09 gennaio 2009

Affetta da zapping acuto

Forse diventare grandi significa avere una vita senza troppi colpi di scena.

A trent'anni i genitori, il lavoro, gli amici, il sistema intero ti chiede stabilità. E io, francamente, non so come rispondere. Cosa significa stabilità?
Stare fermi per un po', mantenere un lavoro per un po', prendersi del tempo e non correre sempre a destra e a manca, almeno per un po', avere dei riferimenti emotivi almeno un po' sicuri, conoscere almeno per un po' la routine...?
A 20 anni ero pronta a cambiare lavoro come se si trattasse di un paio di jeans (ok ok, in realtà a 20 anni ero ancora all'università e i jeans li pagavo 30€, ma il senso è chiaro no?), oggi inizio a chiedermi se è colpa della crisi o dell'età se non mi cercano più come prima.
A 20 anni (questo sì, all'università!) cambiavo una casa all'anno come niente, ora invece non mi muovo per inerzia dando la colpa a spese, sforzo, scomodità di un'eventuale convivenza.
Ma soprattutto, soprattutto, a 20 anni avrei cambiato città/nazione/continente in un batter d'occhio. Ora invece sono mesi, anni che l'idea mi perseguita e non riesco a prenderla sul serio.

E' che sono una fanatica dello zapping. Geografico, emotivo, lavorativo. Uno zapping acuto, cronico. Esistenziale. Ecco.

2 commenti:

ev ha detto...

Mi ritrovo al 101% nelle tue parole ,e pure in quelle del post successivo anche se sono uomo.
Come mai? Deve essere una sindrome: a tutto il mio network di italiani fuggiti ridono sempre gli occhi e mi dicono di mollare il colpo e andare..
Mi fa sempre piacere leggerti.

Emanuele

Michela ha detto...

Mmmm. Allora abbiamo parecchie cosette di cui chiacchierare. Una cosa su tutte: se decidi di fare il salto... Chiamami!