02 febbraio 2008

Chiù pilu pé tutti!

Propongo ape con Pilu Caninu.
Diventa subito un caffè casalingo sul lungadige.
Mi aspetta un portone alto, elegante, maestoso. Noto le palle di pietra, al di là dell'inferriata. Buon auspicio?
Poco più a sinistra un altro cancello mi accoglie aprendo le braccia. E' più piccolo, basso, anonimo. E niente palle. Ma un vialetto asfaltato grossolanamente che segue sul retro. Un triangolo di luce sfugge da una porticina discreta. Si stende fino alla punta delle mie décolleté di camoscino zero con zeppa. Un paio di passi e scorgo PalladiPelo che sventola vistosamente la sua coda sfrangiata.

La casa è carina. Molto carina. Cucina al piano zero con tavolo alto e sgabelli laccati rossi. Camino. Tazzine di caffè come bicchierini ma in vetro. Chic. Molto chic.
Però fa un freddo boia... Lo Spargipelo si vede che è caloroso.

Una scala sale al piano superiore. Sembra un soppalco anche se non lo è, con un grande divano letto non capisco se aperto o semplicemente king size. In perfetta sintonia con gli altri abitanti del luogo, peraltro.

Chiacchieriamo un sacco, e stavolta è più simpatico. Forse è perchè fa talmente freddo che continuo a tremare e a bere birra, giusto per non pensarci. Non è da me, ma finiamo a parlare di ex.
Alla terza pipì (che vuol dire terza scalinata, terzo attraversamento dell'era glaciale, terza rilettura della frase scritta in bagno ampiamente memorizzata già alla prima lettura e terzo scavalcamento dell'Orsocanide in fase di discesa) decido che è più saggio togliere le décolleté di camoscino zero con zeppa.

E' un attimo che il piede parta a cercare le sue ginocchia, e un po' di calore umano.

Quarta immancabile pipì. Stavolta mi segue. Il divano king size dell'Ikea ci impedisce di tornare giù. Io, ormai in stato avanzato di ibernazione, vengo omaggiata di una copertina di lana mérinos. E la sua mano ci si infila.
Credo di resistere sì e no 40 secondi. Poi gli fermo la mano. La sfila da lì sotto guardandomi, con aria divertita e un po' di disappunto.
Se mi lasciassi fare scopriresti che è molto meglio così... E lo bacio.

Mezz'oretta dopo cerco di recuperare i pezzi sparsi qua e là. Passo a salutare la frase del bagno e mi avventuro sulle scale. Mi guida un'ombra di luna. Non so come identifico la posizione della Mociobelva stesa a scolare sullo scalone d'angolo. Non so come la scavalco tutta in un passo. Non so come individuo il citofono e premo più e più volte tutti i tasti (o forse lo so... è il pensiero di restare bloccata tra la porta e il cancello del cortile che mi prende in casa straniera).

Come salgo in macchina, con quel sorrisino rimasto per mesi impigliato tra il casello di Vr Sud e quello di Vicenza Ovest, realizzo che mi scappa la quinta pipì della serata. E sullo specchietto retrovisore leggo:
Pochi uomini posso dare del tu al mare. Quei pochi di solito non lo fanno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

l'ultima frase mi è piaciuta moltissimo. colgo il fatto che ci sia una favolosa metafora dietro, solo che... non ne colgo il significato.

mh??