31 marzo 2009

Io, Baby Loser

Si sa, per riuscire a parlare della propria generazione bisogna prima averne viste nascere almeno un paio. Così a 31 anni mi sento autorizzata a parlare di "noi" e "voi", di "20 anni fa era tutto diverso" e di "i giovani di oggi" (e mi faccio impressione da sola).

Mille volte ho dato la mia personale lettura della condizione del lavoro in cui mi trovo, allargandola in termini generali alla gran parte della popolazione più o meno trentenne che come me ha fatto l'università e poi un master e nonostante qualifiche ed esperienze lavorative di livello ha dovuto fare uno stage (due per la verità, di 6 mesi con rinnovo = 12 mesi dopo il quale è arrivata l'allettante offerta di un determinato a 3 mesi, assieme ai 23/24n neo-laureati) e poi contratto a progetto e poi a tempo determinato di 18 mesi rinnovato di altri 12. E tutto questo con stipendi per nulla paragonabili a quelli offerti per una posizione equivalente anche solo 10 anni fa.

Mille volte ho riflettuto su come io stia prosciugando la fortuna che hanno costruito i miei genitori, che alla mia età possedevano (di cose stiamo parlando) quello che forse io potrei permettermi tra una ventina d'anni, escludendo ovviamente la casa per la quale gli anni salgono inesorabilmente a 30/35.

Mille volte ho cercato di immaginarmi con una famiglia, dei bambini, ipotizzando di non perdere per questo ogni possibilità di carriera, laddove con il termine carriera non si intende più occupare una posizione di responsabilità e fare il capo ma semplicemente ottenere uno stipendio con cui permettersi di progettare e spostare l'orizzonte oltre la linea del qui ed ora - dimensione a cui sono affezionata, per carità, ma in cui con 4 gomme nuove per la macchina (che non sono un vezzo perchè pure pendolari siamo) ti giochi le vacanze dei prossimi 6 mesi.

Ebbene, in tutte queste occasioni mi sono chiesta: che etichetta mi dò? Come mi definisco? Che perifrasi alternativa a "i giovani trentenni di oggi" potrei usare per rendere l'idea in un batter d'occhio?

Finchè oggi mi sono imbattuta in questa illuminante definizione: Baby Losers. Torno indietro fino all'ultimo punto e rileggo conmaggiore attenzione: La generazione nata dalla fine degli anni ‘70 all'inizio degli anni ’80 è quella dei Baby Losers.

Cavoli. Parlano proprio di me.

5 commenti:

Leetah ha detto...

Be', guarda il bicchiere mezzo pieno.
Losers sì, ma ancora baby.
(no, eh?)

ev ha detto...

Leggere il mio blog t'ha influenzata troppo!

Torno Chat, dai! :-)

Michela ha detto...

Sì, torna!
Anzi tornate tutti e due!

BabyChat

ev ha detto...

Volevo dire:

Torna Chat (quella di sempre!)

ma vale anche

Torno, Chat (o Michi..).

Molto bello quello che hai scritto da me. Seguitiamo a cercare la "pura vida"!

ev ha detto...

Ah, dimenticavo:

credo che la prima volta in cui nei quotidiani italiani si sia parlato di questo è stato qui:

http://www.corriere.it/cronache/09_marzo_19/focus_italia_non_paese_per_giovani_6360683a-143c-11de-9dd5-00144f02aabc.shtml


La definizione di Baby losers è di Louis Chauvel, direi uno bravo.

Quasi quasi per abbassare il tasso di adrenalina, ne parlo anche da me.

Ciao!