19 aprile 2006

Goodmorning signor Scott

AMENITA' DALLA SCOZIA (parte prima)

Carissimi,
è con un misto di compiacimento, sconcerto ed infine rassegnazione che mi accingo a narrare della mia ultima trasferta in terra straniera, ed in particolare nella suggestiva terra del celebre patriota Sir William Scott, con cui sono entrata in confidenza attraverso la finestra della camera n.212 dell'Old Waverly Hotel di Edinburgo, su cui la sua effigie posava lo sguardo indagatore.
Il motivo del viaggio l'avete probabilmente intuito: un'azienda scozzese produttrice di GIUNTI IN METALLO PER CASE PREFABBRICATE IN LEGNO -e scusate se è poco-, evidentemente sommersa di richieste di lavoro da giovani (?) laureati/masterizzati/giornalisti con esperienza pluriennale anche nel campo delle vendite, cioè stagisti, mi ha contattata a seguito di un invio di curriculum direi non del tutto consapevole (ma forse sarebbe meglio dire ASSOLUTAMENTE INDISCRIMINATO) il cui responsabile deve essere il mio pilota automatico collegato su Monster alle 3 di mattina.
Dopo aver inspiegabilmente superato il colloquio telefonico, dietro la promessa di un rimborso spese TOTALE, la sottoscritta, notoriamente gran paracula, partiva con la sua Belgiomobile (con tanto di Cugi e Zia a bordo), alle ore 8 del lunedì di Pasquetta, dalla ridente località friulana denominata Codroipo alla volta dell'aeroporto di Orio. In barba alle 3 ore di sonno sulle spalle dovute alla necessaria preparazione del colloquio di marketing (non sia mai che mi prendo in anticipo sulle scadenze), non solo guidava per quasi tutto il tragitto in autostrada, ma non chiudeva occhio nemmeno durante le 2 ore di volo (sfido chiunque a farlo in compagnia di 2 SQUADRE DI CALCIO scozzesi a bordo). (Ah, i più grandi avevano 12 anni quindi NO, non sono rimasta sveglia perchè piacevolmente distolta dalla mia stanchezza). Arrivata a Glasgow e persa la coincidenza col trenino per il centro città, s'imbatteva in un giovane Americano piuttosto gnocco ma del tutto sprovveduto (come si è scoperto poi), al seguito del quale finiva su un trenino LOCALE diretto a Edimburgo. LOCALE significa che non ha saltato nemmeno una fermata del suo interminabile tragitto coast-to-coast, considerando che oltre alla palazzina della stazione sul binario difficilmente c'erano esseri viventi diversi da pecore belanti e mucche muggenti (e lo sforzo di sopportazione si è rivelato assolutamente inutile nel momento stesso in cui il mio accompagnatore mi ha detto candidamente che LA SUA RAGAZZA era araba ecc ecc). Sgrunt!
L'arrivo in città mi ha risollevato il morale. C'era il sole, pure un vento gelido ok, ma soprattutto il sole che faceva scintillare l'elegante insegna del mio hotel (prepagato dall'Azienda Produttrice di Cosi in Metallo). Salendo al secondo piano ho scoperto con piacere che la stanza era proprio carina, con vista sul profilo del castello e sull'affascinante città vecchia. Certo, più che altro la si intuiva sbirciando dietro il gigantesco monumento del Signor Scott, ma non è che si può avere tutto nella vita. Mi sono fiondata subito fuori, con tanto di macchina fotografica al seguito per ritrarre la città e annusare quell'aria gelida cercando di sentirla un po' mia. Uno scoiattolo obeso mi ha immediatamente ricordato che l'arte culinaria non è una dote dei popoli anglosassoni, le t-shirt a maniche corte che non sanno cosa sia la moda, il cartello "la cucina chiude alle 8" che vivono al massimo 16 ore al giorno, un tizio col kilt che non mettono le mutande. E poi c'è qualcuno che mi deve aver detto che quando le mettono le usano diversi giorni girandole al contrario per vedere di usarle tutte tutte. Però c'era anche uno che suonava la cornamusa per strada e rendeva l'atmosfera davvero caratteristica. Talmente caratteristica che l'impulso incontrollabile di sentirmi parte integrante di quella realtà mi ha spinto irresistibilmente a farmi delle foto. Con l'autoscatto... Cioè, non so se mi spiego, in mezzo alla strada da sola a premere il pulsantino e poi correre di fronte all'obiettivo e sistemarmi in posa e persino sorridere splendidamente COMPLETAMENTE SOLA. E non contenta sono andata a cenare in un pub, SEMPRE DA SOLA, che quel cafone dell'Americano stava festeggiando il suo ritorno con la fidanzata. Due tra le cose più tristi in assoluto che si possano fare...
La cena è durata poco, ma è bastata a sconvolgermi la digestione. Il vento gelido è diventato gelidissimo appena il sole si è spento e io mi sono rifugiata nel mio alberghetto a studiare ancora un po' per il grande appuntamento con l'Azienda Produttrice di Cosi in Metallo.

(Continua...)

7 commenti:

L'Arrotino ha detto...

AHAHAHUAHU era un articolo del Tgcom quello delle mutande multiperformance, non era tutta farina del mio sacco!
AahuAuahu
Che belli i paesi nordici!
Io ieri ho conosciuto un veronese, appena rientrato dal Dottorato di Ricerca a Copenaghen puo' Interessare?!

Michela ha detto...

Dottorato in cosa? Anni? Fornire descrizione minima, prego!

L'Arrotino ha detto...

In ginecologia ahuahuhuahuauahuhuaaaauaa

Vado a casa?

Michela ha detto...

EH?! A casa di chi? Del ginec?!

Anonimo ha detto...

Come "continua"?!?
Come sarebbe a dire "continua"?!?

E dai, continua!

Anonimo ha detto...

Non avrai il problema di leggermi.Contenta? Ora puoi andare affanculo.

Anonimo ha detto...

olà. così si fa. meglio donne che mal accompagnate;)