21 febbraio 2011

Giungla metropolitana

Voglio un corso di cross country per carrozzina.

Quando ti devi spostare in città a piedi ma con un supplemento di ruote (un supplemento di ruote qualsiasi, come può essere il semplice trolley con cui a Trieste, durante l'università, ho sperimentato questa cosa) scopri se vivi in un posto civile, a misura di disabile, rispettoso delle mamme con bambino.
Nel mio caso dovrei dire che insomma, nonostante gli sforzi non è che proprio ci siamo. I marciapiedi sono stretti e dissestati tanto che in alcuni tratti o ti sposti sulla strada o rischi il capottamento; sulle strisce pedonali ti lanci urlando banzai! sperando che il conducente dell'auto in arrivo a forte velocità abbia i riflessi abbastanza pronti per accorgersi di te (che oltretutto arrivi dopo la tua carrozzina); e quando potresti attraversare serenamente perchè il traffico è fermo... beh, solitamente è fermo proprio sulle strisce.
Fortunatamente ho una lunga pista ciclabile/pedonale dietro casa, una specie di oasi a misura di carrozzina. Peccato che se ci cammino io con la mia carrozzina non ci passano le bici. Così i ciclisti mi scampanellano, io mi fermo, accosto il più possibile al cordolo (troppo alto per scavalcarlo con le 4 rotelline della mia carrozzina vintage di fine secolo) e li lascio passare. Altri ciclisti non suonano ma ti accorgi comunque di loro dallo spostamento d'aria che provocano. Ogni volta io mi chiedo: ma se avessi sbandato giusto in quell'istante? No, perchè l'ipotesi di uno sbandamento non è assolutamente remota grazie alla mia carrozzina vintage di fine secolo che mi fa sembrare una vecchia (ebbene sì, ultimamente giro spesso struccata) stracciona (purtroppo lo shopping invernale si è fermato a 2 pantaloni pré-maman che sono anche gli unici in cui entro al momento) e mbriaga da quanto sbarella.

Poi c'è il problema di quando non ti limiti a fare una passeggiata, ma hai addirittura un posto in cui andare.
Oggi la sciura del panificio sotto casa (di cui chiaramente non avevo mai notato l'esistenza prima dell'arrivo della nanetta) mi ha dato indicazioni su come entrare e uscire dai negozi a seconda dell'apertura della porta. Se si apre verso di te allora affrontala di testa, altrimenti vai di marcia indietro. Se sono arrivata in panificio da dilettante ne sono uscita da professionista della spesa neonatale, pronta ad affrontare ogni locale manovrando la navicella sia di prua che di poppa, come se nulla fosse.

Dal verduraio sotto casa ho individuato la postazione in cui parcheggiare il mezzo finchè mi rifornisco di frutta, stabilendo che nel portaoggetti della navicella ci stanno comodamente zucchine, carote, tegoline e un cespo di insalata. Più il pane preso sopra.

All'Slunga invece sono più in difficoltà. Avendo solo due mani devo scegliere tra spingere la carrozzina o spingere il carrello. Sono dunque costretta a trasformare la spesona della settimana in spesucce più modeste distribuite qua e là ogni 2/3 giorni. Un concetto che va contro i miei principi di superefficienza domestica... Ma tant'è. Nel portapacchi riesco a far stare le cose più pesanti e ingombranti, mentre le baguettes le infilo tra la navicella e lo schienale di quello che sarà in futuro il passeggino, abbassato orizzontalmente sulla struttura con le ruote. Lì posso infilare anche Vanity Fair e una serie di altre cosucce di profumeria, tipo le salviettine bagnate per quando la nanetta è in trasferta. Devo confessare che queste ho dimenticato di passarle alla cassa l'ultima volta...
Ma l'Slunga non fallirà per 1€ e poco più. E la Giuly avrà le chiappine pulite e profumate. Grazie sig. Caprotti!

Nessun commento: