18 agosto 2006

Pròxima estaciò: Vìla Olimpica

Le giornate si susseguono tutte piacevolmente uguali: sveglia tra le 11 e mezzogiorno, abbondante colazione, mare fino alle 19.30-20, casina, spuntino, doccia e subito fuori, cercando di riuscire a prendere la metro prima della chiusura di mezzanotte. Irrinunciabile a questi ritmi, nonostante lo spirito sia molto più rilassato dell'anno scorso, il riposino in spiaggia, coadiuvato dal tradizionale cannino peace&love.

Spiaggia di Vìla Olimpica, sabato pomeriggio, ore 17 circa. Io e Clo sdraiate a pangia in giù, Franci e Laura impegnati in una sfida a racchettoni, Luana già dormiente.

Clo:"Ecco, quello è un culo che mi piace".
Io:"Mmm. Niente male".
Il Culo Notevole si gira a 180°, mi punta, fa qualche passo indietro, si ferma. E fissandomi dice: "Dopo tutto questo tempo!". Il suo nome è Pietro.

Pietro è uno dei personaggi chiave dell'anno scorso. Conosciuto dietro il bancone del Sol del Nit, come noi si era da poco trasferito a Barcellona, per restarci. La sera stessa siamo finiti tutti a casa sua, seduti in giardino, a parlare fino all'alba. Poi non l'abbiamo più visto fino ai giorni della Fiesta de Gràcia ormai prossimi alla partenza quando, ubriaco, mi ha lasciato il numero di telefono. Sbagliato. Pietro è enigmatico, magnetico. Parlare con lui significa imparare a sostenere lunghi silenzi e uno sguardo penetrante, in mezzo ai quali a volte fa capolino una risata discreta ma luminosa, aperta e sincera. Su Pietro ci avevo fatto più di un pensierino... Ma quell'ultima sera mi aveva presentato la sua ragazza.

E così l'abbiamo ritrovato. E da lì l'abbiamo visto quasi ogni giorno. Ma intanto siamo andati a prenderci una birrettina per allestire un aperitivo frugale sotto le torri e raccontarci un po' di cose. Pietro è come un diesel di vecchia generazione (metafora usata su di me in tutt'altro contesto...): bisogna lasciargli un po' di tempo perchè si scaldi il motore ed avere fiducia. Così poche parole e argomenti buttati qua e là sono diventati piano piano una sorta di flusso di coscienza, culminato la sera che abbiamo cenato al ristorante brasiliano. E alle 5 di mattina ci siamo salutati, tutti e 3 storti, dopo una conversione decisamente personale.
Ma torniamo all'aperitivo frugale. Parliamo di relazioni e io dico che sono piuttosto fedele al maschio italiano. Perchè mi piace stronzo, e stronzo come l'Italiano non ce n'è. Beh, al massimo l'Argentino. E mentre Pietro commenta la mia ultima frase Franci esclama "Beh, Argentino mica tanto, di cognome fa P."! "P... e come si chiama scusa? Santiago?! E fa il medico?!". E viene fuori che Pietro ha passato tutto l'inverno a casa di Santiago (cioè a casa MIA!) perchè la sua ragazza è anch'essa argentina, e a Buenos Aires aveva una sorella che gli andava dietro, e la volta che finalmente è riuscita ad uscirci (pare lui fosse particolarmente ambìto laggiù) ha bevuto tanto da... vomitargli in macchina (ma io sono convinta che la poveretta abbia vomitato per colpa della sua terribile guida).

L'aperitivo si è chiuso con il racconto della mia "storia" con Santi e la mia intenzione di fare in modo che il nostro rapporto non diventi cliché, e tutto non sia così scontato...
Ah, poi ho ricevuto un numero di telefono. Funzionante.

[Pròxima estaciò: San Pol]

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