27 luglio 2006

Ma soprattutto grazie per questo

Ci fu un tempo in cui quella che pensavo una storia di sesso divenne una storia d'amore.
Era il tempo di gambe tremule, occhi lucidi e menti offuscate dal sentimento, capaci di dissipare il sospetto destato da parole troppo grandi, scomodate troppo presto.
In quel tempo io ero fidanzata e il Lele era il mio ragazzo. E io non ero poi tanto più giovane di adesso, anche se sembra sia passata un'eternità. Un suo sguardo segnò l'inizio di tutto, la sera in cui vennero formate le squadre di sub. Una mia telefonata svelò la fine di tutto, la sera che lui passò nella casa nuova senza nemmeno dirmelo. In mezzo, più di un anno di vita in comune: immersioni, viaggi, famiglie, amicizie, la mia laurea... E distanze, litigi, sospetti. Sospetti di tradimenti ripetuti, costanti. Fondati.

Ed eccolo lì, l'ultimo dei suoi tradimenti. Dietro il bancone della gelateria aperta proprio a due passi da casa mia. Due anni mi ci sono voluti per "riconciliarmi" con questa storia, per ordinare nocciola e panna montata col sorriso sulle labbra, incassando l'ennesima conferma che il mio essere la sua ex non equivale minimamente al suo essere il mio ex.

Ci fu un tempo in cui ero convinta di essere sinceramente innamorata. Un tempo in cui, per nulla conscia di essere semplicemente impegnata a fare altro, non avevo ancora riconosciuto la forza dell'inerzia.
Era il tempo in cui racchiusi un anno di messaggini in un libricino; 40 pagine impregnate di dolcezza, nervosismo, apprensione, desiderio, rabbia.
In onore di quel libricino, oggi, trascrivo con la cura di un certosino gli ultimi, estemporanei scambi di messaggi, scaturiti da un cono 2 palline + panna, preso 10 giorni fa.


L. Ciao.
M. Ciao.
L. Sono stato un po' banale? Dovrei osare di più?
M. Beh, almeno potresti sforzarti di sfruttare il mio punto debole.
L. Dici che posso usare come arma di seduzione il gelato?

L. ...con questo caldo, ci vorrebbe proprio un gelatino...
M. Per questo sono nella mia gelateria preferita, a Roma.
L. ...grrr... almeno non ti togliere la voglia...
M. Già fatto, peccato.
L. ..peccato sì, che tu sia così lontana.

L.... neanche questo fine settimana?..
M. Chissà. Devo prepararmi alle ferie! E poi non puoi farmi sentire così responsabile dei tuoi incassi.
L. ... responsabile del mio stato d'animo. (Se ti vedo sto bene e sono contento.)
M. Lele, tesoro. Mi sa che allora si avvicinano tempi duri! Toccherà cercare di superarli come hai fatto negli ultimi 2 anni.


Fine della storia.

26 luglio 2006

Infinita gratitudine

Grazie mamma per questa faccia come il culo che mi hai dato,
che mi permette di attaccare bottone con chiunque, in qualsiasi situazione, per qualunque cagata.

Grazie mamma per questa faccia come il culo che mi hai dato,
che mi sorprende ancora quando mi porto in giro W&L e mi accorgo che tutto sommato non sono più un punto debole.

Grazie mamma per questa faccia come il culo che mi hai dato,
con cui mi diverto a "farle" sotto il naso di chi mi sta sui coglioni.

Grazie mamma per questa faccia come il culo che mi hai dato,
che mi strappa un sorriso anche di fronte alle figure di merda colossali che semino periodicamente.

Grazie mamma per questa faccia come il culo che mi hai dato,
che mi rende anche sfacciata quando c'è bisogno di esserlo.

Grazie mamma per questa faccia come il culo che mi hai dato,
per la quale tanti "ex" si ritengono autorizzati a confidarmi le loro peripezie sentimentali (senza nemmeno considerare le mie nei loro confronti).

Grazie mamma per questa faccia come il culo che mi hai dato,
che sa scegliere l'ironia per tirarsi fuori dai guai.

E infine grazie mamma per questa faccia come il culo che mi hai dato,
che l'altra sera mi sono riportata a casina assieme al pigiama e all'ideuzza balzana di potermi fermare a dormire dal Nutella, dopo che con incredibile non-chalance (e un gran sorriso sulle labbra) mi ha rispedita al mittente.
Grazie, grazie perchè è solo grazie lei che ho mentito, inventato e negato tutto, anche l'evidenza.

24 luglio 2006

Perchè delle volte dovrei anche saper chiudere

Tanto per non rendere troppo evidente il discorso dell'ultimo post, ecco che sull'Es (in ritardo di oltre un'ora), mentre sono al telefono con Claudia e parlo di Alz e dei suoi colleghi (tra cui il Nutella), mi si materializza davanti proprio uno di questi colleghi (che lavora sullo stesso progetto del Nutella).

Ma arriviamo al dunque.

Delle volte sarebbe meglio riuscire a chiudere subito alcune situazioni. Subito quando sono ancora belle e intense e piene di senso, subito prima che perdano sapore e colore e si riducano ad annacquati strascichi di un bel ricordo, ormai avvilito.
Ma io non ne sono capace... Sono piuttosto quella che cerca di tirare per le lunghe il più possibile. Testarda nella convinzione che con un po' di impegno le cose belle possano durare.

Invece così non è.

I "pat pat" di Santiago sulla schiena, su una gamba, sul fianco. Mi facevano tenerezza. Erano il suo imbarazzo, la sua poca abitudine a lasciarsi andare, il suo goffo tentativo di esternare i propri, sinceri sentimenti. Ora mi ricordano piuttosto che abbiamo perso quell'intimità.
I commenti ripetitivi e pesanti sulla Chiesa che governa politica, usi e costumi degli Italiani. Mi facevano riflettere, compiaciuta, sulla ricchezza di confrontarsi con qualcuno che non è cresciuto all'ombra del Vaticano. Ora mi suggeriscono solo un modo ottuso per sottolineare quanto siamo diversi.
Le domande, immancabili, sulle persone che frequento. Tradivano il tentativo di scoprire come sono veramente, come sarei stata veramente. Ora tradiscono il sollievo di trovarmi fidanzata.
E il sesso. La passione, la forza, la foga, l'intesa, il desiderio. Il bisogno... Tra di noi aveva senso. Ora no... E il sesso fatto così non lo voglio. Senza un prima nè un dopo. Senza sguardi di parole. Senza il profumo del sole. Senza quel senso che aveva per noi, in quel momento della nostra vita, in quel luogo della nostra esistenza.

Santi, hai fatto di tutto per dimostrarmi che era vero, che avevi ragione. Che le storie non continuano. Che la distanza non si colma. Che l'intesa profonda, matura, del tutto inattesa che abbiamo scoperto resisteva solo perchè eravamo distanti e ci vedevamo poco.
Ti ci sei messo d'impegno e sai che ti dico? Mi hai convinta.
Perchè se sono solo io a crederci, poi comunque va a finire come dici tu. Che nella tua cieca determinazione, nella tua sterile rigidità, nella tua soffocante razionalità lasci uno spiraglio a sentimenti che poi non sei disposto a coltivare. E nemmeno solo a viverti fino in fondo.
E' un attaccamento infantile quello che ti porta a chiamarmi, a scrivermi, a chiedermi di stare con te nell'ennesimo week-end italiano. E' una contraddizione pericolosa la convinzione di voler condividere ancora qualcosa con me. Perchè finisce per svilire quanto di delicato, prezioso ed inaspettato c'è stato prima, barattandolo con quel che resta: la scontatezza.

E ti rende un po' più simile a tutti gli altri.

21 luglio 2006

Ma prima di tutto Roma

Devo cercare d'infilarmelo in testa che stasera non parto per Barça.
Eppure ieri ne parlavo col Nutella... E stasera a Roma ne parlerò con Santi.
Devo cercare di realizzare che i pantaloni che ieri sera mi ha visto il Nutella stasera, a Roma, li vede Santi. E per le strade di Barcellona, la città di me e Santi, incontrerò anche il Nutella... Ommamma. Cercherò di ricordarmi di cambiare almeno pantaloni...

E' l'effetto collaterale di avere vissuto tante vite. Di portarsele sempre dietro. Di continuare a viverle, tutte. E' il rischio che s'incontrino, si confondano, finiscano intrecciate.
Che poi non è un rischio, piuttosto una certezza. Il vero rischio è quello di dover spiegare.
Come si fa a spiegare che sono quella di Nottingham che il Torello ha preso come punto di riferimento, quella di Barça che ha rialzato la testa e ha guardato dritta negli occhi Santiago, quella di Milano che... che... Beh, ho concluso poco a Milano.

Ognuna delle mie vite segue il proprio corso, la propria direzione.
Dopo aver detenuto per qualche anno (ma la tendenza, col passare del tempo, è riconducibile a qualche mese) il titolo di Vita Principale, ognuna di esse si è esaurita, è "implosa", finita. Riducendosi da cometa solida e luminosa a scia di stellina traballante.
Le scie, uniche tracce evidenti delle Vite Passate, continuano il loro percorso, avanzando rette ed inevitabilmente parallele per la loro direzione. Restano come in sordina, si mettono in stand-by mentre un'altra cometa nasce e s'impossessa dello scettro del regno.
Poi, del tutto inaspettatamente, qualche evento particolare provoca un'alterazione, una delle scie s'impenna e arriva fino a sfiorare, incrociare l'incedere di una delle altre, magari proprio quella della Vita Principale.
E' il tracciato di un encefalogramma piatto che schizza repentinamente verso l'alto. E crea un contatto. Una parentesi che di tanto in tanto si apre nel costante e regolare flusso delle cose. Una parentesi che è esplosione di energia, intensa, fugace. Una parentesi in cui esistono solo Qui e Ora.
Oltre, il buio cosmico.

Così mi accingo a "switchare" per l'ennesima volta.
Qualche minuto per sintonizzarmi sulla scia giusta.
Un viaggio (in treno) per attraversare il varco.
E il leggero schock, appena percepito, del momento esatto in cui entro in scia.

Forse la mia anima gemella è quella in grado di appartenere ad ognuna delle mie scie. Quella che non si accontenterà di cavalcarne una sola per solcare il cielo.


Ma ora pensiamo a Roma. Prima di tutto Roma.

20 luglio 2006

Cameo

da "Le Incredibili Avventure dell'Allegra Casinista".

La simpatica Casinista è appollaiata sul seggiolone dell'Es, nella forsennata ricerca di una posizione atta a regalarsi un paio di orette di sonno. Si sta recando al 3° colloquio del mese in una grandissimissima e fighissima multinazionale, dove ha qualche conoscenza (non abbastanza influente, ovvio). Proprio per questo motivo non ha fatto il biglietto di ritorno, non potendo prevedere la durata esatta della gitarella fuori porta.

In uno dei rarissimi momenti di dormi-veglia del viaggio, l'illuminazione: non è che, avendo cambiato borsa per l'occasione, la nostra Simpatica Pasticciona si è sbadatamente separata dalla sua affezionatissima multicard bancomat e carta di credito tutto in uno?! E non è che nel disperato tentativo di rispiarmare qualche eurino, ha evitato di ritirare il tradizionale importo settimanale?! In buona sostanza... Avrà i soldi per pagarsi il biglietto di rientro a Milano?!

Ebbene NO.

Facendo ricorso alle sue indiscutibili doti di RP, l'Imprevedibile Donnino scorre la sua fornitissima rubrica in cerca del contatto giusto. Ma una maledizione pare accanirsi sulla sua cerchia di amici: carte di credito scadute, fidi bancari prosciugati, postamat svaligiati... Nessuno è in grado di acquistarle un biglietto online e riportarla sana e salva a casa!

E' dunque necessario attingere alla sua apprezzatissima capacità d'improvvisazione che, abilmente mescolata ad una certa predisposizione per l'analisi deduttiva e ad una sana faccia dakiulo, possono indicarle la via d'uscita.
La nostra Perspicace Amica si dà da fare:
a) Il budget è di 16€.
b) Non esistono IR.
=> Optiamo per un IC.

a) La tratta Bo-Mi costa 16,72€.
b) Mendicare 72 centesimi agghindata da colloquio non le si addice.
=> Verifichiamo quanto viene il biglietto fino alla fermata precedente.

a) La tratta Bo-PC costa 11,37€.
b) Di solito il controllore se ripassa chiede solamente i biglietti che non ha ancora visto.
=> Sale ed intercetta il controllore prima di Piacenza. E se le dice qualcosa s'inventa che il biglietto glielo ha fatto un amico al volo perchè lei era in ritardo e, peccato, si è sbagliato.
E ricava pure i soldi per il biglietto della metro!

Ed è così che l'Allegra Casinista dà ancora una volta prova di un'impareggiabile abilità ad incasinarsi e disincasinarsi la vita.

Arrivederci alla prossima avventura!

Devo spiegare?

19 luglio 2006



BARCELLONA TREMA...
STIAMO TORNANDO!

15 luglio 2006

L'Allegra Casinista colpisce ancora

da "Le Incredibili Avventure della Casinista".

Venerdì, h8.40. L'Allegra Casinista sbarca miracolosamente indenne dallo sgarruppato vagone della verde, la linea metropolitana più vecchia, calda, rumorosa e lenta del capoluogo lombardo. Il tragitto è parso interminabile, e ora l'hinterland le si apre allo sguardo, desolato e desolante. La nostra simpatica amica si guarda attorno quel che basta per individuare l'insegna della multinazionale coreana dove ha sostenuto uno degli ultimi colloqui per fare analisi dati (esito: "tu hai davvero un bel profilo, ma si vede che devi fare comunicazione già per come ti poni").
Senza perdersi d'animo, l'Eroina delle Imprese Impossibili si rivolge ad un autoctono per avere indicazioni utili.
Ecco, ora può vedere l'obiettivo, la mèta ultima, la sua destinazione. Con un lampo fugace nello sguardo si accinge ad affrontare il tragitto con decisione, al piccolo trotto. Solleva la gamba destra e... ma dov'è la scarpa?!

h8.55. Ce l'ha fatta, è dentro. L'incasinata compila il permesso inserendo il nome del suo intervistatore, incurante del punto di domanda comparso sul volto della receptionist. E con estrema non-chalance chiede di potersi lavare le mani alla toilette.

h9.00. Dopo un fugace passaggio all'autolavaggio, completo di asciugatura rapida, per nascondere ogni traccia evidente di fatica (e dei 33° allietati dall'umidità al 95%), l'Imprevedibile Donnino è pronto ad affrontare la prova. L'esaminatore le stringe la mano e... no, il nome non è quello. Ah, perchè la signora L è assente? Ottimo, solo che la mia signora si chiamava P e... no, la signora P non è quella della Manpower... Quella è la signora D che mi ha detto che avrei incontrato una tal signora P che evidentemente in questa azienda non esiste...

h10.00. No, il modulo da compilare no!

h10.15. Non ha ancora finito?

h10.20. Sfinita, la Casinista ripone la penna. Beve un sorso d'acqua. Profittando della sala Acquario vuota s'infila in borsetta una manciata di caramelle, poi inizia a passeggiare su e giù aspettando che la vengano a riprendere. Acquario, acquario, acquario... Chissà perchè la sala si chiama così si chiede il perspicace donnino cercando di sbirciare tra una fascia opaca e l'altra delle pareti interamente di vetro. Quando... STUNC! La famigerata scarpa destra aggancia una canaletta che ricopre i cavi elettrici che corrono sulla moquette! Inorridito, il nostro Concentrato di Sfiga abbassa lo sguardo ed eccola, la canaletta, che giace divelta mezzo metro più in là! Alla Casinista non resta che ricorrere alle sue grandi doti di coordinazione motoria, per ricollocare la canaletta esattamente là dove si trovava prima, seppure capovolta.

h10.35. La stazione della metro compare in lontananza. Un sorrisetto illumina il volto della nostra eroina, giunta alla fine di un'altra incredibile avventura. Una mano si sposta sul risvolto della giacchina del tailleur per sistemare il collo. Il tatto le restituisce una superficie plastificata e liscia... Toh! Il pass numero 197! Immaginandosi imptovvisamente rinchiusa nei sotterranei del colosso multinazionale tettesco, con uno sprint finale il Donnino Incasinato si fionda su per le scale che attraversano i binari, incurante della scarpa traditrice che, ancora una volta, l'abbandona proprio sull'ultimo gradino.

h 10.45. Ormai esanime, la Casinista si accascia sul seggiolino del tristissimo vagone verde. La consapevolezza di vivere le sue ultime ore di libertà basta a farla sentire su una carrozza trainata da cavalli. Destinazione Paradiso (del Tonno).

10 luglio 2006



















Cazzo.

CAMPIONI DEL MONDO!

Lo aspettavo da 16 anni...

E io ADORO i WhiteStripes.
E le manifestazioni popolari di giubilo.
E il nazionalismo sportivo.
E la rivalsa sulle altre squadre.
E l'esultanza dei vincitori.
E il tributo della folla.
E l'inno cantato a squarciagola.
E il sorriso di Cannavaro.

Cazzo, siamo Campioni del Mondo...

CAMPIONI DEL MONDO!

06 luglio 2006

Non c'ho voglia

In questo periodo non ho voglia di scrivere. Non c'ho proprio voglia.

Mi piace pensare che sia perchè sto vivendo e non ho tempo di scrivere.

Invece penso che sia perchè sto vivendo cose che non ho voglia di esprimere.

Niente di negativo, niente di stravolgente, a volte niente di particolarmente entusiasmante. Ma tanto intenso.
Il matrimonio dei miei due più longevi amici accoppiati (fino a un anno fa il record era pur sempre il mio... con l'ex che ho incontrato proprio lì), il matrimonio del mio migliore amico, il matrimonio del mio ex. La ricerca di lavoro, la ricerca di una vacanza, la ricerca di soldi per cogliere l'occasione dell'appartamento di Alz. La ricerca di complicità col Nutella e la sorpresa di scoprire che... c'è. Il rientro dei miei, il fine settimana a Roma con Santiago, il Mondiale.

Troppi sentimenti tutti accozzati l'uno all'altro e troppo lo sforzo necessario per scegliere le parole con cui districarli. Chi è rimasto impigliato lì in mezzo con me già lo sa...

E mi perdonerà. Ma non c'ho proprio voglia.

05 luglio 2006