14 settembre 2008

Sabato notte, ore 1.48.

Simone dorme nell'altra stanza.

E non l'ho sfiorato nemmeno con un dito. Non mi sono infilata il pigiama accanto a lui, non mi sono lavata i denti con la porta aperta, non ho bevuto la birra dal suo bicchiere, non ho fatto un tiro dalla sua sigaretta.

In pizzeria abbiamo riso come pazzi di tutto quello che abbiamo fatto assieme. Di tutti i modi in cui l'abbiamo fatto, i posti, gli orari. Curioso che non si ricordasse alcuni dettagli. Le chiamate in piena notte, il tono della voce più basso, le lacrime. Tutto quello che ha fatto stare male me.

Quella l'ho notata solo dopo un po'. Dopo un bel po'. Dopo circa due ore che parlavamo e ridevamo e ricordavamo. La fede. Un filo d'oro bianco luccicosissimo, senza nemmeno un graffio. Del resto, ha solo 2 settimane.

Così lui dorme nell'altra stanza. E sogna un'altra casa, una donna che ha rassicurato al telefono, un bambino con cui giocherà al suo rientro.
Mentre io scrivo sul mio computer, con la tv accesa di sabato sera. Come l'ho fatto di venerdì sera. Io penso agli uomini per i quali evito feste, ignoro messaggi, schivo sguardi. E alle donne per le quali tengo a bada l'istinto femmina che mi scalpita dentro.

Ringraziatemi. Una volta di più ringraziatemi. Finchè la solitudine, il desiderio, l'egoismo non prendono il sopravvento, ringraziatemi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

...........
non so cosa dire
forse perchè ho perso anche la voglia di pensarci a queste sensazioni che riempiono anche le mie giornate.

chissà se ricapiterà......
già.......