06 marzo 2010

Chiedimi se sono felice

Ti guarderò incredula. Cercherò di sminuire per non sembrare troppo seria. Ironizzerò in senso scaramantico. Arrossirò leggermente.
Perchè va tutto bene. E' tutto 'semplice' e fila liscio come l'olio.

Poi tutt'a un tratto si complica. Arriva una paura irrazionale e travolgente che amplifica i battiti del cuore nel petto e appesantisce il respiro. Prendere aria diventa forzoso. Muovere un braccio un'impresa. Dire cose sensate un'utopia.

Io sono proprio innamorata. E mi sembra naturale come alzarmi dal letto, andare a fare colazione, accarezzare la Jessy, fare pipì.

E avere paura. Perchè inizio a pensare che sia naturale averne. Mi rassicura ripetermi che è fondamentalmente indice di saggezza.

Questa paura è quella del dubbio. Così io dubito.
Dubito di avere ragione e di continuare a sbagliare. Di essere troppo autonoma e di dovergli andare sempre incontro. Di dialogare per qualsiasi cosa e di sorvolare su certe cose. Di impormi e di appoggiarmi troppo. Di forzare il confronto e di lasciare superficialmente perdere.

Dubito ergo sum.
Non faceva così in latino? E l'unica cosa su cui non ho dubbi è che sto iniziando a convivere con le mie domande. Forse perchè alle domande trovo ancora una risposta.

Delle volte me la dà Uomo.
Altre volte mi si compone da sola nella testa. Mentre discuto, piango, mi sto per addormentare o salgo in treno.

E se un giorno non trovassi più risposte?
Mi dico che non importa, che adesso è meglio non pensarci. Atteggiamento che, oltretutto, mi pare fondamentalmente indice di saggezza.

Sì, sono felice.