10 novembre 2006

Revivals

Ho chiamato Claudio.

Claudio è il secondo uomo della mia vita.

Che bello che era... Era alto, grande, faceva kick-boxing, le corse in rollerblades per Verona, le gare in pista con la moto. Mi ha fatto sfiorare la paura ai 250km/h in autostrada dopo una giornata intera passata intorno al lago con la sua Suzuki. Amava il rischio ed una forma di trasgressione fine a sè stessa che ben si conciliava col suo essere fuori di testa. Al punto da lanciarmi, una sera, nella fontana di Corso Porta Nuova...

Per lui anche io sono andata fuori di testa. Fino ad aprire la crisi con Anto e... lasciarlo. Per lui significa che averlo sempre in testa mi ha fatto riflettere su ciò di cui veramente avevo bisogno in quel momento della mia vita, facendomi scoprire nuove esigenze e costringendomi a fare i conti con il fatto che per essere una donna (che poi cosa davvero significha non l'ho ancora capito) dovevo conquistare una maggiore consapevolezza di me, più indipendenza... Volevo mettermi alla prova, affrontare il mondo da sola e sentirmi completa. Anche se di fatto voleva dire fare un salto nel buio, espormi alle delusioni e all'insicurezza.

Claudio è il secondo uomo della mia vita e la nostra storia risale al lontano 2000 (non iniziate a fare i conti sulla cifra che posso aver raggiunto oggi). Semplicemente un giorno non si è più fatto vivo. L'ultima volta che l'ho visto era una mattina di primavera ed era nel mio letto, poi più niente. Fino allo scorso mese di giugno.

Era un po' di volte che passando da Sirmione pensavo a lui. Un pensare fortissimo in cui il sentimento divorante del passato si mescolava alla curiosità di vederlo ancora e all'eccitazione di immaginare una piccola crepa nella sua vita di oggi. Piccola, indistinguibile crepa come quella che è arrivata oggi fino a me, che ancora mi domando: Ma perchè sei sparito in quel modo?
E una sera di giugno finisco a fare l'alba in un bar con dei colleghi del sub. E mi accorgo che è lo stesso dove con le stesse persone ho fatto l'alba un'unica volta prima. Una volta in cui c'era anche lui. E queste persone iniziano a ricordare ad alta voce, a commentare, a rivelare dettagli di cui io non potevo sapere... Come che per me aveva davvero perso la testa, che 'voleva fare le cose serie', che era la prima volta che sentiva certe cose.
Quella mattina sono rientrata a casa con il pensiero fisso di quel bigliettino attaccato all'interno della copertina della mia agendina, con un numero di cellulare sbavato di matita dal tempo, pieno di otto e quattro.
L'ho cercato per diversi giorni senza successo, riesumando elenchi di iscritti al club di sub, partecipanti a corsi e gite... Ma niente. Fino a giovedì scorso. E pensare che mi sono arrabbiata con papà per la sua insistenza nel chiedermi di fare il back up dei dischetti zip che avevo sulla scrivania... In uno di questi ho trovato il famoso file che cercavo, e quella sequenza tanto cara di quattro e di otto.

Che ieri ho composto, senza pensarci veramente, in uno slancio d'impulso. Mentre la linea squillava inesorabile mi sono accorta delle gambe che tremavano. Claudio non ha risposto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

BELLISSIMO..DA PUBBLICARE SU CARTA.
è LA DIMOSTRAZIONE DEL TEOREMA DEL BASTARDO/FOLLE CHE TANTO PIACE...COSì COMEM AGLI UOMINI PIACCIONO LE...DECISE E LIBERTINE...(EUFEMISMO?PUO' DARSI, MA IL TEOREMA NON CAMBIA.I CELLULARI Sì.)