29 settembre 2006

Fuck "manleva"!

Che strana settimana. Pare sia durata un mese. Quando non si fa un cazzo dalla mattina alla sera il tempo non passa mai, e lo stesso quando è finito non è stato abbastanza.
Il primo giorno che non sono andata al lavoro mi sono svegliata verso le 10, in preda ad una sorta di attacco di panico: che ci faccio ancora a letto? Dovevo essere in ufficio! Mi verranno a cercare! Un po' come quando, passata la maturità, sogni quelle 3/4 volte di dover ancora sostenere l'orale di greco. Invece poi rifletti e ti ricordi che greco era scritto. L'orale era di latino ma tu hai portato fisica e italiano...
Il secondo giorno che ero a casa, invece, proprio mentre iniziavo a godermi la sensazione di essere a tutti gli effetti in vacanza, è venuto fuori che l'esame era sostenuto, ma mancava ancora l'incontro con il presidente di commissione, il capo del personale della mia nuova azienda. Sono state ore di puro ed irrazionale panico, risoltesi venerdì sera ad Arese, una ridente località dell'hinterland milanese.
Dopodichè tappa veloce a casa nel week-end, domenica spettacolare in Val d'Ossola con gli amici emigranti e, finalmente, la firma del contratto. Non senza un'altra iniezione di puro ed irrazionale panico, suscitato stavolta da una clausola fin'ora da me mai vista: la clausola di manleva.

Al solo pensiero un fastidiosissimo brividino gelido mi scorre lungo la schiena, in un paio di secondi rivedo tutta la mia vita con l'aggiunta del triste epilogo: io a sessant'anni, rinchiusa in carcere per le conseguenze di quella firma, fatta decenni prima, quando ingenua mi affacciavo al mondo del lavoro flessibile.
Eggià, perchè non di assunzione si tratta, bensì di contratto a progetto. Con clausola di manleva. Brrr....

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