabile o convenzionale. Belli. Fanno la spesa assieme e scelgono le cose per la cena della sera stessa. Sembrano degli adolescenti, solo senza risate. Cioè sono chiaramente come degli adolescenti per l'attrazione palpabile che muove l'aria attorno, ma è un'attrazione "grave", pesata, di quelle che fanno fuoco e fiamme e s'ingordano di ossigeno fino a soffocarsi da sole.
Insomma io me li guardo, li incrocio tra una corsia e l'altra, li affianco alla cassa, e intanto immagino le loro vite. Separata lei, divorziato lui, o magari sposati tutti e due. La moglie è in gita con la scuola e tac sfruttiamo la casa. Magari si sono conosciuti la mattina ad un convegno di lavoro, o uno dei due è appena arrivato a lavorare nell'ufficio dell'altro, o vanno nella stessa palestra, o hanno portato a lavare la macchina nella stessa mezz'ora.
Chissà se vogliono solo una scopata, chissà se pensano che sia una storia, chissà se ci credono ancora.

E intanto faccio la spesa. Insalata certosino succo di frutta Chissà se io alla loro età vivrò una cosa simile biscotti smalto se vorrò che sia una storia acqua cotoncini Se ci crederò ancora.
14 Euro e 30, bancomat grazie.