03 novembre 2005

L'ho fatto!

Ho varcato quella soglia!
Stamattina sono riemersa dalla metro di piazzale Lodi mi sono avventurata sulla pedanina della navetta aziendale (non senza essermi distinta in una semi-figuraccia del tipo "scusi, questa è una...navetta aziendale? E... di che azienda? Ah, grazie, allora la prendo!"). La giornata è passata sotto i migliori auspici: colleghi disponibilissimi, giovani e simpatici, qualche agevolazioncina per la nostra divisione, la conferma che l'anno di studi appena trascorso mi ha davvero preparato ad affrontare con serenità l'impegno.

E poi ho ricevuto un regalo bellissimo...
Ieri, in macchina, mi ero decisa ad inviare un sms. A "Er Panca". La persona più sfuggente che io conosca. Quello che non posso mai rintracciare ma devo solo aspettare si faccia vivo lui. Quello che mi ha aperto davanti agli occhi mondi (non uno... ma molti) fatti di compromessi pesanti, rischi concreti, gesti spicci più eloquenti delle parole, comunque sempre poche. Mi ha insegnato a riconoscere la morsa dell'angoscia più profonda. A sentire la paura arrivare da lontano. Anche solo incrociando uno scambio di sguardi. Mi ha intrecciato alle sue vicende senza quasi che io me ne accorgessi. Mi ha strappato le lacrime più disperate che io potessi versare...
Eppure è la persona più simpatica che conosco, quella che con maggiore determinazione e impegno e convinzione si prodiga per far sorridere chi gli sta attorno.
Ogni tanto si ricorda di essere piccolo, di avere bisogno di fidarsi di qualcuno, di potersi prendere una piccola pausa dalle sue immense, volontarie e pericolose responsabilità. Ogni tanto è capitato che ci fossi io accanto a lui. L'ultima volta ho ringraziato Dio che ci fosse Clo accanto a me...
Con lui ho fatto cose da vera incosciente con la leggerezza di chi si sente di essere "altrove", in posti in cui ogni riferimento è capovolto, e la realtà mutevole ed inesorabile, e tu non puoi decidere niente, perchè tutto "va così".
"Io e te, tre metri sopra il cielo". Era scritto su un cavalcavia ma io me lo sono vista tatuato nelle fibre dei muscoli, impregnato nella saliva, impigliato sotto le unghie. E intanto leggevo, senza riuscire a smettere di piangere. Perchè in quella storia di adolescenti ritrovavo quello che avevamo vissuto noi due.
Non posso dimenticare la nottata passata in discoteca, il dolce peso del tuo occhio vigile che seguiva ogni mio movimento in mezzo alla folla, da una sala all'altra. E la mattina che in un baretto di paese mi ha svuotato addosso il tuo segreto, come un sacco pieno di polvere e sangue e pianto, con la fatica di chi ha lavorato giorni e giorni sotto il sole piatto e immobile di agosto. E quando in macchina guidavo con te accanto, cantando a squarciagola Carmen Consoli, stupita che tu mi seguissi così bene. E Trieste, dove ti stupivi che la gente lasciasse i motorini non legati e i negozi non avessero le serrande. Quanto mi sono vergognata di averti al mio fianco! Almeno quanto mi rendeva orgogliosa andare in giro con la tua mano intrecciata alla mia.
Tu sei il sorriso più dolce che io abbia mai potuto assaporare e gli occhi più tristi che io abbia mai osservato. Ma così profondi... e il tuo ridere, così cristallino. Sei gli estremi che si toccano e che lottano come due calamite rovesciate tese per trovare un equilibrio irragiungibile. Io ci sono passata in mezzo almeno due volte e ho sentito la tua forza. La loro forza opposta e l'attrazione capovolta. Quella che fa pensare di riuscire ad averti e nello stesso istante ti schiaffeggia con la consapevolezza che no, nessuno ti avrà mai...
Eppure... il tonfo del momento esatto in cui mi hai lasciato capire che c'eri, che mi hai guardato, che hai calpestato i miei passi a mia insaputa, anche se io non ti vedevo e non ti sentivo da mesi... un tonfo che ogni volta apre una voragine, in una caduta che non tocca mai terra. Per questo, forse, sono ancora qui che ti penso. Perchè sto ancora cadendo nella tua dimensione senza gravità. L'occhio del ciclone, del ciclone Simone che ogni tanto arriva, con la sua immensa forza devasta tutto e poi sparisce.
Così anche stanotte mi trovo ad aspettare, inquieta. Perchè hai deciso di chiamare e abbiamo condiviso qualche minuto di chat, in cam. Ed è stato pacato, sereno, liscio come l'olio. Una leggera brezza che arriva da lontano. Ma è capace di ingrossare il mare in pochi istanti e provocare la peggiore delle tempeste...

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Miki Miki ho un mio pc in ufficio :D
Che figata! Ma a te non lo hanno dato?
Dai che chattiamo che la tipa che mi fa da tutor oggi non c'è :)
ihihih

Anonimo ha detto...

Chatoù...è semplicemente stupendo questo post...descrive tutto così bene...e cazzo...chi se la scorda quella notte? anche in questo un po'...io ci sono stata...

mi ricorda Luigi, tu lo sai.
e mi sento queste parole, a pennello, addosso...su misura.

ti voglio bene

Anonimo ha detto...

azz io non so niente d' er panca...DOV'ERO?? quando è successo?? aspetto aggiornamenti dettagliati!!!
ho anche io un blog ora www.guapaloca.it...ehm ehm ci siete cascate??
beso
ele

Anonimo ha detto...

felix ma non puoi chattare il secondo giorno di lavoro...ci vogliono anni e anni di gavetta..ahahaha!!
E

Anonimo ha detto...

A parte il fatto che per chattare al lavoro non c'è un'età.

Com'è che i tuoi post a sfondo sessuale attirano mezza comunità internettiana, e appena ne faccio uno io nessuno mi ca§a?

Anonimo ha detto...

wow hai messo un commento più giù 2 min fa..magari stai risalendo e becchi questo in tempo reale! Baci

Michela ha detto...

é che col pc nuovo appena installato davanti non ho resistito alla tentazione di cazzeggiare dall'ufficio!!! ;-P Finalmente anche io!

Michela ha detto...

Leetah Leetah... è che prima della mia fama da scrittice blogghiana mi precede quella da... hihihihi! ;-)

Michela ha detto...

FELI! La tua tutor non c'è, ma io sono circondata! :'-/

Michela ha detto...

Ci stavo giusto pensando... :o)

Michela ha detto...

Racchiudi in te tutta l'astuzia di un'associazione e delinquere! Col vantaggio di essere in realtà un battitore libero...