17 agosto 2006

Ritorno al Futuro

Non c’è niente da fare. Barça continua a dare e prendere.

Ci sono tornata perché il richiamo era troppo forte. Ci sono tornata per scongelare il s(S)antino e aggiungere della normalità al mio ricordo cristallizzato dell’estate 2005. Ci sono tornata perché voglio che per me sia una città viva, perché voglio sentirla casa, addobbata a festa ma pur sempre scomoda col suo divano sfondato. E così è stato.

E ora come allora Lei ha dato. E ha preso.

Mi ha dato la sua internazionalità contagiosa, i grandi e signorili viali alberati da assaporare con una cerveza pakistanì stretta nella mano e il sorriso stampato sulle labbra, pronto ad indovinare in che lingua pronunciare la parola successiva. Mi ha mostrato una Babilonia di gente con cui scambiare uno sguardo, un saluto, un’indicazione. E la gioia di farsi bastare un istante per creare un contatto. Mi ha regalato la sorpresa di ritrovare volti amici per caso, di scoprire che non hanno dimenticato, di sapere che mi aspetteranno ancora. E mi ha stordita ospitando volti lì inconsueti, concedendo spazi ed emozioni nuove a relazioni che ormai durano da un po’.

La solita, vecchia, splendida Barcellona che conosco, quella che dopo 10 giorni di vacanza di cui non hai ancora ben capito il senso è capace di regalarti un pomeriggio al Parc Guell in compagnia della tua migliore amica, sotto un cielo carico di nuvole morbide e un vento caldo su cui scivolano le note dei successi dei Beatles cantati da tre ragazzetti brasiliani, mentre la ganja, quella buona recuperata in un sottoscala del Raval, gratta la gola.

E così lo capisci, il senso di quella vacanza. Capisci che le cose vanno come devono andare, che non possono essere sempre positive o negative, ma che la maggior parte delle volte lo diventano a seconda di come sei te, positiva o negativa… E il posto in cui ti trovi ti aiuta solo ad amplificare l’uno o l’altro aspetto.
Certo che se il posto è Barcellona, alla fine un po’ di serenità te la regala lo stesso; chè basta avvistare un comignolo della Pedrera, lasciarsi ipnotizzare dalle spirali delle mattonelle del Passeig o girare per le viuzze di Gràcia…

Ed eccola lì la mia strada del mago di Oz. E' ancora lì, è sempre la stessa. E io so ancora come trovarla. E so che alla fine dovrò lasciare qualcosa; in fondo, là dove mi avrà portato.

[Proxima estaciò: Joanic]

3 commenti:

L'Arrotino ha detto...

Ohhhhh un po' di sana vecchia splendida chatouche!
Che bello leggerti e immaginarmi il tuo viso, i tuoi occhi vivi, le tue mani e il tuo sorriso mentre me lo racconti.
Ben tornata CHatouche'!

Michela ha detto...

Arrotina... Anch'io voglio immaginarti mentre porti in giro per le viuzze del Dublin il tuo bel pancino birroso!

Anonimo ha detto...

quel pomeriggio al parc guel, la famigiola che ci dava info su dove trovare maragall, i chupiti, gli incontri per strada, le empanadas di Tia Maria... e sì, anche l'altra faccia della vacanza, quella in cui succedono cose che ti disturbano... e ne guastano un po' il gusto... ma, alla fine, eravamo io e te... io e te... e Barça.
ti voglio bene