04 settembre 2009

Io, in balìa di me.

Sono tanto felice e terrorizzata allo stesso tempo. Con il groppo allo stomaco e le crisi di pianto e un sacco di energia e tutto il resto. E anche tanto ammòre e notti insonni e week-end in giro assieme. Delle volte mi devo ricordare di respirare.

Insomma sono completamente fuori. E non è la menopausa! È una faticaccia ziobilli.

Ma cerchiamo di razionalizzare. Iniziamo da quello che abbiamo fatto.

1000 km in 48h in moto, per esempio, nel week-end che abbiamo organizzato in tempi record al Conero, che è diventato un venerdì sera di trasferta, un sabato intero al mare e una domenica di viaggio, schivando la pioggia lungo il tragitto Osimo - Macerata - Perugia - Lago Trasimeno - A1 – Verona.

Che cose strane sono successe. Stranamente belle. Certo, bisogna lavorare un tantino sulla sua tolleranza alcolica... Non si può che torni sbarellando dopo un solo quartino di Rosso Conero! Ma c'è tempo, speriamo, per migliorare le sue prestazioni etiliche.

Intanto la moto è veramente comoda e le mie chiappe paiono perfettamente conformi alla sella del passeggero, dettaglio non trascurabile. Anche il giro braccia è tarato alla perfezione con il suo giro petto. E la posizione delle gambe? Collaudatissima. Cosa che mi fa chiaramente pensare di essere proprio la persona giusta per stare lì dietro.

Magari se n'è accorto pure Lui, visto che ha commentato di continuo le cose che facevo con Bravissima / Ci hai già pensato? Allora sei bravissima / Già fatto? Sei veramente forte / Non ho mai avuto una ragazza così sveglia...
Che ragazze hai avuto, scusa?!
State pensando voi, esattamente come ho fatto io. Perchè siete distratti. O fidanzati/conviventi/sposati da un sacco di tempo per cui certe cose non le notate più... Avete letto bene la frase? Non ho mai avuto una ragazza così sveglia... Cioè mi ha definita la sua ragazza! Certo indirettamente, certo forse non proprio nel pieno possesso delle sue facoltà mentali. Ma la proprietà transitiva vale: in quell'istante sono stata la sua ragazza!

Ok ok. Vedo di ritornare sulla terra. Anzi, su un cucuzzolo. Perugia.
Finiamo lì per caso. Sempre per caso, ma senza grandi esitazioni, entriamo in questo ristorantino. Ancora a caso scelgo un tavolo per due, accanto al quale una celletta scavata nella parete di pietra ospita un simpatico gnomo. Ai suoi piedi bigliettini di tutti i tipi: volantini, scontrini, fazzolettini, bigliettini da visita. Tutti -ini. Uomo infila la mano tra le grate e inizia a pescare qua e là messaggi lasciati da chi è passato di lì prima di noi. Più o meno fanno tutti Caro gnometto, sono qui con il mio nuovo amore... È il nostro primo viaggio assieme... Spero di essere ancora qui per festeggiare il nostro primo anno... eccetera eccetera eccetera.

Anche noi scriviamo qualcosa! Dice Uomo, dopo aver rapito non meno di una decina di pensieri altrui. Io fortuna che già sono seduta, sennò sarei crollata come una pera cotta al cospetto di David Gnomo (che peraltro ricorderò sempre per una figurina dell'album delle figurine in cui era ritratto da dietro mentre si ripassava le chiappe con un asciugamano), con la bavetta alla bocca in preda alle convulsioni.

Appena recupero l'uso della parola gli dico di pensare lui a cosa scrivere. Storce il naso, ma gli serve poco per trovare l'ispirazione. E come se niente fosse, così, semplicemente, dice: Meglio di così...? È tutto perfetto.

Così, semplicemente, io rimango tramortita. Stordita. Stecchita.

La notte prima, dopo aver fatto l'amore per la terza volta (niente paura, in 12 ore) mi era successa una cosa strana. Mi ha assalita un bisogno irrefrenabile di uscire, di respirare aria, di camminare... Avevo bisogno di sfogare tutta l'energia accumulata in questi giorni con lui, di liberare l'intensità delle emozioni che sto vivendo. Mi sono sentita sopraffatta. È tutto così grande, così forte, così tutto e ovunque.
Sono uscita sul pianerottolo del B&B in mutande e reggiseno, con i vestiti e le scarpe in mano, girando la chiave nella toppa della porta ad intervalli regolari seguendo il suo respiro, incerta se affrontare una crisi di pianto o una crisi di iperattività. Nel dubbio, entrambe. Ho imboccato a gran velocità la stradina sterrata che porta sul ciglio asfaltato della comunale, divorando la salita tutta d'un fiato. Poi mi sono fermata per cercare un'altra via d'uscita, più sicura di una strada di campagna stretta e buia su cui si stavano avvicinando sparati i fanali di un'auto. La prospettiva di finire i miei giorni spalmata tra i colli del Conero mi ha imposto di restare lì, in piedi, un po' barcollante per la verità.

Mi sono girata e da lontano ho guardato l'agritur. L'agritur con lui dentro, sdraiato a letto a pancia in su, le braccia alzate sul cuscino, il ronzìo del respiro appesantito dalla cena tipica, in un modo che mi è quasi familiare. Da lassù riuscivo a vedere l'intera struttura, con il giardino e le colline dietro, e il recinto con le oche e un sacco di stelle. Il tutto avvolto in una luce tra il blu e il grigio scuro, ma luminoso.
Vedere tutto da lontano. Abbracciare con lo sguardo l'intera situazione. E restarne fuori. Prendere le distanze per rendersi conto, di più, di quello che si sta vivendo. E sentire i dubbi. Il terrore. La pienezza. La felicità.

Sono rimasta in piedi lassù per mezz'ora. Con il rigagnolo delle lacrime ormai secco, a tirare la pelle delle guance. E una gran voglia di esplodere.
Lentamente si è sopita. Così sono scesa, tornando sui miei passi, salutando le oche, forzando la respirazione per prendere più aria possibile. Ho girato la chiave nella toppa della porta ad intervalli regolari, immaginando di seguire il suo respiro. Poi mi sono seduta sul letto, l’ho sfiorato, si è svegliato e tutto è ricominciato.

Bello, intenso. Senza dubbi né terrore quando i suoi occhi azzurri accarezzano i miei. Solo pienezza e felicità. Così, semplicemente.

2 commenti:

Aluya ha detto...

WOW ! ! !
Qui un lampo non basta, occorre il fulmine del mio avatar e te lo auguro tutto.
A.

Aluya ha detto...

Passavo di qui... Un saluto.
A.