03 novembre 2009

In stazione

Due ragazzini, MASCHI, hanno il mio taglio di capelli. E a loro sta molto meglio che a me...
PORCA MISERIA!

28 ottobre 2009

Sono piacevolmente sorpreso dal tuo elegante ed ironico modo di affrontare la vita. Non è da tutti. Ma quale sarà il tuo lato B? Ci dev'essere per forza! Insomma, dov'è la fregatura?

Starmi dietro, tesoro. Riuscire a starmi dietro è la fregatura con cui devi fare i conti tu.
Smetterla di seminare tutti è quello che devo imparare a fare io...

Intanto, per favore, continuiamo a correre insieme.

20 ottobre 2009

Tanto brava ma... non si integra

Mettiamo che ci sia una Responsabile Comunicazione piuttosto bravina. Mettiamo che venga assunta da Capa Responsabile Immagine, che Capa poi passi per un pò sotto a Capo Direttore Marketing e che dopo la fase sperimentale venga ripristinato il rapporto paritario tra i due Capi perchè, aspetto non del tutto secondario, si dà il caso che Capa sia anche proprietaria della baracca indipercui, per ovvi motivi, non è il caso debba sottostare alla volontà di un responsabile esterno.
Ora, metti il caso che Responsabile Comunicazione sia spostata sotto Capo Direttore Marketing, che si instauri con lui un rapporto pressochè idilliaco di grande intesa professionale, stima reciproca e per questo anche efficienza e rapidità di reazione.
Metti però che ResCom sia lasciata fisicamente negli spazi occupati dall'Ufficio Infido di Capa, ma non abbia più l'esigenza di confrontarsi direttamente con lei, nè di comunicare le proprie assenze, o concordare le ferie, nè tantomeno di bere il caffè (occavolo, l'ho detto!) con i suoi sottoposti che non brillano per intraprendenza, lungimiranza, nè tantomeno per interessi o esperienze di vita. E soprattutto che sono totalmente assoggettati a Capa, motivo per cui a ResCom non hanno mai dato confidenza.

Metti anche che per motivi professionali ResCom debba rivolgersi regolarmente "ai suoi ragazzi" della lei Capa (come non manca mai di sottolineare di fronte agli esterni e spesse volte anche agli interni) e che ultimamente la faccenda si sia pure accentuata causa defezione di Ciavarina per frequentare un master in USA (notizia che ResCom ha accolto sottolineando l'importanza di fermarsi negli Stati Uniti almeno per una prima esperienza di lavoro dopo il periodo di studi).

A questo aggiungiamo che il resto dell'azienda, cioè i dipendenti tutti, attraversano il piano con un fare in un certo qual modo guardingo, salvo lasciarsi andare a commenti, battute e saluti più o meno espansivi quando arrivano all'altezza della scrivania di ResCom.

L'aspetto più sconvolgente, però, è che ResCom si è permessa di diventare veramente amica di Steph e dei suoi compagniucci di merende, Ziq e Bu, dei quali per inciso nessuno è sopravvissuto. Due si sono licenziati dopo un periodo di incubazione in cassa integrazione mentre il terzo ha fregato tutti giocando d'anticipo.

Soprattutto per questo, a quanto pare, ResCom si merita di stare punita. Così le è giunta voce che da circa 6 mesi la Sacra Famiglia si sia rivolta, a turno, a Capo per lanciare un chiaro messaggio: Sì sì, è brava. Ma... non si integra.

E ha un contratto in scadenza.

12 ottobre 2009

Oggi c'è vento fuori

Allievo mi chiama. Mi cerca. Mi chiede di Uomo. Chiede perchè non gli ho detto niente. Fa i conti che l'ultima volta che ci siamo visti (per una pizza di straforo prima di una commissione da fare assieme) Lui già c'era.

Fa la vocina, più o meno sorride. Si fa raccontare qualcosa. Fa anche una battuta che gli riesce male. Poi parla di altro.

E al momento dei saluti, con filo di voce tra lunghe pause, dice Sono in difficoltà.

Io abbozzo anche un tentativo di consolazione. Ma senza troppa convinzione. E lui dice Sono in difficoltà. Che vuoi che ti dica. Mi dispiace ma è così. Del resto sono sempre in difficoltà ultimamente.

E io? Che ti ho consolato veramente? Che ti ho tirato su quando non ti sentivi nemmeno più un uomo? Io che ho sempre saputo che stavo facendo tutto questo solo per te, e per quelle che ti avrebbero avuto dopo? Io che volevo darti ben più di quello che ti sei preso, che volevo dirti scegli dove vuoi andare e farti vivere a modo mio almeno per un week-end? Io che ho desiderato salire sulla barca dove l'avevi detto ma non mi hai mai invitata? Io che ti ho mostrato il mare e cosa ci può essere anche dove apparentemente non si vede nulla?

Io che ti ho aspettato tanto. Sono rimasta sospesa sulla soglia, con la porta aperta, in attesa...

In attesa di un soffio di vento.

Tu non sei mai arrivato.

06 ottobre 2009

Per il resto

Torniamo a parlare di cose serie: oggi è il primo giorno della mia nuova bicicletta. La precedente è durata esattamente 7 giorni. L'ottavo è stata rapita.

Capite che c'è un tantino di ansia al pensiero di rientrare in stazione questa sera e... puff, non trovarla più.

23 settembre 2009

Galeotto fu il tango

E così siamo sopravvissuti al primo mese e mezzo di frequentazione. Che il tempo passa veloce e le notti rubate al sonno sono quasi tutte nostre, mentre la fiera alle porte ruba ingenerosamente il poco tempo di veglia che resta.

Quando andiamo a ballare Uomo apre la serata con me. Poi ci separiamo, cercando fugaci intese con qualcun altro. Ma ritroviamo il nostro abbraccio per l'ultimo tango.
Io mi lascio distrarre dalle Sue scarpe. Quando con la coda dell'occhio intravedo il bianco e il nero della pelle distolgo l'attenzione dal mio ballerino, sbircio con la coda dell'occhio oltre la coppia risalendo alla caviglia per riconoscere il movimento delle gambe. Delle volte non sono nemmeno le Sue... Ma lo cerco. Appena la musica si interrompe, il vortice dei passi si ferma, la stretta si allenta, io guardo attorno in cerca della sua maglietta nera, dei jeans con le tasche, del bianco e nero delle scarpe.

Che ballo bastardo, il tango. Un uomo e una donna si cercano, si corteggiano, si sfidano, sfiorandosi ma senza incontrarsi mai. E' una storia d'amore che inizia con la musica e con la musica finisce. O perlomeno dovrebbe... Due corpi volteggiano, s'intrecciano, si avvicinano e si allontanano senza tregua. E' attrazione, magnetismo, desiderio. Se non è sesso questo... E dovrebbe finire con la musica?!

Ecco. La gelosia. Anche se non vorrei fa capolino. Sapere che è successo già due volte che si innamorasse di donne con cui ballava non aiuta a mantenere la calma e quando vedo qualcuna chiudere gli occhi e abbandonarsi a lui mi si stringe qualcosa nello stomaco e mille punti di domanda spigolosi e taglienti mi si rovesciano sulla capoccia. Allora cerco di razionalizzare, altro non si può fare.
Così lo guardo ballare. Lo guardo ballare e penso che è un sogno. E' un sogno un po' mio ed è un sogno che sia mio. Mentre balla è passionale. E quella passione io la conosco un po' di più. E' un po' mia. La determinazione con cui conduce, con la quale mi fa superare le indecisioni io la conosco un po' di più. E' un po' mia. E quel suo modo di ridere... Quando ride con me, per me, quel suo modo di ridere è un sogno ed è un po' mio.

E mi commuovo perchè è un po' mio. Perchè sta scegliendo me.

11 settembre 2009

Ops!

Sorvolando sul tentativo maldestro di parlare di un messaggio che era già eloquente di suo e sull'assurda domanda secca Ma tu sei uno che sparisce? che non so come m'è sfuggita stamattina mentre uscivamo di corsa per non arrivare tardi al lavoro (ebbene sì, ogni tanto scivolo sulle bucce di banana che le storienonstorie passate hanno disseminato lungo il percorso), ci mancano la traversata del deserto e una gita in deltaplano e poi possiamo festeggiare di essere sopravvissuti al primo mese di frequentazione!

Ollè!

10 settembre 2009

Fe(e)lin(g)

La Jessy non adora Uomo. Uomo non adora la Jessy.

Ovvero la Jessy è gelosissima di Uomo. Uomo detesta i gatti.

La questione non è di secondaria importanza considerando che:
1) la Jessy vive con me, e vive con me da mooolto più tempo di Uomo, che non vive con me;
2) la Jessy vive a casa suapropria e in questa casa Uomo è solo un ospite;
3) la Jessy è la mia gatta, ovvero lei mi è padrona più di quanto Uomo non lo sarà mai;
4) la Jessy è abitudinaria e tra le tante abitudini c'è quella di dormire con me;
5) la Jessy ultimamente soffre di solitudine ed è alla continua ricerca di attenzioni.

Per questi ed altri motivi una sera la Jessy ha azzannato Uomo durante un tentativo (maldestro, questo bisogna ammetterlo) di accarezzarla. Io ho aggravato la situazione chiedendogli di aiutarmi a metterle le gocce nelle orecchie (un'esperienza assolutamente truce) per cui la Jessy lo ha azzannato nuovamente. E fin qui nulla di nuovo per chi conosce la belva feroce.

L'episodio straordinario ci ha illuminati la mattina in cui, avvinghiata a Uomo, apro gli occhi e lui invece di dirmi Ma buongiorno! come sempre mi invita a guardare più giù. Più giù, beatamente allungata sulla sua pancia e in preda ad un attacco possente di fusa, c'era la Jessy.
Ancor più sorprendente è stato quel che i miei occhi hanno visto la sera, ieri sera: la Jessy appallottolata sulla maglietta che Uomo si era dimenticato, tutta intenta a farsi la toilette (che chi ha un gatto sa essere un rito che il gatto compie solo in un luogo in cui si sente perfettamente a proprio agio), tirando su anche la puntina della coda pur di farla stare esattamente entro il perimetro della suddetta maglietta.
E stamattina? Stamattina la Jessy si è fatta trovare su un giaciglio che, fatalità, corrisponde proprio al cuscino di Uomo, senza margine d'errore alcuno.

Immancabilmente scatta l'mms con cui documento il prodigio e commento: Sono gelosa! E la Jessy è un gran zoccola...

Dopo quattro ore vengo investita da un fulmine. Fa più o meno così:
Gelosa di una gatta? Figurati! Non hai motivo di esserlo.
Dove la trovo un'altra disposta a fare la notte in bianco per vedere il sole sorgere sul mare? Dove la trovo un'altra disposta a fare oltre 1000km in moto per assaporare i colori e i sapori di un'altra terra? Dove la trovo un'altra disposta a percorrere 20km a piedi per guardare la luna piena? Pressochè impossibile.
Certo ho ancora una questione aperta con me stesso e non voglio crearti aspettative nè vincoli.
Oltre a te? Da che ti conosco nessun'altra.

Resisto più o meno un'ora, leggendo e rileggendo, prima di scoppiare a piangere.
E pensare che non avevo chiesto niente...

09 settembre 2009

L'amore sposta le montagne. O Maometto. Qualcosa del genere.

Sei attrezzata per la montagna? chiede Uomo giovedì sera.
Certo, come no. Io che d'estate di solito vado in giù sicuro so di cosa stiamo parlando.
Una spesuccia da 170€ risolve la questione (pantaloni da montagna che fanno veramente un bel kiulo e pile bianco per sembrare un'adorabile palla di pelo, gli scarponcini sono prestati) e sabato pomeriggio, dopo una splendida serata glam sull'isoletta veneziana di San Servolo per la festa del Circuito OFF finita non proprio presto, partiamo per una scarpinata sul Baldo.

Il gruppetto è composto da un ragazzo di 27 anni Guida Ambientale Escursionistica e altre 7 persone assortite. Il mix è veramente carino e arrampicandomi lungo le trincee della prima guerra mondiale per vedere il tramonto dall'alto scopro tutto su alberi e boschi e intervento dell'uomo nel favorirne la crescita. Le 5 ore di camminata del giorno dopo invece saranno dedicate alla geologia: rocce e conformazione del terreno. Ma quante ne so!

L'arrivo al bivacco di Lavacchio, in territorio Trentino, è dopo 3 ore di marcia in parte fuori sentiero. Ci aspetta la cena, fiumi di Teroldego, delle tendine Quechua da due, un telescopio per guardare la luna quasi pienissima, Giove con le altre sue 3 lune e un falò con tanto di croste di formaggio abbrustolite. Uno spasso.
Nessuno ci conosce e viene spontaneo fare un po' la coppia.

In tenda fa veramente freddo. Uomo è un fornetto e mi si ghiaccia solo il lato del corpo che gli sta più lontano. Allora mi abbraccia tutto il tempo e ogni tanto mi gira come una fettina di polenta per scaldarmi su tutti i lati.
Io GONGOLO. Che non è l'ottavo nano ma il termine che meglio mi descrive in questo momento della mia vita.

Direi che tranne per quello spiacevole episodio del ragno in versione King Kong DENTRO la tenda (il giorno dopo un gemellino scalerà il pile di Uomo e l'intero gruppo capirà chi aveva dato in escandescenze durante la notte...) il primo test pare positivo: stiamo simpatici!
E poi, dovete ammetere che condividere (seppure a debita distanza) momenti caccapipì in mezzo alla natura, perfettamente consapevoli di avere le chiappine al vento, che magari c'è anche qualche filo d'erba di montagna che pungola, poca carta igienica e nessun bidè, essendo oltretutto entrambi in grado di immaginare perfettamente l'altro in tale faccenda affaccendato... significa che abbiamo raggiunto un livello di confidenza altissimo (o bassissimo). Quasi da coppia in effetti...

E oltre a questo, pur dormendo assieme tutta la notte, non abbiamo fatto niente! Ma proprio niente di niente! Quindi siamo una coppia?

04 settembre 2009

Io, in balìa di me.

Sono tanto felice e terrorizzata allo stesso tempo. Con il groppo allo stomaco e le crisi di pianto e un sacco di energia e tutto il resto. E anche tanto ammòre e notti insonni e week-end in giro assieme. Delle volte mi devo ricordare di respirare.

Insomma sono completamente fuori. E non è la menopausa! È una faticaccia ziobilli.

Ma cerchiamo di razionalizzare. Iniziamo da quello che abbiamo fatto.

1000 km in 48h in moto, per esempio, nel week-end che abbiamo organizzato in tempi record al Conero, che è diventato un venerdì sera di trasferta, un sabato intero al mare e una domenica di viaggio, schivando la pioggia lungo il tragitto Osimo - Macerata - Perugia - Lago Trasimeno - A1 – Verona.

Che cose strane sono successe. Stranamente belle. Certo, bisogna lavorare un tantino sulla sua tolleranza alcolica... Non si può che torni sbarellando dopo un solo quartino di Rosso Conero! Ma c'è tempo, speriamo, per migliorare le sue prestazioni etiliche.

Intanto la moto è veramente comoda e le mie chiappe paiono perfettamente conformi alla sella del passeggero, dettaglio non trascurabile. Anche il giro braccia è tarato alla perfezione con il suo giro petto. E la posizione delle gambe? Collaudatissima. Cosa che mi fa chiaramente pensare di essere proprio la persona giusta per stare lì dietro.

Magari se n'è accorto pure Lui, visto che ha commentato di continuo le cose che facevo con Bravissima / Ci hai già pensato? Allora sei bravissima / Già fatto? Sei veramente forte / Non ho mai avuto una ragazza così sveglia...
Che ragazze hai avuto, scusa?!
State pensando voi, esattamente come ho fatto io. Perchè siete distratti. O fidanzati/conviventi/sposati da un sacco di tempo per cui certe cose non le notate più... Avete letto bene la frase? Non ho mai avuto una ragazza così sveglia... Cioè mi ha definita la sua ragazza! Certo indirettamente, certo forse non proprio nel pieno possesso delle sue facoltà mentali. Ma la proprietà transitiva vale: in quell'istante sono stata la sua ragazza!

Ok ok. Vedo di ritornare sulla terra. Anzi, su un cucuzzolo. Perugia.
Finiamo lì per caso. Sempre per caso, ma senza grandi esitazioni, entriamo in questo ristorantino. Ancora a caso scelgo un tavolo per due, accanto al quale una celletta scavata nella parete di pietra ospita un simpatico gnomo. Ai suoi piedi bigliettini di tutti i tipi: volantini, scontrini, fazzolettini, bigliettini da visita. Tutti -ini. Uomo infila la mano tra le grate e inizia a pescare qua e là messaggi lasciati da chi è passato di lì prima di noi. Più o meno fanno tutti Caro gnometto, sono qui con il mio nuovo amore... È il nostro primo viaggio assieme... Spero di essere ancora qui per festeggiare il nostro primo anno... eccetera eccetera eccetera.

Anche noi scriviamo qualcosa! Dice Uomo, dopo aver rapito non meno di una decina di pensieri altrui. Io fortuna che già sono seduta, sennò sarei crollata come una pera cotta al cospetto di David Gnomo (che peraltro ricorderò sempre per una figurina dell'album delle figurine in cui era ritratto da dietro mentre si ripassava le chiappe con un asciugamano), con la bavetta alla bocca in preda alle convulsioni.

Appena recupero l'uso della parola gli dico di pensare lui a cosa scrivere. Storce il naso, ma gli serve poco per trovare l'ispirazione. E come se niente fosse, così, semplicemente, dice: Meglio di così...? È tutto perfetto.

Così, semplicemente, io rimango tramortita. Stordita. Stecchita.

La notte prima, dopo aver fatto l'amore per la terza volta (niente paura, in 12 ore) mi era successa una cosa strana. Mi ha assalita un bisogno irrefrenabile di uscire, di respirare aria, di camminare... Avevo bisogno di sfogare tutta l'energia accumulata in questi giorni con lui, di liberare l'intensità delle emozioni che sto vivendo. Mi sono sentita sopraffatta. È tutto così grande, così forte, così tutto e ovunque.
Sono uscita sul pianerottolo del B&B in mutande e reggiseno, con i vestiti e le scarpe in mano, girando la chiave nella toppa della porta ad intervalli regolari seguendo il suo respiro, incerta se affrontare una crisi di pianto o una crisi di iperattività. Nel dubbio, entrambe. Ho imboccato a gran velocità la stradina sterrata che porta sul ciglio asfaltato della comunale, divorando la salita tutta d'un fiato. Poi mi sono fermata per cercare un'altra via d'uscita, più sicura di una strada di campagna stretta e buia su cui si stavano avvicinando sparati i fanali di un'auto. La prospettiva di finire i miei giorni spalmata tra i colli del Conero mi ha imposto di restare lì, in piedi, un po' barcollante per la verità.

Mi sono girata e da lontano ho guardato l'agritur. L'agritur con lui dentro, sdraiato a letto a pancia in su, le braccia alzate sul cuscino, il ronzìo del respiro appesantito dalla cena tipica, in un modo che mi è quasi familiare. Da lassù riuscivo a vedere l'intera struttura, con il giardino e le colline dietro, e il recinto con le oche e un sacco di stelle. Il tutto avvolto in una luce tra il blu e il grigio scuro, ma luminoso.
Vedere tutto da lontano. Abbracciare con lo sguardo l'intera situazione. E restarne fuori. Prendere le distanze per rendersi conto, di più, di quello che si sta vivendo. E sentire i dubbi. Il terrore. La pienezza. La felicità.

Sono rimasta in piedi lassù per mezz'ora. Con il rigagnolo delle lacrime ormai secco, a tirare la pelle delle guance. E una gran voglia di esplodere.
Lentamente si è sopita. Così sono scesa, tornando sui miei passi, salutando le oche, forzando la respirazione per prendere più aria possibile. Ho girato la chiave nella toppa della porta ad intervalli regolari, immaginando di seguire il suo respiro. Poi mi sono seduta sul letto, l’ho sfiorato, si è svegliato e tutto è ricominciato.

Bello, intenso. Senza dubbi né terrore quando i suoi occhi azzurri accarezzano i miei. Solo pienezza e felicità. Così, semplicemente.

28 agosto 2009

Di nomi e soprannomi

Mix non va bene. Nonostante mi ribalti, mi frulli e mi shakeri alla grande Mix è un soprannome che non gli rende onore.

L'Uomo è il nome giusto.
Uomo è quello che è. L'Uomo che vorrei fosse per me.

In breve

OGGI SPACCO IL MONDO!

[Ciao Ale. Ti aspettavo!]

27 agosto 2009

Il KGB ci fa un baffo

La sua ballerina gli ha chiesto se si deve cercare un nuovo compagno per il prossimo anno.

Sgamati in pieno.

C H E F I G A T A!

26 agosto 2009

Scambi (non) verbali

Mix suona alla porta, entra, mi intima di spegnere i fornelli e mi schiaffa sul tavolo della sala quasi apparecchiato. Poi spegne la musica. Dice che vuole sentire che ansimo... La nostra serata inizia così.
La notte è lunga e movimentata. La mattina ci coglie impreparati ma con una doccia e un caffè si può affrontare quasi tutto. Così ci sediamo a tavola per la colazione. La conversazione è più o meno questa:

Prrrrrrrrrrot! esclama lui.

Momento di silenzio.

Siamo già così in confidenza? sono le prime parole che riesco a dire, cercando di rimanere seria.

E' tutta la notte che la tengo! E poi le mie non puzzano. Obietta convinto.


Capisco immediatamente che se in piena notte si alza per andare a fumare in balcone, com'è successo oggi, non è il caso di accompagnarlo.

25 agosto 2009

Sì, ho seri programmi per la serata.

Strani movimenti in azienda mi fanno pensare che vogliano defenestrare Capo, cioè l'unica persona degna di stima rimasta nella baracca. Io dimostro in continuazione la mia assoluta lealtà nei suoi confronti e in sua assenza assumo le vesti di talpa per mettergli qualche pulce nell'orecchio.
Ultima iniziativa in tal senso la mia di ieri che lo ha portato al contrattacco. Così ho vinto un pallosissimo quanto delicato lavoro da concludere con lui domani, con il quale riprendere possesso di un progetto che per poco non ci è stato sgrifignato dalle mani e segnare il territorio.

Quindi devo smetterla di pensare a quel ranocchietto della mia bellissima nuova nipotina, al fatto che solo ieri la tenevo tra le braccia e le davo il biberon. E ai messaggini che mi ha mandato Mix per chiedermi se ero arrivata da lei, per dirmi che s'immaginava il mio sorrisone di felicità e per assicurarsi che tornassi a casa sana e salva.
E devo smetterla di pensare anche che stasera viene da me e che non vedo l'ora di toccarlo e baciarlo e sentirlo ridere e anche farci l'amore e ho pochissimo tempo per fare la spesa, raccattare mutande e asciugamani usati da terra, svuotare il lavello dalle cose sporche, ritirare il bucato, far partire una nuova lavatrice, apparecchiare, avviare il sugo all'amatriciana, rendermi presentabile nonchè sessualmente irresistibile e filarmi la Jessy. Che stamattina mi veniva dietro e miagolando mi suggeriva le cose da fare: Oh, dammi da mangiare che la ciotolina è vuota! Oh, ricordati di pulire la cassettina che non ce la faccio più a tenere la pipì! Oh, sono due giorni che non mi spazzoli e son piena di peli in bocca!

E' che sono totalmente sballinata...

Ciao Maia.

E' la zia che ti parla.

Sei una ranocchietta molto carina e sento che non sarà difficile per noi essere amiche. I tuoi occhioni scuri stenderanno un mucchio di maschietti e già ti vedo, signorina, mentre sposti dietro l'orecchio i lunghi capelli neri.

La tua mamma pensa che sei bellissima e continua a dire che non è solo perchè ti ha fatta lei. E' una mamma forte e spesso intransigente, quello che ci vuole per farti crescere con le idee chiare su cosa è giusto e cosa invece è sbagliato. Ti capiterà di aver paura di deluderla, sai? Tu cerca di imparare presto a parlare con lei, e pensa che se lei ha grandi aspettative nei tuoi confronti è perchè ti vuole veramente tanto bene. Poi ti dirò un segreto: è umana come noi! Tienilo presente quando ti verrà voglia di sgridarla o ti accorgerai che, a modo suo, ti sta chiedendo di sostenerla e starle vicino.

Il tuo papà, che assomiglia molto a Homer Simpson, ti farà dannare per quanto è cocciuto e ti farà sentire in colpa ogni volta che ti arrabbierai con lui perchè immancabilmente ti stupirà con gesti di incredibile tenerezza. Ecco, pensa sempre che lui è nordico... e che ti devi concedere un giretto al Sud senza di lui, appena puoi. :)

Poi c'è la zia Batah. La zia Batah ieri sera ti guardava e ti sussurrava parole dolcissime. Credo che ti aspettasse con trepidazione e che in realtà ti volesse bene già da un po'.

Tu sei già stata al suo matrimonio e per un soffio hai scampato l'addio al nubilato, con la prova del vestito e i brindisi delle zie e i giochini sulla nostra vita in comune. Sei stata pure nella sua casa di Forni che eri una specie di fagiolino e io ci ho messo un po' a capire che eri proprio lì, mentre gli altri aspettavano la mia reazione con la cioccolata calda in mano (e il vin brulè, che di certo assaggerai presto). La zia Batah è quella che sa veramente un sacco di cose (non a caso la chiamiamo affettuosamente Maestronza) e se non le sa ci arriva con la deduzione e la razionalità. Lei è quella che più di tutte saprà farti capire cosa significa raggiungere il proprio obiettivo. Ecco, nonostante abbia fatto della parola il suo lavoro, difficilmente userà le parole per spiegare i suoi sentimenti. Dovrai capirli attraverso i suoi gesti.

La zia Lanah è la prima che è venuta a conoscerti. Pensava anche di essere l'unica, e ti conviene farle credere che è così come facciamo noi ogni tanto. Lei è una persona buona, riflessiva, emotiva, che ha deciso di affrontare un lungo e difficile percorso per conoscersi meglio ed è stata bravissima. E' sempre stata 'ammanicata con la Chiesa' e alla fine si è rivelata la più rivoluzionaria tra tutte. Fatti raccontare la storia emozionante del suo amore come fa lei ad ogni anniversario, e capirai che al mondo tutto può succedere e che la vita è piena di sorprese. Belle sorprese.

Infine ci sono io. Io sono la "zia figa", cioè quella single, cioè quella zitella. Non amo le definizioni e non sempre è facile descrivermi "tutta", perchè sono ingombrante, ma probabilmente sarò quella che più ti assomiglierà quando avrai 15 anni e t'innamorerai e penserai di poter spaccare il mondo e l'attimo dopo di non sapere cosa vuoi dalla vita. Beh, quando questo succederà io sarò lì. Imparerai a riconoscere il mio sorriso, a cogliere la mia ironia, a cedere a qualche dolcezza. Potrai immedesimarti nelle tante storie della mia vita intensa, vagabonda, disordinata, comunque sempre rispettosa di sè e degli altri. Liberamente, che sono pochissime le cose che mi mettono in imbarazzo.

Spero tu possa vivere con entusiasmo ogni piccola cosa che scoprirai. Gli amori, le gioie, le novità, lo studio, il cibo, la fatica, il dolore, lo sport, la macchina, le serate alcoliche, il sesso, viaggiare, le lingue straniere, il mare, i fiori in primavera, la neve, le vibrisse di un gatto, camminare scalzi, tuffarsi, il fuoco, le stelle cadenti, la nebbia, discutere dopo un litigio, il silenzio di un bosco, i racconti dei nonni... Soprattutto ti auguro di trovare delle vere amiche con cui condividere tutto questo, come ho avuto la fortuna di fare io con la tua mamma e le zie. E' bello diventare grandi e farlo assieme.

Noi continueremo ad accompagnare la tua mamma. E ora anche te... Benarrivata!

24 agosto 2009

La luna nera

Cerco di scendere dalla mia nuvoletta.
Domani si torna al lavoro e sarà tutto diverso e triste. Niente più colleghi simpatici, nuove insidie dalla prima linea, tanto lavoro in vista della fiera.

Ma soprattutto, soprattutto, niente più Steph. Che non è solo un ex collega simpatico.

23 agosto 2009

Non cambiare discorso dai non scherzare

Venerdì io e Mix avevamo previsto di andare a Gardaland (una delle tante cose che lui avrebbe voluto fare ma nessuno degli amici lo segue). Giovedì avremmo dovuto sentirci e organizzarci, ma è stato il primo giorno che non l'ho cercato io e lui... beh, non si è fatto vivo. Così gli ho scritto che era appena passata la mezzanotte, dopo una serata di stupida angoscia in cui mi sono fatta prendere dall'atroce dubbio: è un coglione pure lui?

No, non può esserlo. Se mi chiama esordendo con come potrei dimenticarmi di te, piccola? e ad ogni messaggio risponde con l'entusiasmo di un ragazzino. Se mi fa intendere che organizzeremo un week-end via in moto e mi porta a comprare il casco. Se parte alle 2.20 da casa sua, arriva da me alle 3 e il giorno dopo si alza alle 7 per andare al lavoro, e appena finisce torna da me e di nuovo ha la sveglia alle 7 per andare al lavoro. Se gli telefono all'improvviso chiedendogli di accompagnarmi due ore dopo a Pegognaga (Mantova) a comprare le scarpe da tango e mi dice "sì va bene" senza esitare. Se invece il negozio è chiuso e allora facciamo l'amore e la sera siamo sul lago a ballare e chissenefrega se non ho le scarpe da tango nuove ed è scontato che mi fermerò a dormire da lui. Se quando incontra un'amica si stupisce che io resti un po' indietro per non invadere i suoi spazi e ogni tanto gli viene da baciarmi anche in mezzo alla gente. Se tra un tango e l'altro tira fuori anche lui dallo zainetto un ventaglio. Se siamo già venuti assieme. Se le cose che gli faccio trovare (alle 7 di mattina!) sul mio tavolo della colazione sono esattamente le cose che solitamente si trovano sul suo. Se nei miei due ultimi giorni di ferie non solo mi sono alzata alle 7 per preparare la colazione ad un uomo, ma invece di tornare a dormire sono andata A CORRERE. Se dopo il tango mi imbuco alla festa dello Yachting Club di Torri (Grazie B.!) e balliamo come pazzi, ridiamo un sacco, ci cantiamo Vasco in faccia e torniamo a casa sbronzi come due sedicenni e la mattina dopo è già l'una e stavolta ha veramente da fare e allora mi riaccompagna a casa subito ma fa il giro lungo, veramente lungo, così lungo che ci mettiamo un'ora e mezza con tanto di tappa amarcord sulla diga. Se mentre mi saluta con un bacio dice "sono tornato indietro a 20 anni, come a Ferragosto" e io gli dico che è l'effetto che faccio io e lui risponde "direi proprio di sì" sorridendo e accarezzandomi il viso. Se l'idea di raggiungere i miei amici con prole (anche in arrivo, sì parlo proprio di voi!) nel Cese non lo spaventa. Se il prossimo week-end mi porta in giro in moto sul Conero, DAVVERO.

No. Comunque vada non sarà uno dei tanti.

19 agosto 2009

Dal tramonto all'alba (e poi di nuovo)

"E ora che facciamo? Andiamo al mare?" BUM! Esplodo di gioia.

Lungo la strada chiudo gli occhi e mi appoggio alla sua schiena grande. Non penso a niente in particolare, sto semplicemente bene. Benissimo. Riapro gli occhi un attimo per guardare avanti, e una stella cadente mi dice che è tutto ok. La vede anche lui, proprio lì di fronte, proprio dopo che ci siamo detti che quest'anno non ne abbiamo viste.
Alle 5 affondiamo in due krapfen appena sfornati accompagnati dal cappuccino di un distributore automatico. Attorno ragazzini e ragazzetti in condizioni più o meno pietose, appena usciti dalle discoteche di Jesolo. Arriviamo in spiaggia giusto per vedere l'alba, una strana alba rossa screziata di fumo nero. Ci dev'essere stato un incendio non da poco qui nei paraggi. Fuoco, cammina con noi...
"Ora andiamo a casa, ci chiudiamo dentro, e facciamo tutto quello che vogliamo tutto il giorno...". Chiedo una sigaretta. Così almeno il mio sì non arriva immediato... Anzi, provo anche a proporre di restare lì, che il costume ce l'abbiamo già addosso, che così facciamo il bagno, ma evidentemente non sono per nulla convincente. Due ore più tardi siamo in una casetta splendida, affacciata sul Lago di Garda, in una contrada con i campanacci delle mucche che addolciscono il silenzio e l'aria fresca della montagna. Un posto dove il verde è un verde acceso e l'azzurro è un azzurro intenso e il giallo del sole è un giallo più luminoso.

Rimaniamo lì fino a sera. Per 9 ore l'universo è chiuso in quello scrigno di pietra con gli scuri in legno, una scala di acciaio scuro che unisce due piani e il piccolo soppalco sopra la nostra testa. Ogni volta che riapro gli occhi noto un dettaglio in più: la finestra allungata con l'architrave arrotondato segnato da mattoni rossicci, il bianco delle pareti che a ridosso del soffitto diventa grigio, i comodini con il vetro sopra, le lampade etniche sui comodini, un neon che ancora penzola dai fili elettrici in attesa di trovare un lampadario. E la porta del bagno, interamente rivestito di marmo, con la doccia dove le sue mani, belle mani, hanno insaponato con delicatezza ogni centimetro della mia pelle. Finchè quello scrigno, quel letto, quella stanza li posso immaginare anche senza bisogno di riaprire gli occhi.

Alle 18.30 usciamo. Improvvisamente ci ricordiamo di avere sete, fame, di dover fare pipì, di rispondere al cellulare, tenuto acceso solo per seguire quasi in diretta l'arrivo della mia nuova nipotina già che nel frattempo sono diventata zia.
Così arriviamo sotto casa mia. E lui sale. E va via solo dopo mezzanotte, dopo aver fatto ancora l'amore. Di nuovo.

E' così che si chiude il Ferragosto più bello della mia vita. E anche il suo.

18 agosto 2009

Dal tramonto all'alba

Fa caldo. In moto si sta anche benino, ma l'aria che riesce a penetrare dai polsini della giacca è umida e il sollievo veramente poco. Così anche la mente è appesantita e non realizza bene la situazione.
Cerco di venirle incontro: sono comodamente seduta su un Transalp blu, non ho l'esigenza di abbracciare chi mi guida e quindi evito di farlo, lasciando che le mani si appoggino svogliate tra la mie gambe e i suoi glutei. Sodi. Sto andando ad una serata di tango, con tappa a Marostica lungo il tragitto. Ci sto andando con Mix.

La tappa a Marostica prevede salita a piedi al castello. Me lo mangerei st'omo che con 40 gradi all'ombra mi propone una sfacchinata del genere. Tanto più che all'andata la conversazione inevitabilmente langue, e non so se per la poca confidenza o per lo sforzo della salita. In discesa però le gambe vanno veloci e anche le parole aumentano il ritmo. La chiacchierata si fa interessante appena volge, immancabile, sui rapporti uomo-donna. Quest'uomo in particolare mi sembra uno che si attacca, che ha collezionato un discreto numero di casi umani, che è rimasto impelagato in una storia del passato. Su molte cose ci prendo, e la sua espressione non nasconde lo stupore di trovarsi con qualcuno che sembra conoscerti dopo una manciata di minuti passati assieme. Nemmeno io nascondo il mio stupore quando scopro che un anno fa lui ha ballato accanto a me e Santi il tango, in una villa sperduta tra i colli lucchesi.
La confidenza mi piomba addosso immediata. Mi pare di potermi avvicinare di più ora.

La milonga nella notte del 15 agosto non è affollatissima. L'atmosfera resa suggestiva dalle candele a bordo piscina compensa il pavimento ruvido e accidentato, terribile per ballare. Io a questo punto spero che balli con me, solo con me.
Ed ecco che si alza, tende le sue mani, le accompagna con il capo leggermente chino in avanti. E' un gesto così elegante a dare inizio alla nostra serata, alla splendida nottata, al giorno che segue fino allo scoccare della nuova mezzanotte...

Il tango con lui è un vortice senza fine. E' un uomo a condurmi con tale sicurezza, è un uomo quello che non cede alle mie esitazioni. E' un uomo quello in grado di farmi volteggiare su fiammelle accese senza il minimo timore. La testa gira, il cuore batte all'impazzata per stare dietro ai passi, la musica mi sorregge portandomi più vicina, e poi lontana. Il suo sguardo si fa insistente, lo sento che cerca impertinente i miei occhi, catturati dalla malizia del sorriso. Un sussulto ogni volta che sento il suo ginocchio aprirmi le gambe, il suo piede mordermi le dita, il suo torace lasciarmi lo spazio per una carezza alla caviglia. E dalla caviglia le mente si avventura al polpaccio, sale al ginocchio, sfiora la coscia, stringe i fianchi, afferra il petto e finalmente conquista quelle labbra... Cosicchè ad ogni cortina la sequenza sincopata del tango s'interrompe, e io mi accorgo che devo riprendere a respirare.
Non posso resistere, non voglio resistere. Ma quando il suo viso si avvicina per cogliere un bacio mi tiro indietro. Penso se succede qualcosa poi come farò quando ci ritroveremo in milonga? Come farò a rinunciare ad un altro ballo con lui? E come sarà senza l'attesa, gli inseguimenti, il desiderio che abbiamo condiviso fin'ora? Eppure io non posso resistere. Non voglio. E al ballo successivo, al primo giro, nell'immediato istante in cui le nostre labbra si avvicinano sulle note del candombe, è tutto il corpo che si incontra in un bacio.

Da lì sono piedi malmessi e gambe tremanti quelle che ci portano dalla pista allo specchio di acqua celeste subito accanto. Sono le 3 di notte.

[continua...]

15 agosto 2009

Ferragosto

In una manciata d'ore chiudo un Ferragosto e ne apro un altro.
Ho passato la giornata e poi la notte sul lago, con le mie bombole sulle spalle, la birra, una tendina a separarmi dal cielo stellato. Ora infilo il casco, nel bauletto della moto un abito leggero e le scarpe per ballare il tango. Dal tramonto all'alba a bordo piscina, un centinaio di km più in là.

Mi viene a prendere una persona di cui conosco solo la risata, che non può passare inosservata, e l'abbraccio con cui mi guida attorno a sè sulle musiche sincopate e gracchianti di vecchi dischi argentini, facendomi girare la testa.

Spero di ballare fino a perderla, la testa!

14 agosto 2009

Temporale

Mi ipnotizza.

Corro sul balcone a mettere in salvo i miei fiori (e già fa impressione sentire che io, proprio io, l'antibotanica in persona, l'orrore di ogni ciuffo verde, il demone dei giardinieri possiede delle piante. Vive. Cioè ancora vive!). Tiro dentro il basilico, il rosmarino, le roselline. Metto al riparo gli ibiscus e i geranei, compreso il loro bruco. Che in tempi di disgrazie anche le vecchie inimicizie si superano.
Poi mi piazzo sulla mia nuova panca da giardino in legno bianco.

Ogni tanto io e la Jessy ci miagoliamo qualcosa.

Lo scrosciare della pioggia, i lampi, il rombo del tuono costante, senza interruzioni, che come un boato di fondo fa la base. Se ti concentri sulle luci, sulle schegge di gocce bagnate che ti arrivano addosso, il rombo costante dei tuoni lo puoi quasi dimenticare. Come i miei pensieri.

02 agosto 2009

W gli sposi (ma soprattutto le amiche della sposa)

Ed eccoci.
4 sorrisi che cercano una sposa, quattro sguardi pieni di affetto che sorreggono una voce tremula, mentre quasi sottovoce dice "...per tutta la vita".
Quattro mani ogni tanto raccolgono una lacrima da sotto un velo di tulle bianco e si stringono forti l'una con l'altra.
5 amiche. Semplicemente 5 amiche. 5 voci che quasi sottovoce ripetono ancora "...per tutta la vita".

28 luglio 2009

Giap all'ora di punta

Tanta tanta tanta voglia di giap è rimasta frustata dalla mia malsana idea di ordinare un'insalata.

Per quanto giap, l'insalata mangiata con le bacchette, in un locale giap in cui c'è altra gente più abile di te con i cibi giap (ma poca, che quindi ti nota per forza) è una vera agonia.

23 luglio 2009

Al via il nuovo casting!

Vuoi far parte anche tu dell'albo d'oro di Chatouche? Sono aperte le iscrizioni per l'ultimo casting!

I candidati sono pregati di fornire un'accurata descrizione della propria persona senza tralasciare:

  • caratteristiche fisiche rilevanti (a parte le 3 dimensioni altezza, larghezza, profondità mi riferisco a pettinature strane, nasi particolarmente pronunciati, gambe a 8 e così via)
  • età
  • domicilio a casa dei genitori
  • ex mogli o figli a carico
  • motomuniti (e intendo MOTO, gli scooteroni non valgono)
  • lingue conosciute ed esperienze all'estero
  • eventuale brevetto sub.

Chatouche ha deciso di darci qualche dritta per affrontare al meglio le prove fisiche rispondendo ad alcune semplici domande. Prendete ispirazione!









Uomini, fossi in voi non aspetterei un minuto in più. Mandate la vostra candidatura!

La prova. 2.

Sono stata brava stasera, ho resistito. Eravamo in macchina assieme.

Nessuna stranezza. Solo ai saluti finali mi ha stretta forte. Io no. Mi ha schioccato una serie di baci sul'orecchio. Io no. Non ho abbracciato, non ho baciato se non cordialmente su una guancia, io. Staccandomi non ho guardato negli occhi.

Ora che sono a casa non dormirò. Ma nemmeno piangerò. E non mi getterò sul gelato alla panna con mirtilli e lamponi freschi. Fatto fuori ieri notte... E' così che si inizia a guarire? Per lo meno non subisco passiva il suo tripudio di negazioni ma dò il mio contributo attivo al duello.

Certo che lui... Lui non fa neanche una domanda.
E' così facile costruire la distanza, quando due persone credono di volersi bene? E' così breve il tempo che da amanti ci trasforma in estranei? Soffoco il disagio fisico che mi causa l'iprocrisia dei silenzi con cui ci siamo difesi.

Mentalmente faccio l'elenco dei cd che finalmente stasera gli ho lasciato. Gal Costa, Nitin Sawhney, Gabin... Ne restano altri quattro, ma non penso serviranno per chiudere il rituale: stasera ero pronta. Non me li restituirà, sono un regalo. Non un gesto gentile. Solo uno dei miei regali.

22 luglio 2009

La prova. 1.

Non sente la mia mancanza, non sente la mia assenza.

Al bar parla col pdm della sua barca, degli ultimi week-end che è andato a vela, dei suoi bambini. Io mi sento totalmente TF (tagliata fuori). Io SONO totalmente TF. E quello che sta raccontando l'aveva prospettato a me tempo fa. Saggiamente avevo commentato con un sarcastico Non riesci nemmeno a portarmi a cena fuori, cosa vuoi parlare di week-end in barca. La frase dell'esorcista, della volpe che non vuole ammettere di essere troppo bassa perchè l'uva la noti (più o meno questa era la storia).

Io respiro lentamente. Respiro lentamente e dico vado, buonanotte a tutti. Per la cronaca io che me ne vado prima che la serata finisca non si è mai visto. E infatti resto. Resto senza troppa convinzione ma perchè lui dice di aspettare che finisca la sigaretta. Due volte lo dice. Pesando le parole e il tono della voce e guardandomi in faccia.

Allora aspetto. Ma al momento di andare saluto velocemente sulla porta del locale e vado in bagno. Così non rischio che restiamo soli. O che si capisca che sono io che lo voglio. Quando risbuco fuori e mi muovo verso la macchina lui è andato via. Sul serio intendo. Non mi ha aspettata, non mi ha cercata, non mi ha chiamata. Un tripudio di negazioni.

E' talmente semplice.
E doloso.
Fa male kazzo.

21 luglio 2009

Immancabile arriva la resa dei conti

Respira lentamente. Respira lentamente. Respira lentamente. Respira lentamente. Respira lentamente. Respira lentamente.

Lo sapevo che sarebbe arrivato. Sms di Allievo sulla lezione di stasera.

Respira lentamente. Respira lentamente. Respira lentamente. Respira lentamente. Respira lentamente. Respira lentamente.

Ce la posso fare a superare la serata. Ce la posso fare.

Respira lentamente. Respira lentamente. Respira lentamente. Respira lentamente. Respira lentamente. Respira lentamente.

Chiedi e ti sarà dato

Ed eccolo il fuoriprogramma!

Vinco una gita allo stabilimento di Pordenone con una troupe tedesca che deve realizzare un documentario. Scatta immediata la telefonata: Steph, scommetto che hai assolutamente bisogno di farci un salto pure tu. Mi accompagni?

Così è di nuovo pini marittimi della A4, guado sul Meduna, crudo di San Daniele. Finalmente una giornata slow di grasse risate. Sempre le solite, con le lacrime agli occhi e i singhiozzoni che uno sguardo di sfuggita scatena e riscatena e riscatena di nuovo.

Non voglio doverci rinunciare. Mai.

20 luglio 2009

Letterina a Babbo "Steph" Natale

Avrei voglia di una giornata tipo Navigli/SalonedelMobile ma con meno sbattimento di strada da fare come Valeggio/tortellini, un buon Pimm's serale vedi EstateDueMilaOtto, una nota bucolica quale Codroipo/panealleolive e zero discorsi/pensieri su donne/uomini vari e pur sempre inutili. Tutto assieme.

Capito Steph?

15 luglio 2009

Oggi mi sento più o meno come un calzino dimenticato nella lavatrice.
Un calzetto di spugna che una volta era bianco (più o meno negli anni '80, quando andava di moda) e ora è grigetto. Di quelli che si sono asciugati ancora tutti stropicciati dalla centrifuga e sono finiti appiccicati sul fondo del cestello. Aspetto pazientemente che qualcuno si accorga di me e mi stenda. E non è una questione interiore, ma puramente fisica (e anche vagamente allusiva).

Fortuna che c'è il lavoro.
Da giorni la mia mente vorrebbe librarsi nel cielo limpido delle grandi idee creative e invece resta incollata sul fondo del cestello. Credo proprio che per oggi il massimo che riuscirà a produrre sarà odore di bucato umidiccio. Domani potrebbe arrivare a produrre frammenti di fazzoletti di carta dimenticati in tasca. Dopodomani persino uno strato di tenue rosa su mutande e magliette.

Poi è già week-end. E azzeriamo tutto.

11 luglio 2009

Di Imprevisti e Probabilità

E ad un certo punto, l'Imprevisto.

Arriva dolcemente, sottoforma di pat pat sulle chiappe pelose. E' accompagnato da una vocina bassa bassa che sale da lontano, dal dormiveglia. Jessiiiiiii... Jessy sveglia, dai. Suppo (espressione tipicamente friulana) che voglio togliere questi cartoni. Inizialmente pare innocuo, attutito com'è dal limbo del sogno. Ma seppure gradualmente, morbidamente, delicatamente, lo stesso ci sveglia, ci costringe ad alzarci, guardarci attorno e prendere atto del cambiamento.

Così la Jessy ora è seduta. Il suo sguardo giallo vagamente scocciato sbuca dalle doppie palpebre ancora lente per il sonno interrotto bruscamente. La coda sferza il cuscino. Prima a destra. Poi a sinistra. Destra. Sinistra. La punta rintocca sul cartone, segnando il tempo come un vecchio metronomo. Il via vai dalla sua stanza le pare continuo, fastidioso, veramente insopportabile. E' giunta l'ora di muovere il suo regale di dietro e cambiare aria.

L'impatto è quello di un fulmine a ciel sereno. Che dico, di una secchiata d'acqua gelida sulla pelliccia lucida.
Qua è cambiato tutto!!! Non ci sono più i miei angolini preferiti in cui rifugiarmi, le sedie della siesta pomeridiana... C'è un lettone nuovo dove prima c'erano libri e scrivanie e borse di sub a terra... E questi mobili, da dove arrivano?! Devo vedere, devo toccare con zampa, devo capire... MIAOOOOO! Apritemi queste ante, subito! MIAOOOOO! Fatemi entrare in questi cassetti!

Jessy gira per la casa come un ossesso, la coda bassa: ogni giudizio è sospeso, prima deve studiare la situazione. Tutto è nuovo, diverso. Tutto è caotico e disordinato e anche impersonale. E poi ci sono certi odori che arrivano da fuori. Odori di altro, per nulla invitanti! E tutto questo è successo mentre schiacciava un pisolino!!!
Ho bisogno di un momento di tregua, devo riprendere fiato. Questa è una rivoluzione e nessuno mi ha detto niente! Meglio che mi prenda qualche minuto per rielaborare. Qui ci vuole il mio cuscino da meditazione! Eccoci, quella è la porta. Saltiamo qualche ostacolo... hop! Schiviamo questi bruti che hanno invaso e stravolto tutto e finalmente... finalmente... NOOOO! E' UN INCUBO! DOV'E FINITO IL MIO POSTO?!

Durante la mezz'ora successiva Jessy si appiccica ai suoi padroni e li segue come un'ombra, miagolando di tanto in tanto per ricordare della sua esistenza. Aspettami! Non lasciarmi qui sola! Non voglio perdermi...
Calano le tenebre. Nell'oscurità, ormai sconsolata e rassegnata ad ammettere lo stravolgimento in atto, non le resta che accucciarsi sul nudo pavimento, in mezzo ai rottami. In quel punto una volta si ergeva il suo posto. E ora il niente.

**********

L'indomani è una bella giornata di sole che illumina d'insolito la grande sala. Le finestre, finalmente libere dalle tendine di lino finemente ricamate, svelano un nuovo spazio in cui c'è posto per volumi colori linee figure voci note cibi fiori profumi carezze sapori diversi.
La Jessy ronfa della grossa su un vecchio cuscino a quadratoni del rigido divano in legno, icona del modernariato fineanni'70primianni'80 da cui è stato ripescato (Miss Italia per te continua!).
In fondo anche qui sopra si fanno dei bei sonni... più ampi, più spaziosi. Pieni di luce che inizierà di nuovo a posarsi sulle cose, assieme alla polvere che rende tutto più familiare.

Sotto il frastuono, dietro lo smarrimento, oltre il caos ecco fare capolino l'Opportunità.

08 luglio 2009

Filosofia felina (saltami addosso)

Interno casa.
Mattino presto.
Marci, Rina, io, Jessy, 5 traslocatori.
Rumori di fondo: cartoni spostati, voci maschili, direttive, movimentazione mobili, passi pesanti.

In primo piano il viso concentrato della Rina, l'espressione sorniona del Marci, il mio sguardo assonnato. Stiamo traslocando! Cioè, tecnicamente sono i miei che traslocano. Io resto.
Nel marasma più totale Jessy si ancora saldamente al suo posto: 2 cartoni con i miei libri del liceo piazzati esattamente sotto la finestra dello studio, uno sopra l'altro. Da più o meno 15 anni Jessy si acciambella lassù, sul cuscino impeluccato che ormai potrebbe essere usato come calco della sua effige. Del resto 3 kg e mezzo di gatto lasciano il segno.
Nel quarto millennio il fossile della gomma piuma marchiato dalla felina sindone contribuirà a ricostruire le abitudini dei gatti degli anni 2000: dormire per avere le energie necessarie a fare le fusa che servono per ottenere da mangiare in vista dell'ora dei giochi. Bella vita.

Insomma, Jessy è abbarbicata (come Annette... che ha un fratellino, si chiama Dani ed è piccolino) sul suo cuscino, in cima ai suoi due cartoni, sotto la sua finestra, nel suo studio. E a pochi centimetri 5 persone svitano, smontano, spostano, scaricano, accatastano, trascinano, spingono, rimontano. Tutto questo mica in silenzio... E lei non fa una piega. Lei ha gli occhi chiusi, la coda immobile, le zampe rannicchiate sul muso. Solo gli impercettibili movimenti delle orecchie tradiscono che sa. Ma niente, lo stesso non si scompone. Elegante non si lascia disturbare. Nobile, ignora.

Senza che aspettiate il quarto millennio, io ora vi rivelerò qual è la filosofia che guida l'intera esistenza di un gatto, ed in particolare del mio: se io non lo vedo, semplicemente non esiste. Occasionalmente declinata nella formula Se io non ti vedo, tu non mi vedi di quando, sgridata, si 'nasconde' rivolta verso l'angolo di una stanza. Come se bastasse darmi le spalle per farmi sparire dal cosmo.

Ora io sperimenterò questa teoria per far sparire definitivamente qualcuno che già mi sta aiutando molto sparendo per conto suo.

07 luglio 2009

Ti faccio vedere chi sono io.

Trenitalia ha voluto ricordarmi subito con chi ho a che fare.
Il vero vantaggio di venire al lavoro in treno è l'orario di uscita: 17.45. Mai successo! Arrivo in stazione perfetta per salire sull'Es del rientro delle 18.08. Che alle 18.25 ancora non si è visto. Finalmente l'annuncio: 40 minuti di ritardo. E' la mia fortuna biblica. La mia capacità di essere sempre al posto giusto nel momento giusto!
Faccio a tempo a salire al volo sul R delle 18.16 (eggià, perchè tra le 18.05 e le 18.16 Trenitalia ha concentrato ben 3 treni per Verona, salvo che dopo questo orario il primo utile è alle 19.05) e arrivo a Verona alle 19.25.
Insomma arrivo a casa poco prima delle 20. Magro risultato.

Poi suona il campanello e arriva IzVet con 2 Tuborg Light, la bistecchina per sè e le tegoline anche per me. Poi guardo la Jessy che si rotola proprio al centro del pavimento della sala quasi completamente vuota. Poi risuona il campanello e arriva ManuVet con bottiglia di Prosecco e trancio di salmone per sè e anche per me. Poi guardo la Jessy che si rotola proprio al centro del pavimento dell'ex camera matrimoniale, che sembra immensa con solo l'armadio e il mio lettino singolo. Poi tiro fuori i Bibanesi che uno tira l'altro, altro che ciliege. Poi sento la Jessy che miagola e si risponde da sola con il rimbombo dello studio quasi vuoto. Ho capito Jessy che qui sei tu la padrona, dai ora spostati. Poi spipazziamo allegramente sul balcone parlando di kazziemazzi, che sia chiaro ai vicini cosa li aspetta d'ora in poi.

E nel frattempo faccio della mia stanza cartoni. Riassumo la mia vita in qualche decina di cartoni. Ma forse qualche centinaia.
Significa inevitabilmente ripercorrere piccoli grandi momenti del passato, interrogarsi sul futuro. E non trovare risposte se non il desiderio di cercare ancora e di continuare ad essere curiose.

E fiduciose.

06 luglio 2009

Ok, ci provo

E' deciso. Domani sveglia alle 6.30 e treno. Gasp.
Sarà che dopo aver spacchettatospostatopulitomisurato in casa si alzano tutti all'alba per l'arrivo del primo camion del trasloco, sarà che ho fatto due conti sulle spese che inizierò a sostenere io. Bollette, internet, rifiuti, spese condominiali... C'è poco da scherzare!

Quindi ora spengo e faccio nanne. Domani è un altro giorno. Che inizia decisamente presto!

03 luglio 2009

Senza fine

Oggi si conclude la seconda parentesi belga dei miei.

Sono partiti da poco, dopo la mattina dell'ultimo giorno di scuola passata a salutare.
Ciao. Ci rivediamo. Scriviamoci. In bocca al lupo. Guarda che ti vengo a trovare. Allora organizziamo di andare da Menchu a Tenerife. Ricordati che la Patagonia ci aspetta. Tanto a dicembre sono di nuovo qui in vacanza.

Tante volte ho lasciato un posto. Tante volte ho detto addio. Tante volte ho voltato pagina. Fisicamente intendo. Geograficamente.
Abbandonare un luogo della mente non è da meno, ma abbandonare anche un luogo fisico è un'esperienza totalizzante dalla quale non si può sfuggire.

Io ho chiaro davanti agli occhi il finestrino posteriore di destra della Lancia Dedra bordeaux che mi ha portato via da lì, da SHAPE. Era il primo settembre. Presto, molto presto. L'aria era fitta di gioccioline di umidità e il sole stentava a trovare la via nella coltre grigia che chiudeva il cielo. Ma tutto sommato faceva caldo. Ricordo il terreno piatto che scorreva oltre il vetro, tante tinte di verde, le betulle, le casette verticali finte, quelle senza grondaie nè tettoie nè persiane nè recinti nè bidè.

Ricordo anche perfettamente com'ero vestita: bermuda (no, non sta succedendo ancora...) e dico bermuda bianchi con fantasia floreale nera (aaaargh!), camicia senza maniche nera, scarpe da ginnastica di tela violette con calzettino di spugna bianco in vista (Bastaaa! Mettete fine al mio delirio!). La sorte si accanì su di me quella volta perchè causa ritardi nell'arrivo dei traslocatori fui costretta a girare in questo stato per la fighetta città di Verona per ben 3 GIORNI, e per di più con 30 gradi all'ombra. Mi chiedo ancora come è potuto succedere che gli autoctoni mi rivolgessero la parola.

E poi le Alpi. Le Alpi si riconoscono subito, dopo 10 ore di macchina attraversando l'Europa da Nord a Sud. Si riconoscono anche rispetto alle altre montagne. Per me erano casa. Segnavano l'arrivo in Italia, la fine di un lungo viaggio, il ritorno. Quel giorno erano più alte, più maestose, più scavate del solito.
Avevo chiara che una parte importante della mia vita stava finendo ma sapevo che me la sarei portata con me per sempre. Un po' come i bermuda bianchi a fantasia floreale nera.

I miei dubbi erano gli stessi di adesso: come faccio. Come faccio a raccontare, a far capire, a condividere con chi non c'era e non ha visto e non può sapere?
Non ricordo se ho pianto. Ho il dubbio di non averlo veramente fatto. Ho imparato lì lo spirito di accettazione, il quieto fatalismo, la fiducia verso quello che deve venire. Ho conosciuto lì la nostalgia che costantemente mi accompagna.

E mi strugge il cuore, ora come allora, per l'ennesima fine. E' la pienezza delle cose belle legate a quel luogo ad appesantire il cuore, è il pensiero della gioia che ci ha regalato, delle persone che ci ha fatto scoprire, di quei noi stessi che avevamo imparato a conoscere così. Mentre ora, altrove, diventeranno inevitabilmente altri.

E tutto ricomincia. Altro giro, altro regalo. Con il conforto di sapere che almeno avremo una chance per riscattarci da quegli assurdi bermuda bianchi con fantasia floreale nera.

02 luglio 2009

Treno sì, treno no

Il mese di luglio è abbastanza anonimo per eseguire un piccolo test di mobilità.
Non essendo denso di impegni come settembre o aprile, nè sfacciatamente vacanziero come agosto, si presta a verificare il reale vantaggio (ma più che altro la mia personale capacità) di convertirmi da pendolare della A4 a pendolare della tratta ferroviaria Verona-Vicenza.

Una piccola ma accurata analisi dei costi ha evidenziato che un abbonamento Es (non mi vorrete mica immaginare tutta sudaticcia stipata nei vagoni angusti e affollati di un regionale?) da 94,50€ + un abbonamento agli autobus veronesi da 25€ per un totale di 120€ mi farebbero risparmiare esattamente 180€/mese rispetto a quanto abitualmente spendo per andare al lavoro. Solo per andare al lavoro! Se penso a quanto corrisponde in un anno... 2160€. Quante cose potrei fare con tutti quei soldi?
Se avessi il bisogno di muovermi comunque in macchina potrei usarla 2 giorni a settimana e ancora risparmierei. Detta così non sembra male.

Poi però bisogna considerare gli orari. Sveglia alle 6.40 (contro le 8 di adesso), autobus alle 7.17, treno alle 7.59 con arrivo a destinazione alle 8.29 (un'ora prima di adesso). Uscita alle 18.40, treno alle 19.05, arrivo a Verona alle 19.35 e poi autobus e a casa più o meno verso le 20.
E' ATROCE! Già così il tempo che dedico al lavoro è decisamente eccessivo. Farei impennare il monte orario giornaliero dell'ufficio a ben 13 ore!

Per fugare ogni mio dubbio aggiungo: esposizione alle intemperie, tragitti a piedi, stress da ritardo, ansia di perdere bus e treno, rischio scioperi, pc portato a spalla (+ 8kg), scarpe di riserva a spalla (+ 1kg), viveri per la giornata a spalla (+3kg), borse della palestra a spalla (+ 5 kg)...

E intanto che valuto i pro e i contro sono già passati i primi 3 giorni di validità dell'abbonamento. Quello ipotetico, che non ho ancora fatto.

01 luglio 2009

Intimamente vintage*

*AAA: l'argomento trattato in questo post è d'interesse prettamente femminile. Tu, uomo che ti accingi a leggere, lo fai a tuo rischio e pericolo e nel pieno delle tue facoltà mentali. Si declina ogni responsabilità.

Mi chiedo come sia possibile che io sia rimasta così indietro in tema di contraccettivi. E non è una questione di secondaria importanza.

Una volta fui la pioniera dell'utilizzo della pillola tra le mie amiche. Del resto fui la pionera di tutta una serie di eventi che segnano l'ingresso nella fase adolescenziale, meglio conosciuti come "diventare signorina", "il primo bacio", "la prima volta". E non a caso le mamme mi affidavano le proprie figlie per comprare i primi reggiseni. Certo tutto questo dopo aver scoperto come nascono i bambini, cosa successa oserei dire in tarda età.

Avevamo 11 anni io e la Clo. Eravamo 2 pischelle emigrate in quel paese piatto e piovoso del Nord Europa. Giocavamo a calcio con gli Italiani, spiavamo da lontano gli Americani, andavamo dietro ai Greci, evitavamo i Turchi, snobbavamo i Belgi. Eravamo in grado di esprimerci comprensibilmente in 3 lingue e nei 10 mesi precedenti avevamo visitato almeno almeno un paio di capitali europee, quando il pacchetto turistico Capitali Europee non era ancora stato inventato. Avremmo potuto snocciolare in un batter d'occhio, senza esitazioni, le nazioni della compagine del Patto Atlantico. Ma spiegare come nascono i bambini... No, quello proprio no.
Un giorno, rientrando a piedi da scuola che avevamo già imboccato rue Finsen, fu la Clo ad aprire la porticina e affacciarsi sul Nuovo Mondo.
Ci vedo più o meno così (e so di sbagliare di poco): 2 nane avvolte la prima in un Lloden scuro con berretta di lana merinos azzurra marchiata sulla fronte dalla C (ti prego Clo, perdonami!), sotto quella gonna rossa coi volants o in alternativa quella gonna scozzese con spillona da balia, calze di lana spesse bianche e scarpa scamociata stile Clarks; la seconda (ma perchè mi voglio così male) insaccata in una giacca a vento fino sotto alle chiappe di colore azzurro sbiadito, calze bianche con la riga dietro e tutte tempestate di pizzo a fiori e completino di felpa violetto con minigonna.
Da due avanguardiste dello stile metropolitano quali eravamo agli sgoccioli degli anni 80, non potevano che uscire codeste parole:
Chat, non puoi capire cos'ho scoperto... Hai presente 'il coso', no? E 'la cosa'? Ecco. Pensa che uno s'incastra coll'altra... E' così che nascono i bambini!!!
Nooooooooo! Daiiii?! Ma che schifezza non è possibile!!! A me avevano detto che era il bacio con la lingua! Io l'avevo capito che non poteva bastare così poco -sapientina- ma così è teribbile!

Il resto della nostra educazione sessuale, per i successivi 3 anni e mezzo almeno, si è interamente fondato sulle paginette in formato tascabile di Top Secret, l'equivalente francofono del Cioè, come avremmo scoperto poi. Tranne una piccola parentesi televisiva... di homevideo per la precisione. Ma questa è un'altra storia.

Tornando al motivo sconcertante di questo post, la mia esperienza in tema di contraccettivi è passata attraverso: Fedra, Practil 21 e qualcos'altro di matrice tedesca, Loette. Poi il nulla. Nel senso che mi sono affidata al minimo sindacale.
La mia idea è che se devo bombardarmi di ormoni almeno sia per qualcosa che ne vale la pena... Non produrre pargoli indiscriminatamente è di sicuro un argomento più che valido, ma nella mia testolina ci vuole qualcosina in più, qualcosa di simile ad una relazione pseudostabile, ecco. E' chiaro che è una presa di posizione discutibile, e ci hanno già pensato a farmi mille ramanzine le ragazze della Comune, ripetendomi le stesse identiche cose che ripeto a mia volta a chi fa come me.

E mentre io ero impegnata a fare e subire ramanzine il mondo si è evoluto.
Già non ho avuto l'onore di usare le trifasiche, ma soffermarsi su questo aspetto significa sottolineare in maniera lampante quanto io sia rimasta indietro. Perchè nel frattempo sono comparse delle cose PAZZESCHE. I cerotti per esempio! Mi pare l'altro ieri che le donne rivendicavano il loro diritto alla pillola e ora basta un quadratino di plastica traspirante piazzato nei posti più impensabili: sotto i reggiseni, sulle chiappe, un polpaccio... E dura una settimana! Cioè invece di avere la sveglia sul cellulare tutte le sere attorno alle 22, come intere generazioni di ragazze hanno fatto, basta che te ne ricordi una volta alla settimana. E' abbastanza chiara la portata di quest'innovazione?
Ancora mi devo riprendere da questa scoperta ed ecco che anche il cerotto rischia di essere soppiantato. Da... da... Non riesco quasi a dirlo. Un anello! Che è il concept che tira di più ultimamente da quelle parti lì, le parti intime. Anche questo è un cerchietto di gomma ma senza la levetta on/off. E dura 21 giorni! Cioè lo posizioni e poi te ne dimentichi per un mese intero! Anzi, puoi anche fargli prendere 3 orette d'aria ogni tanto. Giusto per sentirti più libera.

Ma io dov'ero finchè s'inventavano tutto questo?! Tra le pagine del Cioè?!

29 giugno 2009

Ancora cielo

Mi hai fatto venire voglia di cielo. Oggi niente stelle ma lampi inquieti, affascinanti. Tuoni roboanti.

Mi fermo in balcone. C'è un'aria fresca che ogni tanto mi accarezza. Porta nitide le note che sta cantando Laura Pausini poco più in là. Strano, stasera la Pausini mi piace.

Ecco... te l'ho scritto mannaggia...

Non sparire Giù. Non sparire.

25 giugno 2009

Ancora notte

Facciamo l'amore.
E' il nostro lago che ci guarda, stavolta. Placido se ne sta immobile per non disturbare. Solo allunga il manto di luci del cielo che sul suo velo silenzioso si specchia.

Tu mi guardi, sopra di te, e una cornice di stelle dietro ti sorride. L'intero cosmo ti osserva benevolo. L'universo ti ammira.

Quando inizi a guardare le stelle come puoi abbassare ancora lo sguardo?

23 giugno 2009

Mar Rosso. Undercolors.

Appuntamento alle 16.30 in aeroporto.
Chiaramente io ho in spalla un bagaglio che se per caso mi sbilancio un attimo non mi tiro più su, effetto bacherozzo capottato. Sono sudaticcia e nemmeno truccata, provata come sono dall'aver fatto le valigie cercando di comprimere un'attrezzatura completa da sub in 18kg (che sono 24) e la mise di un'intera settimana esposta allo sguardo di chi mi piace in un misero trolley. Sconsiderata che sono, per la prima volta in vita mia viaggio senza scarpe col tacco... Nemmeno un paio... Dio mio cosa sto diventando!

Primo shock della vacanza: è lì con lei. LEI. L'ex moglie. La intravedo di spalle. Ha i capelli rossicci in un caschetto un po' lungo, una sagoma armoniosa non troppo alta nè troppo magra. Il culo molliccio però, questo lo devo dire.
Non ho il coraggio di andare oltre. Non cerco lo sguardo di lui. Anzi, lo evito proprio. Così ottengo l'effetto distanza per l'intero viaggio di andata. Risultato: si accozza ad una bionda, anch'essa evidentemente single con figlio appresso. Un ottimo metodo per ricordarmi che no, non c'è storia: non potrò mai competere con una donna che ha vissuto le sue stesse esperienze. A sollevarmi il morale arrivano Ally (Ma è la sua ex moglie o stanno ancora assieme? Ho visto che si baciavano!) e Cri (Ma chi è quella biondona?! Ecco, ce lo siamo giocato per tutta la vacanza...).
Nel frattempo ci imbarchiamo, l'aereo inizia il rollaggio. Che silenzioso questo aereo... sembra quasi non abbia motore... Perchè NON HA MOTORE!!! Inchiodiamo, restando ben saldi al suolo. E dopo circa 3 ore passate in aeroporto veniamo stipati su 4 pullman in direzione Malpensa. Decolleremo alle 2.30 della mattina, con circa 9 ore di ritardo.

E finalmente la vacanza inizia. 14 immersioni in una settimana: non un record ma un risultato di tutto rispetto. Non riesco a non andare in acqua! E vedo una marea di cose bellissime che provo per la prima volta a catturare con la mia macchinetta digitale. Gli squali martello per esempio. Otto squali martello, distanti ma nitidi, nel blu. Una marea di pesci palla che segnalo con il gesto del battito del cuore. I pagliaccio con l'anemone rosso. Trigoni, murene, sonnolenti pesci coccodrillo, statuari lionfish, gorgonie rigogliose di ogni colore, coralli di tutti i tipi, immancabili cernie, pappagalli, farfalla, bandiera. Giganti carangidi, branchi di platax, sciami di glassfish. Nudibranchi, napoleoni, chirurghi. Ricci matita e puntaspilli, gamberetti, tonni, sgombri, barracuda...
Ma l'emozione più grande, come sempre, me la riserva l'incontro con i delfini. Un gruppetto di tre che sguazzano durante un pranzo in rada. Un altro gruppo di 15 il penultimo giorno. Stavolta sono grampi, delfini bianchi macchiati di grigio, coda e muso da balenottere. Si divertono con noi facendo i numeri da circo, facendo la verticale, tirando su la coda perfettamente perpendicolare all'acqua.
















Ma quello che ricordo io del Mar Rosso è un gruppo numerosissimo di delfini che ci segue mettendosi in scia alla barca. Ricordo chiarissima la sagoma affusolata e sinuosa che fa strada alla prua nell'azzurro intenso dell'acqua; la potenza che sprigiona ad ogni salto; la toccante sintonia del movimento a due; il penetrante acuto del richiamo. E le mie lacrime... I singhiozzoni come di quando ero bambina, che arrivano incontrollabili per questa enorme gioia di vivere, l'energia, la forza che non riesco a contenere. Le stesse lacrime che salgono agli occhi questa volta, nell'allungare un braccio e poterli quasi toccare finchè si librano nell'aria, lucenti, vitali, belli.


***


Il gruppo è affiatato. Ridiamo un sacco. L'ipotetica relazione che attribuiscono a me e al mio compagno di stanza distoglie l'attenzione da quello che succede veramente quando anche gli ultimi vanno a letto. I terz'ultimi cioè...

La prima sera crolla a letto con i bimbi.

La seconda riemerge verso le 22.30, ma non coglie le occasioni che gli dò (cioè gli scaravento sotto il naso) di stare un momento solo con me.

La terza aspetta che tutti abbandonino il campo e mi porta in spiaggia, come divertita avevo chiesto insistentemente. Sono stata lanciata in piscina poco prima e da un pò giro con un asciugamano addosso. Camminiamo, poi ci fermiamo su un lettino. E' un attimo... La luna è bassa e luminosa, l'aria calda, il mare calmissimo. E ci sono le stelle.

La quarta sera ci ritroviamo a bordo piscina. Le guardie passano e fare gli adolescenti non ci si addice. Allora si alza e mi dice di seguirlo. Non mi pare vero... Le pareti del bagno, il ripiano del lavandino, la vasca. Nel buio, la lucina rossa della presa del phon che ho acceso sottolinea i lineamenti del viso, il profilo dei nostri corpi.

L'ultima sera mi prende la mano. Vieni, andiamo a fare l'amore...

Poi si deve ripartire. Per la prima volta riusciamo a fare il bagno assieme. Da soli. Il mare che amo tanto e che ci lega ci concede di raggiungerci, di sfiorarci, di baciarci anche.
Prima di lasciare l'hotel mi concedo 20 minuti. Con il buio mi spingo fino sulla piattaforma. Percorro la pedana galleggiante sfiorando un nero pieno, pesante di acqua liscia, piatta. Nel buio riconosco le sagome dei pesciolini che nuotano sotto la superficie, ne seguo i guizzi, i salti che affiorano. Nuvole fluorescenti di plancton si mescolano al riflesso delle stelle; come lucciole svelano delicatamente i miei pensieri.

E' la nostalgia, mia eterna compagna, che mi ha portato in riva al mare. Quella buona. Per dire grazie mare di tutto quello che mi hai dato in questa settimana. Grazie per ogni respiro fatto sott'acqua. Per i pesci palla, gli squali, i delfini... E grazie anche per te, Giù.

29 maggio 2009

Sprazzi di serata.

Fuggire fuggire fuggire. Fuggire fuggire fuggire fuggire fuggire. Fuggire fuggire fuggire fuggire fuggire fuggire fuggire.

Devo fuggire da certe frasi che mi escono spontanee dalla bocca. Quando penso no, non è nemmeno lui. Ecco, quello sarebbe il momento perfetto per fuggire.
Invece sono ancora lì davanti, che biascico qualcosa sul fatto che so, capisco, conosco e quindi niente aspettative, niente pensieri, niente progetti, niente futuro.
Io devo imparare a fuggire prima che quelle frasi escano dalla mia bocca! Giunte da chissà quale angolo recondito della mente in cui regnano solo il caos e l'anarchia!

Devo fuggire anche da certe frasi che mi investono effettoondadurto. Appena sento lo spostamento d'aria. Ecco, quello è il momento perfetto di girare i tacchi e correre.
Mi sento instabile, non ho un mio equilibrio. Guarda che non vado a letto con chiunque e subito dopo Ho avuto poche storie, sempre vissute intensamente, ma adesso non riesco. Fare l'amore con una ragazza e poi sparire non è da me. Quanti nel club ti conoscono così come ti conosco io?
Queste sono le prove che la persona che ho di fronte è un tantino schizofrenica. Se aggiunge pure che ha parlato di me col suo psicanalista e che la moglie ha dato in escandescente quando il bimbo le ha raccontato di aver parlato al telefono con me (un me senza alcuna connotazione, legato al solo fatto di essere l'istruttore di sub) allora c'è la situazione di contorno complicata al punto giusto.
E tutto questo ne fa di spostamento d'aria. Sai quanti momenti perfetti per fuggire?

Devo fuggire infine da alcuni silenzi. Quando trattieni il fiato per sentire una risposta e davvero non si sente niente. Niente battiti di ciglia, aggrottamenti di fronte, niente pieghe della bocca o dita che tamburellano nervose sul tavolo. NIENTE DI NIENTE. Quello è il momento ideale per fuggire a gambe levate, e chissenefrega se fa rumore.
Quella sera tu avevi bisogno di qualcuna con cui rompere l'incantesimo. Quella sera non eri con me - dico io. Silenzio - non dice lui. Proprio quel silenzio che non commenta, non sottolinea, non condivide.
Quale occasione migliore per fuggire, veloce lontano subito!

E invece sono ancora lì. A fare che non lo so. A sostenere, incoraggiare. Forse a sentirmi indispensabile pur non essendolo veramente. Forse a sperare. O solamente a farmi male.

26 maggio 2009

Presagi

Gli ho detto della Maledizione del Regalo.
Gli ho detto che tra i cd che stavamo ascoltando c'erano anche quelli che avevo preparato per lui, che non si ricordava mai di cambiare il caricatore in macchina e da mesi lasciava scorrere le stesse note. Gli ho detto che se glieli avessi dati non l'avrei più visto e per questo preferivo aspettare almeno la fine del corso di sub e lasciare che prendesse il brevetto.

Ora il corso è finito e io aspetterò di rientrare dal Mar Rosso per consegnare il mio regalo. Chè le cose che fai per qualcuno non sono mai veramente tue e se girano per casa lasciano come un senso di disagio.
Allora non avremo più scuse per vederci e sarà un ottimo motivo per ascoltare la mia musica.

20 maggio 2009

Piccole cose. Grandi macigni.

Il gattino è morto. Era una gattina. Coraggiosa e sfortunata.

Che triste che sono.

18 maggio 2009

Il mio caso clinico

Ho finalmente capito cosa non va con Allievo. Che si sbilancia nei miei confronti solo quando non rischia di rimanere veramente solo con me.

Il nostro rapporto non è una relazione. Non è una storia di sesso. Non è un'amicizia. Non è neanche una storia romantica. Non ci vediamo abbastanza spesso per rientrare in alcuna opzione sentimentale, non abbiamo una vicinanza fisica tale da rientrare in alcuna combinazione animalesca.

E' paura? O semplicemente non ha voglia di stare con me?

Attualmente è un esemplare di maschio adulto regredito alla fase adolescenziale del rapporto con le donne. Per questo ringrazio la sua quasi ex moglie. Con cui magari è finita proprio per questo motivo... Ohiohiohi, scrivevano i Greci nelle loro tragedie.

Non so come sbloccare la situazione. Soprattutto non so come comportarmi io. Non so cosa dargli di me. Per ora più o meno lo assecondo, ma resto continuamente spiazzata per la sua capacità di avvicinarsi in maniera spudorata e ritrarsi in modo del tutto inaspettato.
Mi ha avvolta di coccole per tutto il viaggio di ritorno dalla Liguria ieri, mi ha detto che in quel preciso momento se fossimo stati in un'altra situazione avrebbe fatto l'amore con me salvo poi scusarsi di essere veramente stanco e fuggire a casa, e non farsi più sentire per giorni.

Non è che gli manca sua moglie?

E poi dicono che siamo noi donne quelle complicate...

12 maggio 2009

Puff Pant

Corro tutto il giorno come una pazza.

Esco la mattina in cronico ritardo, con il sacchetto del pranzo che ho cucinato la notte precedente, di solito tra le 23.30 e l'1.30 mettendo a stendere in balcone tra una mescolata e l'altra, e il sacchetto di vestiti e/o scarpe che ho cercato di mettere assieme tra la doccia e il phon perchè la sera tento di allungarmi fino alla milonga, o spero di fermarmi da Indie.

Corro per arrivare al lavoro, mi piazzo una serie illimitata di promemoria sul cellulare per riuscire a organizzare di pagare il bollo della macchina e il bollino blu che sono scaduti già da un po', cambiare le gomme, caricare il condizionatore.

Magari in macchina devo ricordarmi di infilare anche una bombola da ricaricare non so quando, dei pesetti per sistemare i palloni da far provare agli allievi (altro pro-memoria per ricordarmi di chiedere in prestito i palloni), la frusta dell'erogatore che devo far cambiare.

Intanto sono quasi due mesi che il mio cappotto è depositato al lavasecco... Ieri ho telefonato all'892424 per avere il numero chiedendo di PrestoClean e farmi aspettare 10 minuti dopo la chiusura. Stabilendo nuovi record di velocità arrivo in anticipo e scopro che il lavasecco è chiuso perchè si chiama NewClean. Chissà quel poveretto che avevo supplicato di aspettarmi cosa avrà pensato...

Nel frattempo continuo anche a rimandare l'incontro con una serie pressochè interminabile di amici, e la testa è sempre connessa sulle mille cose da dire e da fare per organizzare le immersioni con gli allievi che ci sono, quelle con gli allievi che non ci sono, quelle con gli allievi che vorrebbero esserci, che vengono in gita, e che vorrebbero farne un'altra più avanti...

Insomma, ogni tanto mi devo concentrare per verificare se respiro ancora...

Ma oggi abbiamo salvato un gattino appena nato da morte certa.
Non può essere che una splendida giornata.

Intervallo: Days of Fire - Nitin Sawhney

03 maggio 2009

*Chiunque?

In effetti non attraggo di colpo di chiunque. Ma uomini del Toro.

Cerco spiegazioni nell'autorevole sezione che Libero dedica all'Oroscopo.
Lei dell'Acquario: Poco passionale, ama sovente i rapporti non convenzionali, nell’amore cerca il coinvolgimento fisico e mentale. Quando ama è fedele, se cade l’interesse è indifferente, in apparenza è fredda!
Lui del Toro: In teoria l’unione fra questi due segni può funzionare! L’attrazione fisica è forte ma la gelosia del Toro rischia di mandare tutto a monte: la sua possessività stanca l’Aquario!

Poco soddisfatta mi lancio su Oroscopo.it.
Quando l’Acquario e il Toro intraprendono una relazione amorosa possono fare grandi cose, se riescono ad armonizzare al meglio i loro sforzi.
Il Toro è molto pratico e realista, e il suo modo di intendere il mondo è quasi opposto a quello dell’Acquario, originale e bizzarro in ogni cosa che fa. Il Toro rifiuta i cambiamenti, e l’Acquario è il più innovatore tra tutti segni dello Zodiaco. L’Acquario è annoiato dalla routine della vita quotidiana, che è invece molto cara al Toro. Come possono, allora, andare d’accordo?
Condividono un forte desiderio di successo ed entrambi amano agire a modo loro senza fare troppo clamore. Il Toro di sicuro considererà l’Acquario una persona eccitante e si sentirà stimolato dalla sua intelligenza, ma potrebbe provare frustrazione nel momento in cui cercherà di entrare nella sua mente. L’Acquario, sebbene non lo ammetterà molto facilmente, si sentirà al sicuro grazie alle solide basi che il partner ama costruire. Possono nascere conflitti tra di loro se il Toro diventa troppo bisognoso o l’Acquario troppo freddo e distaccato.
Visto che entrambi possono sviluppare un carattere estremamente arrogante, devono fare attenzione a non entrare in conflitto, anche perchè hanno un modo diverso di reagire quando sono sotto pressione: se il Toro si spazientisce tende ad attaccare chi gli sta di fronte; al contrario quando l’Acquario si sente sotto pressione tende ad assumere un comportamento distaccato per prendere le distanze dalla situazione avversa. Questo può spingere il Toro ad essere ancora più aggressivo, causando un ulteriore allontanamento da parte dell’Acquario.
Nonostante le evidenti differenze che contraddistinguono i loro caratteri, hanno molto da imparare l’uno dall’altro.
Toro è dominato dal pianeta Venere (Amore), mentre Acquario da Saturno (Karma) e Urano (Ribellione). Venere rappresenta l’energia calda di tipo femminile, e Saturno l’energia fredda e di tipo maschile. Urano rappresenta tutte le cose strane e insolite. Venere rappresenta la passione e la bellezza, aspetti molto importanti per il Toro. L’influenza di Saturno spinge l’Acquario verso il lavoro duro e la disciplina, fondamentali per il raggiungimento di un obiettivo, mentre l’influenza di Urano determina l’aspetto innovativo del suo carattere. Il Toro farà capire all’Acquario come la vita sia basata sulle emozioni, e come sia possibile renderla migliore attraverso la bellezza e la tranquillità. L’Acquario, invece, può insegnare al Toro ad essere più determinato, e a saper rinunciare quando qualcosa non funziona come dovrebbe.
L’Acquario,
segno d’Aria, si concentra sulle attività intellettuali, mentre il Toro, segno d’Acqua, ha interessi di carattere pratico e sensuale. Il Toro chiede “in che modo questa cosa mi aiuterà a raggiungere i miei obiettivi?” mentre la domanda dell’Acquario sarà “che altro?”.
Comunque, se il loro modo di agire si fonda sulle basi dell’amore e del rispetto reciproco, i due possono arrivare a conoscersi e comprendersi meglio.

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Proviamo ad applicare la teoria alla pratica, guardando solo ai fatti del weekend.

Toro n.1 (Indie): nonostante sia quello che più mi ha ieri ha ceduto e mi ha fatto le ripicche telefoniche.

Toro n.2 (Mercy): non mi ha dato tregua un istante, tanto che già oggi non lo sopportavo più.

Toro n.3 (Allievo): a sorpresa, dopo l'immersione, mi ha baciata.

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Allora signorina Chatouche, che busta vuole? La Uno, la Due o la Tre?

02 maggio 2009

1.38

All'1.38 sto riordinando la cucina.
Domani mi alzo presto per andare in acqua con gli allievi e dormirò su un giaciglio di fortuna dal momento che i 4 posti letto che ho in casa sono tutti occupati. Nonostante questo sto riordinando la cucina.
Sciacquo i piatti con l'aceto per togliere l'odore di uovo (non può essere un'usanza solo della mia famiglia, su!), avvio la lavastoviglie, pulisco i fornelli dai resti della cena, lascio in evidenza quello che può servire domani ai miei ospiti per la colazione.
Dovrei correre a dormire e invece, come ai tempi dell'università, preferisco tardare ancora riordinando. Mi rilasso. Mi prendo del tempo per pensare. Realizzo quanto è bello che la mia casa ricominci a vivere con me, riempiendosi di persone. Di amici.

E Respiro.

(E qua mi viene in mente Santiago. Perchè non ci siamo ancora risentiti e mi sembra la prima volta che succede. Perchè questa cosa della casa me l'aveva detta lui. Perchè in realtà è già un po' che ci penso e il richiamo di Barcellona in questo periodo dell'anno è fortissimo.)

(E poi mi viene in mente Indie, che ieri mi ha scritto delle cose belle e pop-porno e ha concluso con Ah dimenticavo. Mi piace da morire quel cervello che ti porti sempre appresso ma non vale perchè era coi suoi compari di immersione e aveva bevuto e di sicuro aveva fatto anche lo sborone raccontando di me e poi oggi ci siamo sentiti due volte -che sono troppe- e la seconda, poco fa, ci siamo salutati non come al solito.)

(E poi mi viene in mente il Mercy che dorme di là e ha un debole per me e me lo sta facendo capire. E mi chiedo se davvero dipenda da me che per certi -lunghi- periodi dell'anno non mi caga nessuno e poi di colpo chiunque*.)

(E infine mi viene in mente Allievo. Che ha fatto di tutto per farmi andare in Mar Rosso -Sì! Ci vado a giugno! Come ai vecchi tempi di quando ero una sub agli esordi!- però non si avvicina più come prima, sorride sempre e ogni tanto mi abbraccia ma non cerca di parlarmi... E viene in Mar Rosso. E quindi evito di pensare qualsiasi cosa perchè al momento nulla c'è. Mapperò. Mapperò.)

(Ed è proprio adesso che mi viene in mente che forse è il caso che io mi ritiri nel mio giaciglio di fortuna.)

Spengo la luce. E in cucina resta solo il ronzio confortante della lavastoviglie che cancella ogni traccia del giorno.

29 aprile 2009

Sono le piccole, grandi cose inattese di questi giorni

Mammamia quante cose succedono tutte d'un colpo!

E' bello scoprire un amico in chi ti sta vicino da tanto. Darsi il tempo di una notte per scoprire la confidenza e condividere pensieri e sentimenti di getto, uno dopo l'altro. Con tequila, pizzichi di sale, gocce di limone.

E' bello sapere che le giornate passate con una persona a cui vuoi veramente bene sono veramente belle per merito suo.

E' bello incontrare uno sconosciuto su un treno, sentire che si crea un contatto, assecondarlo, prendersi una giornata di pausa dal resto della propria vita e poi lasciarsela alle spalle. Così, con leggerezza.

E' bello dopo tanto, tanto tempo cucinare per un uomo.

E' bello anche sentire quest'uomo cedere alle sue stesse regole e confessarti la sua paura di innamorarsi. Di te.

E' bello scoprire che due amici aspettano un bimbo ed esserne stupiti. Lo sconcerto, il timore, la sorpresa diventano a poco a poco felicità. Una felicità che sa di conquista e ti costringe a mantenere quel po' di incoscienza che rende tale una Vita.

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Ecco, così non mi perdo niente per strada.

15 aprile 2009

Verità

Indie dice un sacco di stronzate. Attacca a parlare e non la smette più. Parla di lavoro, di lavoro, e ancora di lavoro. Poi ci mette i figli. Poi le ex mogli (ben 2). Poi il suo amico Yv. Le immersioni, con gli scooter subacquei e le grotte e il suo livello di comfort.

Tra le tante cose che dice ce ne sono certe che tornano ciclicamente.

  • Il suo Capoarea, che subito dopo diventa Area Manager sottolineando che il termine capo non è bello.
  • I Fontanazzi (una delle grotte più esplorate dai sub).
  • Le piantine rubate in giro che ha sparso per casa.
  • Il pollo come lo cucina per i bambini.
  • La cacca e i suoi derivati, comprese le modalità in cui si fa, i suoni che produce, gli aromi che emana.

In mezzo a codesti interessanti argomenti ogni tanto si insinuano, del tutto a sorpresa, delle Verità. Verità sul mio conto. E queste Verità sono dette quasi di nascosto, una volta che il sole è tramontato. Perchè l'uomo tanto parla durante il giorno quanto tace a luci spente (e quando rischia di dire, rischia pure di farlo in maniera intelligente).

Verità n.1
Sono sempre sulla difensiva. Ogni volta che lui dice qualcosa devo ribattere.

Verità n.2
Sono taaaaanto diretta. Alcuni uomini li posso anche spaventare.

Verità n.3
Quando parlo di me parlo di una vita fantastica, che non è quella di tutti. Mai una volta che io racconti di "quel mio amico di Parona". Le mie storie iniziano con "quando vivevo in Belgio", "i miei amici che stanno a Dublino", "a Barcellona facevo", "in Inghilterra mi è successo che"...

Altre Verità sono già ampiamente note a tutti voi, tipo quanto sono intelligente, per nulla banale, stimolante, chiaramente affascinante... Per questo non le includo nella lista.
Ma sulle 3 che ho citato sto meditando. Perchè a guardarsi con occhi altrui si finisce per scoprire cose nuove sul proprio conto. E io non voglio perdere l'occasione.

14 aprile 2009

La stagione è aperta!

Pasqua non è tempo di vacanzone. Alla fine si sta a casa solo un lunedì e nonostante la festività religiosa sia la più importante del calendario il mio modo di vivere piuttosto laico e la necessità di controllare il peso la fanno passare quasi in sordina.

E poi io di Pasquette con gli amici ne conto veramente poche. Questa, come le altre feste comandate, le passo sempre in Friuli dalla nonna, con la Cugi, i miei e il resto dei parenti.

Il Friuli è il posto dove la mia famiglia si riunisce, da varie parti dell'Italia e dell'Europa (che fa figo dirlo!). Fino a tre anni fa era anche il posto del relax vero: si poltriva davanti alla tv accanto alla nonna che sonnecchiava, si andava a dormire dopo i programmi di prima serata, ci si muoveva in bicicletta o a piedi per andare a fare un po' di spesa e addirittura c'era tempo per fare shopping.

Poi la zia è stata male. Da Milano è rientrata in emergenza. Il trasloco glielo abbiamo fatto noi, la sua casa non l'ha più vista. Non ha nemmeno salutato il Gigio, che ha ricominciato a fare le fusa qualche giorno dopo dalla Cugi. In Friuli si andava più spesso e ci si andava per lavorare: tirare su il morale a turno prima alla zia e poi alla nonna, sgridarle perchè non andavano d'accordo, incoraggiarle perchè non si lasciassero andare. E continui via vai da casa all'ospedale, i pranzi delle feste sempre con un posto vuoto, il balcone spoglio senza nemmeno un fiore di primavera.

La zia ci ha salutati il 5 maggio. Il giorno prima ero lì ad accarezzarle le ossa del bacino. Rannicchiata e inquieta, viveva ormai in un costante stato di sonno, turbato. Un riposo senza tregua. Credo fosse davvero stanca. Credo si fosse davvero stufata di resistere. Resistere per cosa? Inspirare, espirare, inspirare, espirare. Nulla più.

Da allora andare in Friuli è stato un continuo via via da casa all'ospedale, facendo tappa in cimitero. Il cimitero "di Madonna" è bellissimo. Sta su una collina, c'è sempre il sole, l'aria è fresca e l'atmosfera serena e raccolta. La tomba di famiglia è un monumento che fa angolo e il 1° novembre si riempie di un chiassoso parentame. Andarci il resto dell'anno ti fa scoprire che c'è qualcuno che viene spesso come te, spazza via le foglie e la polvere, rinnova l'omaggio di piante e fiori freschi di stagione.

Da quando è mancata la zia conosciamo tutti i nuovi inquilini. Delle volte li incontriamo che i fiori delle corone sono ancora freschi e rigogliosi, altre volte invece delle corone non restano che ciuffi marci. In questo secondo caso il nome ha già un volto. In ogni caso ci fermiamo a dare il benvenuto al nuovo compagno di viaggio.
Abbiamo imparato a notare anche le vecchiette che nel pomeriggio vanno lì e sembrano in passeggiata. Quelle vecchiette passano da una tomba all'altra, scrutano i nomi, commentano le date di nascita e di morte, le storie dei clan familiari, le composizioni floreali. Chel lì a ere un di chei di Buje. No tu ti visis tu? Al viveve lì del emporio cun che femine tan biele...

Solo due mesi fa il continuo via via da casa all'ospedale, con tappa in cimitero, era per la nonna. Ogni giorno sembrava l'ultimo. E non mi pare vero ora che ho ricominciato a scherzare e ridere con lei, a portarla a messa a piedi (io a piedi, lei sulla sedia a rotelle che, nobile com'è, non le va proprio a genio), a vederla mangiare di gusto, rubare i dolci, mettersi il pigiama da sola, spingersi col trabiccolo (il passeggino che le ha dato in dotazione l'asl, su cui ci si appoggia per deambulare in sicurezza; diverso dal trespolo che era invece una sorta di impalcatura di sostegno per mantenere la posizione eretta, in dotazione alla zia per girare per la casa).
Ora a me sembra incredibilmente lontana la sofferenza di una manciata di settimane fa e lei addirittura non ricorda nulla. Le ho raccontato qualcuno dei dettagli più inquietanti proprio domenica, e in tutta risposta mi ha chiesto se aveva la depressione. No nonna, la depressione è una malattia da ricchi insoddisfatti mentre tu sei solare e piena di entusiasmo!


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Ecco. Dunque. Volevo raccontare che il giorno di Pasquetta sono andata al lago con tre amici, ho fatto la prima immersione della stagione, mi sono goduta il sole pisolando sulla spiaggia.
Come sono finita a parlare di malattia, ospedali, cimiteri e attrezzature per la deambulazione degli anziani non lo so proprio.

08 aprile 2009

La verità è che non gli piaci abbastanza

Così con oggi chiudo.
Allievo ha rifiutato le possibilità che gli ho dato. Non importa se ha i suoi buoni motivi per farlo, il risultato resta comunque che non c'è spazio per me.

La cosa bella è che c'è il sole. Ho appena fatto un colloquio, ho scoperto che diventerò zia di una bimba e mi posso godere il centro città (su dei tacchi vertiginosi, oltretutto...) in maniche di camicia.
Una splendida giornata per chiudere. Una splendida giornata per guardare altrove, chè l'orizzonte è limpido e lo sguardo può avventurarsi lontano.

07 aprile 2009

Da grande farò il pompiere

Una volta avevo un ragazzo. E il mio ragazzo era un Vigile del Fuoco.
Ero orgogliosa che fosse un Vigile del Fuoco.
Ero orgogliosa che fosse il mio ragazzo.

Per questo sono contenta di sapere che andrà in Abruzzo. Sono contenta di sapere che lui e il Ty sono pronti per partire, che daranno l'anima per tirare fuori chi ancora è sotto le macerie, che si spaccheranno la schiena anche dopo, quando saranno rimasti solo detriti e polvere e corpi da spostare.

Allora mi ricorderò di dire loro grazie.

E mi ricorderò di quando il mio ragazzo era un Vigile del Fuoco. Che ero orgogliosa fosse un Vigile del Fuoco. Che ero orgogliosa fosse il mio ragazzo.

Alla fine, dopo così tanto tempo glielo posso dire: grazie.

06 aprile 2009

Il week-end interrotto

Rifletto sull'andazzo dello scorso week-end.

  • Prima immersione della stagione: annullata causa pioggia
  • Vinitaly: annullato causa impegno improvviso della Vet
  • Seconda proposta Vinitaly: annullata causa prova su strada della nuova Y Ecochic
  • Prova su strada della nuova Y Eco-chic: annullata causa mancanza della macchina
  • La serata cena+ nanna a casa di Steph; annullata causa inettitudine dei due partecipanti
  • Serata a Tangoteca: inconcludente causa mancanza di uomini che mi invitassero a ballare

Entusiasmante, no?

04 aprile 2009

Non sono mica una maniaca!

Ieri sera sono uscita. Aperitivino in centro con la Vet.
Incontro per caso il Nick e la piazza è piena di gente causa Vinitaly. Sentire tante parlate diverse accende lo spirito. E tra una conoscenza e una chiacchiera scrocco qualche giro qua e là.
Quanto bello è starsene all'aperto con un buon vinello che rinfresca la gola! E l'aria della primavera che muove i capelli senza costringerti con giacche sciarpe guanti cappelli!

Mi faccio accompagnare alla macchina e saluto la Vet. Saranno al massimo le 23.30.
Poi non resisto... Furtiva controllo che giri l'angolo per tornare sui miei ultimi passi. In un batter d'occhio vedo sbucare tra i tetti le finestre di Allievo.
Per la verità non vedo le finestre, ma la cornice in muratura delle finestre ad arco. Non vedo nemmeno la luce della sala, ma credo solo il riflesso del lampione giallo appeso proprio lì sotto. Insomma, sostanzialmente non si vede un kezzo ma io so che è lì, che quello è il posto, e mi basta.

Attacco una sigaretta (lo dico spesso ultimamente ma di fatto non è che ho iniziato a fumare, è che ho comprato tempo fa un pacchetto super glam che merita di essere tirato fuori ogni tanto) e mi fermo nell'atrio di un negozio di fronte. Ogni tanto mi affaccio sulla strada e sbircio a destra e a sinistra per essere sicura che non stia arrivando. Che se mi vede poi pensa che gli faccio la posta sotto casa... E come lo convinco che non è vero.

Tiro l'ultimo pizzico di tabacco. Dò un'ultima occhiata verso l'alto. Un ultimo pensiero cerca di intrufolarsi in quella tana, di farsi spazio tra l'amarezza, la confusione e il senso di colpa che vizia ogni cosa. Peccato. Peccato che lui non possa sentire.

Inforco le tasche del mio soprabito, afferro la tracolla della borsa, giro i tacchi e riporto le mie chiappe da maniaca a casa.