30 agosto 2006

Il Decalogo di AnnaDiva

Ovvero quando una Bionda Dentro deve sostenere un Colloquio Perfetto.
  1. Fissare sempre negli occhi l'interlocutore.
  2. Immaginarselo/a sul water con un attacco di diarrea.
  3. Non dimenticare mai che noi valiamo da sole più di tutti gli altri dipendenti messi assieme (e non è per farsi coraggio, è PROPRIO COSI').
  4. La bellezza conquisterà il mondo. Noi siamo bellissime. Anzi, splendidamente inarrivabili.
  5. Pancia in dentro, petto in fuori. SEMPRE. Anche a costo di non riuscire a respirare.
  6. Evviva i compromessi. Ripudiare i casti e puri. Quelli non faranno mai strada. NOI SIAMO SEMPRE PRONTE A DARE.
  7. E' solo la legge del mercato: DO UT DES. Contratto di compravendita. E' assolutamente legittimo!
  8. Stretta di mano forte e vigorosa ma allo stesso tempo dolce... come quando s'impugna (ci siamo capite).
  9. Ogni tanto, durante il discorso, la lingua ci scapperà sulle labbra.
  10. Scollatura modello "Marianne". Fossa delle Marianne.
  11. Ribadire più volte il termine stagista, che grazie all'amministrazione Clinton ha assunto una connotazione a noi molto utile.
  12. Mai cercare di far cambiare direzione allo sguardo di un uomo che cade sulla scollatura. Più tempo ci rimane, più tempo resterà completamente alienato ed inebetito.
  13. Il battito delle palpebre non mai casuale. E' scandito in momenti precisi, lento e intenso, con la compiaciuta espressione di chi sa controllare PROPRIO TUTTO.
  14. Gambe accavallate che ogni tanto cambiano cavallo (e indicano che siamo pronte per la monta).
  15. Essere determinate come un Dobermann, ma ogni tanto lasciare che la parte naive e "monroeniana" prenda il sopravvento.
  16. ESPRIMERE SE' STESSI E' RISPETTARE SE' STESSI! E chi lo dice è la grande Louise Veronica.

N.B: Prima di accettare qualsiasi lavoro, incarico, ruolo o mansione è fondamentale accertarsi di quanto sia distante la parrucchiera.

29 agosto 2006

Il Prontuario delle Scuse Utili

Più 2 colloqui, meno 1000 punti: Stagista ha appena usato l'invalidità di sua zia per giustificare la sua assenza di domani mattina. Una scena magistrale, con tanto di voce tremante ed evidente imbarazzo, facilmente scambiabile per filiale pudore. Le viene quasi da piangere tanto si è emozionata... E' davvero una merda.

Certo che questo è il momento più alto mai raggiunto nella sfilza di scuse da lei inventate per sostenere 8 mesi di colloqui... Un'inventiva che merita di essere raccolta in un'antologia, a disposizione di chi volesse attingervi a sua volta, contribuendo alla causa del giovane Stagista alla disperata ricerca del Lavoro Ideale (= con uno stipendio minimo in grado di permetterle di pagarsi lavanderia e luce elettrica, visto che per risparmiare sull'affitto mediamente vive in un sottoscala senza finestre nè elettrodomestici).

Si parte con i classici intramontabili:

1. Guasto alla macchina;
2. Visita medica;
3. Malessere;

Che possono essere di volta in volta adattati alla propria personale condizione:

4. Visita medica specialistica nel proprio Comune di residenza (lo Stagista emigrante a Milano, infatti, avrebbe diritto all'assistenza medica a) dietro presentazione di regolare contratto di lavoro, che non possiede, b) con un cambio di residenza, in ogni caso poco consigliato finchè non assurge all'ambita condizione di lavoratore a tutti gli effetti);
5. Tagliando della macchina presso il meccanico amico della cugina che le fa un favore trovandole un buco il pomeriggio del giorno dopo (e passando per "vie ufficiali" con la macchina targata straniera, Capo, lo sai anche tu che dovrei andare fino a Verona, perdere una giornata intera, e bla bla bla...);

6. Incontro con il proprio consulente bancario nel Comune di residenza (l'internet banking non prevede alcuna filiale di riferimento a Milano);

Perchè, poi, non approfittare degli hobby di cui tanto spesso si parla in pausa caffè?

7. Defezione di uno degli istruttori di sub del proprio club con relativa necessaria sostituzione da effettuare in occasione della sessione di esami prevista nel corso di un week-end lungo al mare;

Finchè arriva il momento in cui è necessario ricorrere a mezzi forti e puntare dritto alle coscienze, rivolgendosi all'Uomo ancor prima che al Capo...

8. Rottura dell'impianto dell'acqua nella dimora di residenza (di cui attualmente è l'unica responsabile, visto che i genitori vivono all'estero) con relativo spargimento a casa dei vicini;
9. Rientro in Patria dopo lungo periodo dei genitori residenti all'estero;
10. Assistenza alla zia malata in occasione di una sessione di terapia.


E la lista, s'intende, non si esurisce qui...

@Work n.12

Nell'ufficio del capo.

Stagista (io):"Capo guarda, ti ho portato il VolTrend aggiornato. Invece di sostituire i valori degli Actuals nella riga dell'SF5 ho preferito aggiungerli sopra. In questo modo puoi confrontare con maggiore facilità i risultati di P3 e P4 con i dati che avevamo previsto nel Forecast.

Capo:"Ottimo, hai fatto bene."

Stagista cerca di mantenere un'aria professionale mentre un mezzo sorriso di soddisfazione fa capolino. Si tira su dalla scrivania dov'era china (non supina) e fa mezzo passo indietro, pronta ad avanzare 2 richieste importanti (rigorosamente in ordine crescente):
- 16€ di rimborso spese richiesti ieri;
- quali sono le prospettive (e se ce ne sono) vista l'imminente scadenza del suo contratto.

Quando all'improvviso...
Capo:"Ma come mai il risultato è lo stesso in tutte e due le righe?

Stagista non ha scampo, si rende immediatamente conto che l'operazione di Copia/Incolla testè eseguita non è andata a buon fine. Mette insieme un paio di frasi di senso vagamente compiuto e fa ritorno alla sua scrivania per correggere l'inghippo al quale, poco dopo, si aggiungeranno alcuni "problemini" dovuti alla "solita stampante che fa quello che vuole" (la correzione di uno solo dei due fogli incriminati, per esempio).

Niente da fare, anche per oggi Stagista è costretta a rimandare le sue richieste.

24 agosto 2006

Auguri, Anto

Volevo dirtelo.

23 agosto 2006

@WorK n.11: Buone prospettive (per il corretto funzionamento del mio intestino)

Il nuovo consulente oggi mi ha chiesto che prospettive ho, se mi hanno già proposto qualcosa. Dice che secondo lui ho buone possibilità, che mi vede bene, l'azienda è solida, le persone che ci stanno dietro sono affidabili (conosce personalmente il gran capo parigino).
Dice che tra pochi mesi assumeranno gente: ci sarà sicuramente bisogno di contabili, persone che si occupino di affari generali, supporto alle vendite... Dovrei quindi rendermi disponibile anche ad affiancare il trade.

Risultato: sono corsa in bagno a cagare (e non ho nemmeno dovuto usare il salvatavoletta).

Che poi, mentre diceva Ma sì ti vedo che fai il tuo lavoro, sei brava si avvicinava alla mia scrivania, costringendomi a chiudere di corsa tutte le finestre aperte del blog. Cagacazzi.

21 agosto 2006

I lati positivi di rientrare al lavoro*

Dopo 3 settimane di ferie.

  1. A Milano trovo parcheggio ovunque.
  2. Posso dormire mezz'ora in più perchè bastano 25 minuti per arrivare in ufficio, contro i 50 soliti.
  3. Ho avuto la conferma che il mio cesso è veramente solo il mio, visto che quando ho tirato l'acqua la prima volta è scesa ruggine (finalmente libera dal salvatavoletta!).
  4. Posso scroccare telefonate senza imboscarmi in saletta riunioni, perchè tanto nei paraggi non c'è nessuno.
  5. - 27 allo scadere del mio contratto!
  6. Vodafone mi ha regalato un mese gratis di My Tv e My Radio (ok, questa non centra con il lavoro ma non trovavo altro da scrivere).
  7. ...Gasp... Appunto, ho già finito...
*Voglio essere ottimista (e ci si mette di meno che a fare il contrario).

20 agosto 2006

Pròxima estaciò: Sagrera

La mattina dopo (cioè verso l'una), torno a casa. Una delle ospiti del pìso parte e la becco poco prima che esca di casa. E quel poco prima è sufficiente per litigare. Male. In una manciata di minuti Francy mi rovescia addosso una serie di cose che, in tutta sincerità, mi aspettavo pure.

In effetti il clima in casa non era proprio idilliaco. C'era una stonatura, sempre presente, come un rumore di fondo. L'avevo addebitata alla sintonia di una volta che ormai, era evidente a tutti, non c'era più. Solo che invece di prenderne atto e riavvicinarci gli uni agli altri con schiettezza e magari un po' di genuina curiosità di conoscerci di nuovo, è successo che siamo andati avanti come se nulla fosse, facendo finta di conoscerci ancora, pretendendo di poterci permettere gli stessi modi di fare, le stesse battute, gli stessi "giudizi" di prima. Con la differenza che io me ne sono accorta, e mi sono tirata gradualmente indietro.
Stare nello stesso appartamento, tutti assieme, ha fatto esplodere la situazione. E io non tollero alcune cose:

  1. L'opportunismo sfacciato. Perchè fondamentalmente non ci faccio nemmeno caso quando presto le cose, anticipo soldi, o mi smazzo al posto di altri, se in cambio ho amicizia. Ma se in cambio ho solo ingratitudine allora sì che ci faccio caso.
  2. I presuntuosi che ritengono che tutto sia loro dovuto. Perchè non sanno riconoscere nè apprezzare chi fa qualcosa per loro.
  3. Chi rinfaccia cose successe tempo prima. In particolar modo quando all'epoca dei fatti non ho avuto il benchè minimo sentore che qualcosa potesse dare fastidio. Innanzitutto perchè non mi ricordo i dettagli e solitamente chi vuole fregarti lo fa basandosi proprio su questi, poi perchè parto dal presupposto che, se siamo amici, non solo ci si può permettere di discutere civilmente, ma è un dovere farlo.
  4. Chi, nonostante gli roda il culo per qualcosa, ci passa falsamente sopra. Questo perchè quando poi mi rinfaccia tutto, riesce a farmi vergognare per le gentilezze, i gesti di affetto e le confidenze che posso avergli fatto nel periodo "incriminato".
  5. Chi mi accusa di cose totalmente false, attribuendomi comportamenti ed atteggiamente che invece, evidentemente, sono i suoi.
  6. Chi mente stupidamente. E si fa pure sgamare.
  7. Chi, per difendere i propri interessi, è capace di non guardare in faccia nessuno. Nemmeno se con questo qualcuno hai condiviso per un anno intero esperienze che cambiano la vita.
  8. Scoprire che il significato che ho dato ad un rapporto non è lo stesso che ci ha dato la persona con cui l'ho condiviso. E quindi è inutile parlare, discutere, spiegare e cercare di capire. Alla fine sarò io quella che ne sentirà la mancanza, non certo chi ha raccolto in sè tutti i 7 punti precedenti.

Io apparentemente non chiedo, (e in alcuni casi sbaglio a non farlo in maniera esplicita), ma resto sempre pronta a ricevere, e valuto. Non pretendo, ma sono esigente, quindi valuto. Vedo sempre la buonafede, cerco la "motivazione profonda" che mi aiuti a comprendere, se non a giustificare. E spesso lascio correre. Ma mentre lo faccio rifletto, ragiono, cerco di capire. Valuto.

E non mi incazzo mai perchè mi "girano", m'incazzo perchè mi fanno incazzare.

Stavolta mi hanno davvero fatto incazzare.

[Pròxima estaciò: Pizza Hut]

Pròxima estaciò: Catalunya

Rientro a casa e ho il tempo minimo sufficiente per farmi una doccia, cambiarmi e catapultarmi sulle Ramblas. La giostra continua a girare... è arrivato il Nutella!
Il Nutella è la parte luminosa di una relazione. Significa ridere, scherzare, prendersi in giro. Con semplicità, spontaneamente, senza altre cupe implicazioni. Lui rende tutto facile: abbiamo voglia di vederci ci vediamo, abbiamo voglia di baciarci ci baciamo, abbiamo voglia di andare in giro abbracciati andiamo in giro abbracciati (ha voglia di dormire da solo, mi rispedisce a casa). Il tutto in mezzo alla gente, condividendo uscite ed amicizie.
I programmi per la serata erano battaglieri: cena e chupiteria per disfarsi di brutto. Ma è troppo tardi, il viaggio ha stremato lui e i suoi due amici, così la gita dell'asilo (hanno l'aria così giovane...) si chiude in Plaça Reial, con un assaggio dell'"acquistone".
La sera dopo però si replica: tapas e finalmente... chupitos! Tra uno shottino e l'altro scappano chiacchiere e confidenze, affettuosità varie tra i partecipanti e, sulla scia di un'impennata del grado alcolico, la frase dell'amico: Voi due assieme state proprio bene.

Gasp.

[Pròxima estaciò: Sagrera]

19 agosto 2006

Pròxima estaciò: San Antoni

Il giorno dopo abbiamo una scusa per vederci: "l'acquistone" dall'ex vicino di casa di Pablo, al Raval. Santi è particolarmente premuroso nell'organizzare la cosa, che ha un suo lato "avventuroso" fatto di segnali che conoscono solo gli adepti: si deve suonare quel campanello in quel modo, nessuno deve restare fuori, poi si scende nel sottoscala e si bussa in quell'altro modo. L'atrio del palazzo è inebriante per l'intenso, inconfondibile aroma che tanto spesso imbelletta la città. Sarà questo a mettermi di buon umore? Fatto sta che non voglio perdere l'occasione: voglio assicurare un futuro al nostro rapporto e per questo devo essere sicura che la spinosa questione del Triangolo (no) sia superata, una volta per tutte.

L'occasione arriva al tavolino di una cervezeria affacciata sulla Rambla del Raval. Santi mi indica il gatto di Botero, io gli indico il tizio nudo che cammina come nulla fosse per strada, lui mi spiega della recente legge che glielo permette. Silenzio. Santi, guarda che se ieri ho deciso di parlare ancora, e di cercare ancora una volta di spiegare, è solo perchè qualcosa mi dice che ne vale la pena. Altrimenti io e te ci salutavamo lì. Sembra proprio che stavolta le cose siano chiare.

Torniamo alla metro passando per la Paloma, la storica ed elegante sala da ballo cittadina che la sera, senza mai smettere di fare musica, si trasforma misteriosamente da balera per ultra sessantenni a disco di musica elettronica. E' dall'anno scorso che mi dice che ci devo andare, e se mi fa vedere dov'è è la volta buona che ci porto Clo.
Dal suo motorino esce un secondo casco. Mi sorride, finalmente sincero. Ti porto a casa, non sapevo se saresti venuta da sola. Ad uno stop si gira e mi guarda. Ha qualcosa da dirmi. Al secondo si gira e mi chiede Dove ti porto, a casa tua? Non rispondo. Ma gli tiro su la maglietta e mi tengo così.
Dopo un paio di isolati inchioda e si toglie il casco. Parliamoci chiaramente: se andiamo da me succede qualcosa. Sì. E io credo di voler smettere questa cosa che tu ed io facciamo sesso. Non voglio che si creino situazioni ambigue tra di noi. Quali situazioni ambigue, scusa, non avevamo chiarito? Situazioni per cui... tu non mi vuoi condividere. Allora non hai capito un cazzo, Santi. Una volta per tutte: una cosa è te che vuoi trombare con me e la mia migliore amica. E ti ho già detto che una cosa del genere in un rapporto come il nostro (di me e Clo) è un rischio che non ci vogliamo proprio prendere. Un'altra cosa è dividerti con qualcun'altra. Io ti sto già dividendo, solo che non so con quante, esattamente come tu stai facendo con me. E questo non è un problema. Certo che il sesso tra di noi prima o poi deve finire... Se tu ora ti metti con questa ragazza che ti ha detto di voler lasciare il suo fidanzato, beh, questo per me già significa smettere di fare sesso, quindi possiamo decidere anche di smettere ora. Solo non so se questo per te significa smettere del tutto, ogni cosa, troncare qui il nostro rapporto... ...Guarda Michi, se devo essere sincero... normalmente sì, succede così. Ma questa volta non vorrei fosse così. Con te sto davvero bene, mi piace il rapporto che abbiamo e vorrei che continuasse...

Quindi... dove mi porti adesso?!
...Facciamo... Un'ultima volta?
Una sorta di... despertida de soltero?!
Sì, un addio al celibato...

E così è stato. Coinvolgente, divertente, finalmente senza pensieri.
Avremmo dovuto trovarci un'ultima volta, a cena insieme a Pietro, la sera prima della sua partenza per Londra. Sarebbe stata la nostra despedida. Ma noi a salutarci per bene proprio non siamo capaci... Così non ci siamo semplicemente più visti.
E ora chissà se davvero il nostro rapporto continuerà, chissà se esisterà ancora, chissà se davvero ci troveremo presto in qualche città europea, come mi ha scritto nell'ultimo sms. Come Pietro ha raccontato che succede con la sua vecchia amica, il suo "polvo sicuro".

[Pròxima estaciò: Catalunya]

Pròxima estaciò: San Pol

Passano due giorni. Un messaggio sarcastico risponde al tentativo di riallacciare di Santiago. Ci mettiamo d'accordo per una gita fuori porta, in quel di San Pol. C'è un'insistenza sottile che mi urta nel suo modo di proporre l'alternativa... Ascoltassi di più il mio sesto senso!
Non c'è il sole, anzi piove. Mangiamo una paella scadente, esattamente come l'anno prima. Poi, al primo raggio di sole, stendiamo gli asciugamani e ci buttiamo in acqua. Il moto ondoso allontana e avvicina, confondedo mani tese alla ricerca di qualcosa. Non di Qualcuno... E sembra tutto innaturale: la luce, il silenzio, Clo che resta sulla sabbia. E ad un certo punto Santiago dice quello che non dovrebbe dire:"Allora... con Clo non facciamo niente, eh?".

E allora gli sbotto in faccia che mi ha proprio rotto il cazzo co sta storia, che dopo tutte le volte che gli ho detto NO non è possibile che ancora non abbia capito. Che non mi piace ripetere le cose due volte e questa con lui è già la quinta. E se ancora non se l'è messa via allora vuol dire che non ha proprio rispetto di me, nè di quello che gli dico, del rapporto con la mia migliore amica, del tempo che abbiamo passato assieme. Discutiamo lì, in acqua, e pure fuori. E divento inflessibile, sarcastica e pungente, come sempre quando qualcuno raggiunge il mio limite massimo di sopportazione. Essì che è difficile arrivarci, bisogna proprio mettercisi d'impegno... Cerco le parole più adatte per lasciare un segno su quel faccino da paraculo, e in Spagnolo mi riesce inaspettatemente facile. Sento quello che dico e ad ogni frase mi pare di vedere graffi più profondi su quelle guance, immobilizzate in un'espressione tra l'incredulo, il mortificato e il gran paraculo. Non se l'aspettava. Ma a tirare tanto la corda, prima o poi questa si spezza.
E vale anche con me: se la mia reazione stenta ad arrivare non per questo è meno violenta, decisa e "cattiva". Anzi...

Torniamo a casa mestamente: Clo mortificata dall'intera situazione, Santi impegnato ad "alleggerire" la tensione, e io che gli dò corda quel minimo che serve per coprire il tragitto che ci separa dalla città.
Alzo il volume dello stereo. Sto cercando di capire cosa voglio fare.

[Pròxima estaciò: San Antoni]

18 agosto 2006

Pròxima estaciò: Vìla Olimpica

Le giornate si susseguono tutte piacevolmente uguali: sveglia tra le 11 e mezzogiorno, abbondante colazione, mare fino alle 19.30-20, casina, spuntino, doccia e subito fuori, cercando di riuscire a prendere la metro prima della chiusura di mezzanotte. Irrinunciabile a questi ritmi, nonostante lo spirito sia molto più rilassato dell'anno scorso, il riposino in spiaggia, coadiuvato dal tradizionale cannino peace&love.

Spiaggia di Vìla Olimpica, sabato pomeriggio, ore 17 circa. Io e Clo sdraiate a pangia in giù, Franci e Laura impegnati in una sfida a racchettoni, Luana già dormiente.

Clo:"Ecco, quello è un culo che mi piace".
Io:"Mmm. Niente male".
Il Culo Notevole si gira a 180°, mi punta, fa qualche passo indietro, si ferma. E fissandomi dice: "Dopo tutto questo tempo!". Il suo nome è Pietro.

Pietro è uno dei personaggi chiave dell'anno scorso. Conosciuto dietro il bancone del Sol del Nit, come noi si era da poco trasferito a Barcellona, per restarci. La sera stessa siamo finiti tutti a casa sua, seduti in giardino, a parlare fino all'alba. Poi non l'abbiamo più visto fino ai giorni della Fiesta de Gràcia ormai prossimi alla partenza quando, ubriaco, mi ha lasciato il numero di telefono. Sbagliato. Pietro è enigmatico, magnetico. Parlare con lui significa imparare a sostenere lunghi silenzi e uno sguardo penetrante, in mezzo ai quali a volte fa capolino una risata discreta ma luminosa, aperta e sincera. Su Pietro ci avevo fatto più di un pensierino... Ma quell'ultima sera mi aveva presentato la sua ragazza.

E così l'abbiamo ritrovato. E da lì l'abbiamo visto quasi ogni giorno. Ma intanto siamo andati a prenderci una birrettina per allestire un aperitivo frugale sotto le torri e raccontarci un po' di cose. Pietro è come un diesel di vecchia generazione (metafora usata su di me in tutt'altro contesto...): bisogna lasciargli un po' di tempo perchè si scaldi il motore ed avere fiducia. Così poche parole e argomenti buttati qua e là sono diventati piano piano una sorta di flusso di coscienza, culminato la sera che abbiamo cenato al ristorante brasiliano. E alle 5 di mattina ci siamo salutati, tutti e 3 storti, dopo una conversione decisamente personale.
Ma torniamo all'aperitivo frugale. Parliamo di relazioni e io dico che sono piuttosto fedele al maschio italiano. Perchè mi piace stronzo, e stronzo come l'Italiano non ce n'è. Beh, al massimo l'Argentino. E mentre Pietro commenta la mia ultima frase Franci esclama "Beh, Argentino mica tanto, di cognome fa P."! "P... e come si chiama scusa? Santiago?! E fa il medico?!". E viene fuori che Pietro ha passato tutto l'inverno a casa di Santiago (cioè a casa MIA!) perchè la sua ragazza è anch'essa argentina, e a Buenos Aires aveva una sorella che gli andava dietro, e la volta che finalmente è riuscita ad uscirci (pare lui fosse particolarmente ambìto laggiù) ha bevuto tanto da... vomitargli in macchina (ma io sono convinta che la poveretta abbia vomitato per colpa della sua terribile guida).

L'aperitivo si è chiuso con il racconto della mia "storia" con Santi e la mia intenzione di fare in modo che il nostro rapporto non diventi cliché, e tutto non sia così scontato...
Ah, poi ho ricevuto un numero di telefono. Funzionante.

[Pròxima estaciò: San Pol]

Pròxima estaciò: Joanic

La mia strada del mago di Oz porta nella mia vecchia casa. Laddove tutto è iniziato.
Mi ci ha portato anche mercoledì sera, il primo di agosto, per quella che ingenuamente credevo una serata in compagnia di amici: io, Clo, Santi e Pablo. Del resto, la questione triangolo ormai l'avevamo chiusa, no?

Che impressione rifare a piedi la strada di "sempre", salire p.tge de Noguès e respirare l'ammoniaca del carrozziere lì accanto, e poi riconoscere l'ingresso giusto dal balcone sopra... Saliamo le scale e Santiago ci accoglie sorridente: "Ti ricordi cosa c'era qui?". Certo che me lo ricordo, c'era appeso uno specchio. "Si è rotto! Vuol dire 7 anni senza sesso in questo pìso!". Fortuna che c'ho abitato un anno prima...
Le tartas di Tia Maria asciugano il vino rosso che scivola in gola meglio dell'acqua. Ridiamo, scherziamo. Arriva anche Pablo, e l'atmosfera si scalda. I riflessi dorati delle candele aiutano la chitarra a disegnare le note, nella penombra la terrazza si colora di rosso, io "faccio su" mentre la voce scorre e morbida si unisce alle altre.

Poi cambia qualcosa. Siamo sul divano e il quadro riacquista nitidezza. La spartizione prevede Clo con Santi e io con Pablo. Non capisco se sono più sorpresa o più infastidita. Fatto sta che traduco a mezza voce a Clo i propositi allusivi dei due, e questo mi pone ingannevolmente "a lato" della scena, in posizione falsamente "neutrale". Mi comporto come se non dovessi prendere parte alla decisione, come se il mio diritto ad esprimermi si fosse spento assieme all'ultimo ritornello. No woman no cry...
L'aria è di nuovo spezzata in due. O forse è il mio fiato che è andato in corto circuito, portandosi dietro ogni capacità di reazione. Cazzo, no così... era tutto così bello, stavamo così bene... Che merde che siete.
E resto a guardare. Guardo l'ennesima canna che tiro su. Perchè non ho il coraggio di vedere altro. Per esempio che con me c'è solo Pablo. Che muove la bocca e probabilmente dice anche qualcosa. E con la mano mi accarezza la schiena. Ma io non sento niente. Sento solo l'aria che arriva da dentro, da oltre il corridoio in cui Santiago si è trascinato Clo. Sento il silenzio e so che notizie mi porta. E sono atterrita, pietrificata, immobilizzata in quella posizione. Black-out totale.

E finalmente, novella Biancaneve baciata dal principe, mi risveglio improvvisamente dal mio torpore: è la risata di Clo. Forse un po' tirata, sforzata, provata. Però è la sua, e mi dice Tranquilla Michi, è tutto a posto.
Un battito di ciglia e siamo sul taxi diretto verso casa. Quella giusta stavolta.

[Pròxima estaciò: Vìla olimpica]

17 agosto 2006

Ritorno al Futuro

Non c’è niente da fare. Barça continua a dare e prendere.

Ci sono tornata perché il richiamo era troppo forte. Ci sono tornata per scongelare il s(S)antino e aggiungere della normalità al mio ricordo cristallizzato dell’estate 2005. Ci sono tornata perché voglio che per me sia una città viva, perché voglio sentirla casa, addobbata a festa ma pur sempre scomoda col suo divano sfondato. E così è stato.

E ora come allora Lei ha dato. E ha preso.

Mi ha dato la sua internazionalità contagiosa, i grandi e signorili viali alberati da assaporare con una cerveza pakistanì stretta nella mano e il sorriso stampato sulle labbra, pronto ad indovinare in che lingua pronunciare la parola successiva. Mi ha mostrato una Babilonia di gente con cui scambiare uno sguardo, un saluto, un’indicazione. E la gioia di farsi bastare un istante per creare un contatto. Mi ha regalato la sorpresa di ritrovare volti amici per caso, di scoprire che non hanno dimenticato, di sapere che mi aspetteranno ancora. E mi ha stordita ospitando volti lì inconsueti, concedendo spazi ed emozioni nuove a relazioni che ormai durano da un po’.

La solita, vecchia, splendida Barcellona che conosco, quella che dopo 10 giorni di vacanza di cui non hai ancora ben capito il senso è capace di regalarti un pomeriggio al Parc Guell in compagnia della tua migliore amica, sotto un cielo carico di nuvole morbide e un vento caldo su cui scivolano le note dei successi dei Beatles cantati da tre ragazzetti brasiliani, mentre la ganja, quella buona recuperata in un sottoscala del Raval, gratta la gola.

E così lo capisci, il senso di quella vacanza. Capisci che le cose vanno come devono andare, che non possono essere sempre positive o negative, ma che la maggior parte delle volte lo diventano a seconda di come sei te, positiva o negativa… E il posto in cui ti trovi ti aiuta solo ad amplificare l’uno o l’altro aspetto.
Certo che se il posto è Barcellona, alla fine un po’ di serenità te la regala lo stesso; chè basta avvistare un comignolo della Pedrera, lasciarsi ipnotizzare dalle spirali delle mattonelle del Passeig o girare per le viuzze di Gràcia…

Ed eccola lì la mia strada del mago di Oz. E' ancora lì, è sempre la stessa. E io so ancora come trovarla. E so che alla fine dovrò lasciare qualcosa; in fondo, là dove mi avrà portato.

[Proxima estaciò: Joanic]

16 agosto 2006

Esilarante

Se il mio rientro dalla Spagna poteva essere triste, nostalgico e deprimente, beh, grazie a voi ho ritrovato il sorriso! Il fatto che mi sia divertita come una pazza a leggere i commenti all'ultimo post, però, non può esimermi dal fare alcune precisazioni:

1) Anonimo, purtroppo non posso proprio aiutarti a trovare il modo di contattare il 45n, dal momento che ho sistematicamente cancellato ogni numero telefonico/contatto msn/indirizzo mail che lui si è premurato di farmi avere. Qualcosa però mi suggerisce che non ti ammazzerai di fatica per trovarlo da solo...

2) Non l'ho mai chiamato di notte dalla discoteca, quindi ahimè non sono responsabile del suo coitus interruptus.

3) Uso con molta attenzione il termine "amico" e sono convinta di non averlo fatto in nessuna delle 3 telefonate ricevute. Ma forse erano 4.

4) Tra l'altro il mio numero non l'ha avuto da me, ma questa è un'altra storia.

5) Potrà non essere carino, ma in casi estremi credo si debba fare di tutto per essere chiari:
45ENNE FRUSTRATO, NON ME NE FREGA NIENTE DEI TUOI 85 NIPOTI, NE' DELLE TUE SCOPATE, NON ME NE FACCIO NIENTE DELLE TUE MASSIME SULLA VITA E ANCORA MENO DELLE SMISURATE BANALITA' CHE SBRODOLI NEI TUOI STRABORDANTI COMMENTI. Tanto più che ormai ti sei completamente sputtanato illudendomi più e più volte che finalmente è la volta buona che ti togli dai maroni, salvo poi tornare addolcito e mansueto come se qualcuno ti avesse pregato di farlo. NESSUNO TI CHIEDE DI TORNARE, E IO MI SONO STUFATA DI CANCELLARE I TUOI COMMENTI. Soprattutto perchè ogni volta che sto assente qualche giorno i tuoi deliranti contributi raggiungono livelli tali dall'indurmi a conservare tutto... e questo distoglie l'attenzione da ME. Cosa piuttosto grave, visto che questo è il MIO blog.

Per questo, nella mia incommensurabile magnanimità, ho deciso di farti un regalo. Perchè voglio conservare memoria delle tue gesta e lasciare traccia tangibile ai posteri dei livelli deliranti che può raggiungere la mente umana, una volta varcata la fatidica soglia dei 45. Enjoy*.

*l'erogazione del servizio inizierà nei tempi e nei modi previsti dall'autore. Stay tuned.


E ora, torniamo pure a noi.