26 gennaio 2009

Niente più domande quindi

Lasciatemi semplicemente fantasticare.

23 gennaio 2009

E poi ci sono quelle volte in cui la vita ti risponde

E' la sera del mio compleanno. Del mio trentunesimo compleanno.
Per l'esattezza è la sera del giorno prima. Un martedì sera. Aspetto la mezzanotte con il sorriso stampato sulla faccia.

L'anno scorso non ho festeggiato. L'anno scorso ero affranta e spiazzata per quella cifra tonda, stanca, che mi ricordava la noia degli ultimi mesi. Mi ero concessa di rifugiarmi 72 ore tra i fiori e i cuscini colorati di un b&b fiorentino, regalandomi una sessione rigenerante di chiacchiere e massaggi con la Clo. Unica cura per il mio malessere. (Avevo anche pagato due volte il biglietto di andata in treno, ma su questo sorvolerò...)

E' la sera del mio compleanno. Del mio trentunesimo compleanno, dicevamo.
Per l'esattezza è la sera del giorno prima. Un martedì sera. Aspetto la mezzanotte con il sorriso stampato sulla faccia e di tanto in tanto lancio un'occhiata alla mia destra, a due occhi verde acqua. Di tanto in tanto lancio un'occhiata alla mia destra e verifico il livello di attenzione. Mantengo il contatto.

Qualcosa mi dà sicurezza. Le volte precedenti, in cui due mani gentili al cospetto del proprietario della pizzeria mi hanno fatto cenno, con estremo garbo, di allontanarmi dalla cassa. Quelle stesse mani (gentili e pelosissime, va detto) che hanno sfiorato il mio braccio, la schiena, la testa nei primi tentativi di avvicinamento. E la risata profonda che ha accompagnato quel modo un po' altezzoso, lascivo, di lasciar cadere la testa indietro dopo avermi inferto un colpo. Una battuta sui miei racconti, sulle teorie dell'uomo ideale, sul mio modo di pormi.

E' la sera del mio compleanno. Del mio trentunesimo compleanno, dunque. Per l'esattezza è la sera del giorno prima. Un martedì sera. Aspetto la mezzanotte con il sorriso stampato sulla faccia e di tanto in tanto lancio un'occhiata alla mia destra, a due occhi verde acqua. Di tanto in tanto lancio un'occhiata alla mia destra e verifico il livello di attenzione. Mantengo il contatto.

Poi in un soffio la mezzanotte è passata. Faccio per avvicinarmi alla cassa e riconosco il gesto galante che mi spinge via. Sottile lusinga. Mi avvio alla macchina e torno sui miei passi quando non vedo più la sagoma goffa del piumino, poco più indietro. Torno sui miei passi, vado incontro alle gambette magre e toniche che sbucano dal piumino goffo, i piedi leggermente aperti, in attesa. Una manciata di parole li raggiunge, lenta, quasi a bassa voce per trovare l'intimità. Grazie della pizza, dico.
Resto agganciata agli occhi verde acqua, sopra i quali un ciuffo di capelli brizzolati e folti si avvicina. Mani forti ed impertinenti mi afferrano il viso. Labbra morbide e calde si appoggiano decise sulle mie. Figurati. Buon compleanno maestra.

Mi allontano nello stordimento di un istante inatteso. Desiderato e inatteso. Girando l'angolo mi volto indietro, spingendo via il cappuccio. Il mio sorriso incontra luminosi occhi verde acqua che s'infilano in macchina sorridendo. La macchina mi aspetta, un finestrino si abbassa, una voce calda e sensuale, squillante e sicura, s'intrufola nella mia. Allora ti seguo.

E' la notte del mio compleanno. Del mio trentunesimo compleanno, quindi. La mezzanotte è passata in un soffio e nello stordimento di un istante inatteso, desiderato e inatteso, con il sorriso stampato sulla faccia, vado incontro ad una portiera color argento. Si apre liberando un ciuffo di capelli brizzolati e folti che mi vengono incontro, due occhi verde acqua a cui rimango agganciata, mentre mani forti e impertinenti mi afferrano il viso, labbra morbide e calde si perdono sulle mie.
E mi perdo anch'io nello stordimento di un istante inatteso, desiderato e inatteso. Nella notte del mio compleanno. Del mio trentunesimo compleanno.

Buon compleanno maestra.

11 gennaio 2009

Zapping esistenziale. Cioè...

Oscillo di qua e di là su ogni questione della vita.

Nello specifico: ho appena mandato un cv a Milano. Ho saputo di uno che ha mollato tutto per aprire un diving in Madagascar e mentalmente ero già proiettata su una spiaggia tropicale, bombole in spalla. Ho chiesto di fare l'aiuto istruttore ad un corso di muta stagna e poco dopo ho accettato di rifare un primo grado come istruttore.

Mi gira la testa.

09 gennaio 2009

Orgoglio femmineo

Il mondo è sessista.
Gli uomini sono sessisti.
Le coppie sono sessite.

Una volta potevo essere la compagna di sci ideale di Alz. Ora invece mi sento rispondere: "Mi spiace, ma partiamo proprio stasera per la Brunicata Uomini 2009". Questa usanza sessista, classista e profondamente discriminatoria nei miei confronti nemmeno esisteva prima che Alz si sposasse.

Mi accorgo così che sono entrata a pieno titolo negli anni in cui una trentenne single è forzosamente impegnata a schivare le cene di sole coppie, le vacanze di sole coppie con cani, i Capodanni di sole coppie sposate con bambini.
E pensare che fino a una manciata di anni fa una Brunicata di soli uomini + donnina single si sarebbe potuta meritare perfino un titolo in cartellone: Vacanze a Brunico.

Affetta da zapping acuto

Forse diventare grandi significa avere una vita senza troppi colpi di scena.

A trent'anni i genitori, il lavoro, gli amici, il sistema intero ti chiede stabilità. E io, francamente, non so come rispondere. Cosa significa stabilità?
Stare fermi per un po', mantenere un lavoro per un po', prendersi del tempo e non correre sempre a destra e a manca, almeno per un po', avere dei riferimenti emotivi almeno un po' sicuri, conoscere almeno per un po' la routine...?
A 20 anni ero pronta a cambiare lavoro come se si trattasse di un paio di jeans (ok ok, in realtà a 20 anni ero ancora all'università e i jeans li pagavo 30€, ma il senso è chiaro no?), oggi inizio a chiedermi se è colpa della crisi o dell'età se non mi cercano più come prima.
A 20 anni (questo sì, all'università!) cambiavo una casa all'anno come niente, ora invece non mi muovo per inerzia dando la colpa a spese, sforzo, scomodità di un'eventuale convivenza.
Ma soprattutto, soprattutto, a 20 anni avrei cambiato città/nazione/continente in un batter d'occhio. Ora invece sono mesi, anni che l'idea mi perseguita e non riesco a prenderla sul serio.

E' che sono una fanatica dello zapping. Geografico, emotivo, lavorativo. Uno zapping acuto, cronico. Esistenziale. Ecco.

08 gennaio 2009

Intermezzo

'...e quindi mamma vorrei spezzare la mia camera di adesso e spostare il pezzo con il letto, che fa da divanetto, nella camera grande e l'altro con le mensole e la scrivania nello studio'.

'E allora la camera matrimoniale la metti nella terza stanza? Guarda che non ci sta!'

'Mamy, cosa serve in camera da letto quando nella stanza accanto hai un armadio a muro di 8 ante e 2 piani? Basta il letto e un comodino...'

'Ah beh, sì... Quindi tu ti sposteresti nella camera grande?'

'Ehm. Mamma... no, io non dormirei più nella cameretta.'

****************

E' il crollo inesorabile delle certezze di un genitore. Temo di aver rimandato troppo questo momento per potermela prendere con loro.

06 gennaio 2009

Epilogo

Inizia a fioccare. Mi piacerebbe fermarmi e puntare il naso verso l'alto.

Mi porto in giro impigliato al cappotto l'odore del camino di fronte al quale abbiamo dormito abbracciati per 3 notti. Così mi piacerebbe puntare il naso verso l'alto, abbozzare un mezzo sorriso e sentire il sapore dolce dei gesti semplici che abbiamo condiviso.

Invece tiro dritto. La neve scende silenziosa in una cascata di bianco, pizzica il viso e si scioglie morbida sulla pelle.

Il calore della fiamma, il crepitio del fuoco, l'odore acre del fumo. Con tale cura e dedizione te ne sei occupato. Inutilmente. Solo bagliori improvvisi in quella stanza. Niente fuoco niente fiamme, niente odore pungente di fumo nel tuo cuore. Solo tempesta. E il tuo gelo in cui soffocare.

Neve, ricopri di candore l'amarezza per quello che avrebbe potutto essere, e non sarà.